Femminile plurale: è il Festival francescano

Si terrà a Rimini, dal 28 al 30 settembre, il Festival francescano 2012, quest’anno dedicato a santa Chiara e, più in generale, al ruolo delle donne nella Chiesa. Tutti con un unico obiettivo: riportare Francesco sulle strade del mondo.
27 Agosto 2012 | di

Torna a fine settembre, dal 28 al 30 del mese, il Festival francescano, che per la sua quarta edizione lascia Reggio Emilia e migra in una nuova sede, il centro storico di Rimini. Cuore della manifestazione, dall’evocativo titolo «Femminile, plurale», è la ricerca di un incontro autentico con la figura di santa Chiara d’Assisi, in occasione dell’VIII centenario della sua scelta di vita francescana. L’evento diventa così opportunità per ripercorrere una storia che, nella sua unicità, è diventata un modello ripreso da una pluralità di altre donne e che, ancora oggi, rimane un limpido esempio di vita buona per tutti.

La scoperta, o riscoperta, dell’esperienza di santa Chiara dà il via alla riflessione sul ruolo della donna nella società e nella Chiesa, ma rappresenta soprattutto il punto di partenza per confrontarsi sulle proposte, sugli interrogativi, sulle modalità concrete con cui coniugare buona novella e scelte quotidiane.
Sono più di cento gli appuntamenti di spiritualità, le conferenze, gli spettacoli e gli incontri nel calendario del Festival, organizzato dal Movimento francescano dell’Emilia Romagna – composto da tutte le realtà francescane (frati, suore e laici) della regione – e patrocinato dal Movimento francescano nazionale. Nella tre giorni, cinquanta personalità, tra religiosi, accademici e artisti, si passeranno il testimone proponendo spunti di confronto a un pubblico volutamente eterogeneo per età, formazione e pensiero.
«L’aggettivo “plurale” presente nel titolo – spiega fra Giordano Ferri, frate cappuccino della provincia emiliana e coordinatore della manifestazione – sottolinea la volontà, già condivisa nelle precedenti edizioni, di ospitare non solo chi la pensa come noi e parla del messaggio francescano, ma anche persone di varia cultura, estrazione o pensiero che accettano di confrontarsi con le figure di san Francesco e di santa Chiara. A volte sono interlocutori non credenti, ma che amano il messaggio francescano e si rendono disponibili a descriverci che cosa significa per loro il francescanesimo, pur mantenendo appartenenze culturali e posizioni differenti».

Il taglio scelto dall’evento mira ad aprire un dialogo non solo con interlocutori «preparati», ma anche con la schiera dei passanti. «Per scelta, il Festival – prosegue fra Giordano – si svolge completamente all’aperto, nelle piazze. Incontri, mostre, spettacoli e laboratori sono alla portata di tutti. Ai relatori diciamo che non si tratta di un simposio, né di un convegno, per questo devono essere in grado di parlare e farsi comprendere da chiunque. È il motivo per cui cerchiamo di chiamare i più grandi, perché sono capaci di rendere semplici anche i messaggi complicati».
Così, scorrendo il programma, troviamo, giusto per citarne alcuni, nomi di ecclesiastici, come Francesco Lambiasi e Luigi Negri, rispettivamente vescovi di Rimini e di San Marino-Montefeltro; nomi di giornalisti, come Tiziana Ferrario, Luigi Accattoli e Marina Corradi; altri volti noti del panorama scientifico (Chiara Frugoni, Timothy Verdon, Philippe Daverio), artistico (Simona Atzori), letterario (Alessandro D’Avenia), sindacale (Susanna Camusso). Oltre a loro ci saranno, com’è lecito attendersi, molti francescani, mentre altre personalità di spicco devono ancora confermare la loro presenza. «L’intento – ribadisce anche Alessandro Caspoli, frate minore presidente del Festival e direttore dell’Antoniano di Bologna – è di far tornare nelle piazze la figura di Francesco e dei suoi seguaci. Si parla di lui non in consessi di studio o nei conventi, ma nei luoghi frequentati da tutte quelle persone che abitualmente non entrano in chiesa». Anche il cambio della città che ospita l’evento, dopo i tre anni di Reggio Emilia, è dettata dall’esigenza di confermare lo stile dell’apertura all’altro. La forma dell’itineranza, cara al carisma francescano, è scelta come mezzo per intercettare e incontrare un pubblico diverso. «Questo aspetto del non mettere radici in un unico luogo – spiega ancora fra Alessandro Caspoli – è uno dei tratti essenziali, ma anche più faticosi, espressi dal francescanesimo. Infatti, il messaggio di san Francesco ha bisogno del movimento, dell’incontro con l’altro. Sull’esempio di Cristo, il Poverello di Assisi mandava nel mondo i frati a due a due. Il Festival ha voluto riappropriarsi dell’itineranza, per raggiungere luoghi diversi. Speriamo si riesca a dare scadenza triennale a questo spostamento e cominciare così ad andare in giro lungo tutto il nostro Paese a parlare di Francesco e del suo messaggio».

