In fila con i Magi, per fare Natale

La vita cristiana è un pellegrinaggio alla ricerca di un incontro personale con il Signore.
21 Novembre 2005 | di

Quando arrivano i Magi e il presepio viene rimescolato dal corteo sfarzoso fatto di eleganti cammelli, di solenni personaggi in atteggiamento adorante di fronte al bambino Gesù, il Natale è al suo compimento. Ormai sono arrivati tutti. Dapprima i pastori, svegliati nel profondo della notte dal canto soave degli angeli, hanno fatto visita alla santa famiglia, e subito si sono sparpagliati nei dintorni diffondendo con trepidazione la notizia. Se, come annota l'evangelista Luca, «tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano» (Lc 2,18), sembra impossibile che a nessuno sia poi venuta la voglia di andare a verificare di persona quanto accaduto.
Il bambino di Betlemme è quindi come una calamita che attira vicini e lontani, nel caso dei Magi anche i più lontani, gli inattesi, quelli che qualcuno potrebbe definire come estranei, non di casa, con nessun grado di parentela da far valere. Sbucati dal nulla, anzi provenienti dal lontano e misterioso oriente, a missione compiuta se ne tornano da dove sono venuti. Fanno da corona al Natale, chiudendo la fila dei primi visitatori, ma proprio così facendo tengono aperta per tutti la strada che porta a Gesù.

Che cosa vuole questa gente dell'ultima ora? Che cosa cerca? Perché cerca? Si dice che una stella particolarmente luminosa, apparsa a suo tempo nei cieli immensi dell'Asia, sia stata riconosciuta da esperti e saggi astrologi come presagio di cose grandi e abbia indicato agli stessi la via che conduce a Gerusalemme. Qui però la stella prende a funzionare a intermittenza: uscita di scena all'approssimarsi della grande città , si ripresenta, nella sua funzione di guida, sulla via di Betlemme.
Per leggere i segni di Dio, quindi, per decifrare il cammino non sempre lineare che ci attende, bisogna sgomberare il cuore da ogni cattiveria, rinunciando  a tendere agguati al bene e alla verità . Solo chi ricerca con rettitudine,  viene condotto all'incontro che salva, alla possibilità  del riconoscimento e dell'affidamento. I doni, oro, incenso e mirra, questo e non altro significano. Non è tanto in causa l'arricchimento del bambino Gesù, quanto piuttosto lo svelamento della sua identità , del suo destino così singolare. I doni dicono del Dono. Il nostro donarci dell'incomparabile magnanimità  del Donatore.

Nel mese di agosto di quest'anno, la vicenda dei Magi ha fatto da tema ispirativo alla XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia. «Siamo venuti per adorarlo» (Mt 2,2), questo precisamente il filo conduttore del maxiraduno. Si tratta delle parole che i Magi pronunciano una volta giunti a Gerusalemme, parole - così racconta il Vangelo - che turbano tutta la città , oltre che i capi politici e religiosi.
Se le cose stanno così, non può suscitare meraviglia il fatto che una folla di giovani di tutti i continenti, che accetta la sfida di intraprendere il pellegrinaggio della fede, abbia turbato le coscienze di molti, destando perplessità  e interrogativi. In un mondo dove si cerca poco, perché si ritiene di avere la verità  in tasca, oppure che la verità  non sia da nessuna parte e quindi non valga la pena di affannarsi per essa, chi segue la stella alla ricerca del Re bambino viene considerato un poco strano.
Ma il cristiano non si stanca di cercare, di lasciarsi guidare dalle pur tenui tracce predisposte dall'amore divino, anche quando la notte è oscura, anche se mancano gli applausi e il riconoscimento altrui. Ad attenderlo c'è Betlemme, il calore di una famiglia straordinaria, la luce e la pace che è Gesù. È Lui che trova noi, anche quando siamo noi a cercare Lui. Cari lettori, cercatori cercati, buon cammino seguendo la stella, e Buon Natale a tutti!

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017