Fernando, anzi Antonio nome nuovo per una vita nuova

Cambiar nome per cambiare vita. Dalle comodità del monastero a una vita condita di semplicità e di radicalità, giocata in perdita seppur, infine, guadagnata.
10 Gennaio 2003 | di

Nasci,  e qualcuno, senza chiedere il tuo parere, ti affibbia un nome qualsiasi. E già  sono guai, più o meno seri, a seconda se è appena morto qualche parente lontano, qual è la telenovela di turno o la boy-band che più tira.
Quando, poi, vi state giusto abituando a quel nome, ecco che cominciano a storpiarvelo o a deformarvelo. Quando, addirittura, non vi ribattezzano con soprannomi e nomignoli vari.
Avete appena smesso il pannolino, e già  siete «juventino» o «milanista». Mentre eravate «bianco» o «nero», «italiano» o «extracomunitario» qualcuno si era già  incaricato di farvelo notare.

Cominciate a studiare, e dei casi o l`€™uno: vi laureate e così aggiungete titoli vari come premessa al vostro cognome; o l`€™altro: preferite darvi da subito al lavoro; ma anche in questa seconda ipotesi, il vostro curriculum si allunga di tanti altri epiteti.
Altri nomi, se siete fortunati e onesti nella vita, e altri in caso contrario.

Alla fine, il vostro biglietto da visita assomiglierà  spaventosamente ad una fisarmonica, con tutti i nomi che vi avranno rifilato!

Ma quale di questi, in realtà , vi «contiene»? Qual è quello che non avete dovuto subire vostro malgrado? Quale quello che davvero vi siete scelti voi, e che perciò «vi dice»? Quello nel quale vi ritrovate e vi riconoscete?

Perché poi arriva il giorno in cui, come vi chiamate, lo dovete decidere voi`€¦

E tu, di che nome sei?

Fuori dalle aspettative dei genitori, fuori dalle regole del gruppo, consapevoli dei condizionamenti che l`€™intera società  vi pone, avete il diritto di`€¦ cambiare nome! Chi voglio essere, cosa voglio fare della mia vita, che progetto penso di realizzare, in che strade avventurarmi?
Anche per chi tutti conoscono, come sant`€™Antonio di Padova, le cose non sono andate molto diversamente.
Nato «portoghese», registrato all`€™anagrafe con il nome di Fernando, uno stato di «nobile», un futuro di «cavaliere», una vita da «marito» e da «papà »: che desiderare di più dalla vita?
E lui invece no! All`€™età  di molti di voi giovani lettori, accetta la scommessa di qualcosa di diverso per sé, qualcosa di non scontato, di non iscritto nelle seppur rosee previsioni della sua famiglia e del mondo dorato in cui era nato.

Ma la gente cosa avrebbe detto? E gli amici?
Voltando le spalle a tutto ciò, entra nel monastero agostiniano di Lisbona. Tutto sommato, una scelta ancora accettabile: i monaci godono di una buona posizione nella gerarchia sociale, questo poi è un monastero ricco. Chissà , Fernando potrebbe anche diventarvi abate`€¦ Tutto sommato, non rovinerà  il «buon nome» di famiglia.

Fernando si trasferisce in un altro monastero, a Coimbra. Ma il suo desiderio non trova pace.

Sarà  solo dopo l`€™incontro con un manipolo di poveri frati francescani, senza nomi altisonanti da spendere o titoli particolari di cui fregiarsi, in partenza per il Marocco (dove, sia detto tra parentesi, riceveranno il martirio), che finalmente intuisce il suo «vero nome».

È l`€™intuizione di una vita ricevuta e donata, condita di semplicità  e di radicalità , giocata in perdita seppur, infine, guadagnata. Dove ci si sente perdonati, e perciò si perdona. Amati, e perciò si ama. Colmati di doni, e perciò si dona. Accolti, e perciò si accoglie.

Ora, solo ora è il momento del nome nuovo: amato. Anzi, Antonio.

E tu, di che nome sei?

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017