In concomitanza con la crescita dell’evento e con il mutamento di scenario, il Festival Francescano 2012 si è inoltre dotato di un comitato scientifico – composto da Marco Bartoli, fra Priamo Etzi, Alberto Melloni, fra Ugo Sartorio e Lucetta Scaraffia – necessario per fissare alcune linee e indirizzi di orientamento, riassunti nel manifesto scientifico scaricabile sul sito www.festivalfrancescano.it.

Chiara d’Assisi una storia da riscoprire
Questa IV edizione del Festival pone al centro la figura di santa Chiara, ricordando l’ottavo centenario dal celebre episodio del taglio dei capelli. Era il 18 marzo 1212, la notte dopo la domenica delle Palme, Chiara aveva diciott’anni. Con la complicità della notte, si allontanò di nascosto dalla casa paterna diretta nella piana di Assisi, alla Porziuncola – dove l’attendevano Francesco e i primi frati – per dare un nuovo inizio alla sua vita. La decisione era già presa. A ispirare la fuga della giovane, figlia di Favarone della casata degli Offreduccio e di Ortolana, era stato il desiderio di condividere lo stile di vita abbracciato da Francesco: una scelta che lo aveva portato a svestirsi delle ricchezze, per prendere la povertà come compagna di vita, sull’esempio del santo Vangelo. Così anche Chiara, accogliendo la chiamata del Padre, preferì l’umile saio ai ricchi abiti nobiliari, e si fece tagliare i capelli per consacrarsi alla vita di penitenza. «Quello che ricordiamo – precisa il professor Marco Bartoli, il quale, oltre a essere membro del comitato scientifico del Festival, è tra i principali conoscitori della storia clariana – non è l’anniversario della consacrazione, perché di fatto la cerimonia avvenuta alla Porziuncola, pur avendo grande significato religioso, non comportava nessun particolare riconoscimento da parte della Chiesa. Ma ciò non sminuisce quel gesto, al contrario lo rende ancor più significativo, perché quella notte Chiara decise di seguire Francesco, come dice lui stesso, “per vivere la perfezione del Vangelo”. È stata una scelta di fiducia, quindi, al di fuori di un itinerario già tracciato e che in seguito darà vita a uno stile del tutto originale».
«Femminile, plurale», dunque, indica anche la necessità di liberare la storia della santa da etichette troppo limitanti, per scoprire la quantità di spunti offerti dalla sua vita. Significa comprenderne l’autonomia, persino dall’esempio dell’amico Francesco. Chiara non rimane mera seguace o figura gregaria, ma si distingue in maniera inconfondibile, al tempo stesso senza creare contrapposizioni. Infatti, è indubbio che parte del valore evocativo e spirituale dei due santi di Assisi sboccia proprio dalla vicinanza delle loro storie, dal loro rimandarsi e completarsi a vicenda.

Il principale aspetto distintivo nell’esperienza clariana, poi, è la sua stabilità ad Assisi, visto che visse nel convento di San Damiano ininterrottamente per quarant’anni. «Chiara – spiega Bartoli – aderisce alla precarietà dell’esperienza francescana pur non condividendone l’itineranza. La sua precarietà è data dal non possedere nulla, nemmeno la casa in cui abita, nemmeno qualche rendita che possa permetterle una tranquillità economica. La sua vita dipende unicamente dal buon cuore di chi le offre qualcosa. In questo senso fa una scelta parallela a quella di Francesco, abbracciando una povertà reale e molto concreta. La sua condizione di stabilità, però, si spiega in pienezza solo unita alla scelta centrale di vivere tutta l’esistenza in una dimensione di preghiera. Il suo distacco dal mondo non è frutto di disinteresse, anzi Chiara è in prima linea nelle vicende che riguardano la sua città, ma non soltanto: è in contatto con la principessa Agnese di Boemia, che vive a Praga, è interessata a quel che succede in Marocco… È una donna dal vasto orizzonte, che riesce a vivere chiusa proprio perché ha un cuore molto grande».
Ma per comprendere Chiara, bisogna anche rendersi disponibili ad abbandonare false idee su di lei. «Questo significa fare una scoperta enorme – sostiene fra Giordano Ferri –. Spesso, ad esempio, viene ritratta come una donna angelicata, ma leggendo i suoi scritti ci si trova di fronte una figura di una forza incredibile, capace di dire “no” anche al Papa, in un’epoca in cui per una donna era già eccezionale solo rivolgere la parola al Pontefice». Era il 1228 quando Chiara rifiutò con fermezza la proposta di papa Gregorio IX, che le offriva delle rendite, e otteneva in cambio «il privilegio della povertà», ossia il riconoscimento della sua decisione di non possedere nulla. Ricordare oggi quell’episodio a Rimini, come in generale ripercorrere la storia di santa Chiara, non è un’azione storica da eruditi: l’intento è invece quello di innescare un confronto diretto con il 2012. Quella scelta di povertà, nel contesto attuale diventa un pungolo per interrogarsi, ad esempio, sul rapporto con i beni. «Non si tratta – aggiunge fra Caspoli – di esaltare la povertà come soluzione ai problemi del nostro mondo, ma piuttosto di trovare un’etica che dia la possibilità di usare i beni per quello che sono. Francesco, Chiara e i loro seguaci hanno scelto di non avere nulla di proprio per raggiungere il massimo della libertà. La loro decisione deve insegnarci a utilizzare quanto ci è dato per portare un beneficio a tutta l’umanità, in uno spirito di condivisione».

Le radici francescane di Rimini
Al Festival, inoltre, vengono valorizzate le testimonianze dell’influsso francescano nella storia di Rimini. Lo si fa, ad esempio, con la mostra «Gentile Chiara», dove sono esposte le tante opere (tra cui alcune di Guercino, Crespi e Cagnacci) della Pinacoteca civica cittadina, a tema francescano o provenienti da luoghi collegati alla presenza di san Francesco, sant’Antonio, e dei loro seguaci. L’opera di Gentile da Fabriano dedicata alla Madonna con bambino e i santi Francesco e Chiara, prestito della Pinacoteca di Pavia, fa da perno all’esposizione che traduce in arte il messaggio dell’intera manifestazione, ossia la valorizzazione di entrambi i santi di Assisi all’origine del carisma francescano.
Sempre sotto il profilo culturale, da segnalare è lo spettacolo Chiara e Francesco il musical. L’Amore quello vero, scritto da Pietro Castellacci, Giampaolo Belardinelli e Achille Oliva, per la regia di Oreste Castagna. «Quest’anno il Festival – spiega fra Giordano Ferri – diventa produttore di un musical. Gli stessi autori del famoso Forza venite gente hanno accettato la proposta di rimettere mano al tema francescano con un taglio e uno stile musicale diversi. Al centro della trama c’è il rapporto tra Francesco e Chiara, inoltre si dà preminenza sia al contesto sociale, sia ai temi del rispetto del creato, della carità, dell’essenzialità e del dialogo con religioni diverse. La prima sarà sabato 29, poi inizierà una tournée in tutta Italia». Di certo la viva testimonianza francescana di Rimini è, poi, la presenza delle donne che hanno scelto di accogliere nella loro vita l’esempio di Chiara. Le clarisse del monastero di San Bernardino accompagneranno con la preghiera l’intero percorso del Festival e in alcune occasioni diventeranno ospiti accoglienti per quanti vorranno unirsi a loro.

Festival francescano
Il programma

Gli eventi in programma nella tre giorni francescana di Rimini, dal 28 al 30 settembre, sono circa un centinaio, tra conferenze, attività didattiche, spettacoli, momenti di spiritualità, attività di piazza e laboratori. Di seguito, alcuni tra gli appuntamenti più significativi.

VENERDÌ 28 settembre
ore 9.15 piazza Tre Martiri. Inaugurazione del Festival francescano. A seguire mons. Francesco Lambiasi,«Le donne nel Vangelo»
ore 11.00 Museo della Città, Sala del Giudizio. Chiara Frugoni, «Chiara e Francesco: immagini e parole»
ore 21.15 piazza Malatesta. Simona Atzori, spettacolo di danza

SABATO 29 settembre
ore 10.30 piazza San Bernardino. Marco Bartoli, «Chiara e le altre»
ore 15.00 piazza Tre Martiri. Suor Eugenia Bonetti, «Se non ora quando?»
ore 17.00 piazza Cavour. Lucetta Scaraffia, «Dorothy Day, anarchica, femminista e serva di Dio»
ore 17.00 Monastero San Bernardino. «Chiara d’Assisi e l’esperienza del corpo nella preghiera», Incontro con le Clarisse
ore 21.15 piazza Malatesta. Chiara e Francesco il musical – L’amore quello vero

DOMENICA 30 settembre
ore 11.00 piazza Cavour. Celebrazione eucaristica, presiede mons. Francesco Lambiasi
ore 14.30 piazza Cavour. Alessandro D’Avenia,«La bellezza sta salvando il mondo»
ore 15.00 piazza Tre Martiri. «Alla conquista di uno spazio», con Susanna Camusso, Valeria Piccari, modera Tiziana Ferrario
ore 17.00 piazza Cavour. Marina Corradi, Diario quotidiano

Per il programma completo e per tutte le informazioni logistiche si veda il sito www.festivalfrancescano.it

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017