«E voi andate da qualche parte o soltanto dove capita?»

È la domanda centrale di «On the road», il più noto romanzo di Jack Kerouac. La stessa domanda sottesa al convegno «Pellegrinare tra antico e moderno», il 5 e 6 settembre a Sanzeno (Trento).
17 Giugno 2008 | di


Sembra proprio, infatti, che quella del viaggio, delle migrazioni e della strada (on the road), sia una delle inquadrature preferite per narrare della vita o, almeno, che meglio ne dice tutta la complessità e dinamicità. E la definizione di uomo quale viaggiatore e nomade è quella che dagli antropologi agli etnologi, passando per sociologi e storiografi, esperti di mitologia e letteratura, trova d’accordo tutti gli studiosi. Ciò è evidente persino nei nostri modi di dire: di fronte alla nascita affermiamo che «il cammino è appena iniziato», di fronte alla morte che «la strada è giunta al termine»; e, tra l’una e l’altra, scopo più o meno recondito dell’esistenza è «farsi strada nella vita». Davvero il camminare incarna la nostra educazione, ne sottolinea fatiche e tappe, metodologia e stili, e definisce la nostra esperienza esistenziale. Se non altro perché l’immobilità rappresenta inesorabilmente la fine del nostro percorso.

L’uomo, sin dall’inizio, ha «viaggiato» per migliaia di chilometri: per inseguire la selvaggina o ritagliarsi uno spazio tutto per sé sotto il cielo, in cerca di terre migliori o solo per il gusto di scoprire nuovi orizzonti e panorami. «Con i piedi», checché se ne dica, facciamo molte cose: danziamo, corriamo, passeggiamo con la fidanzata, fuggiamo, ci alziamo in piedi... Possiamo andare verso l’altro, magari per… tendergli una mano. Tutto questo grazie ai nostri piedi!


Un’unica grande domanda

Se è vero che veniamo tutti da un «adamo» e una «eva» che abitavano un luogo compreso tra Kenya, Tanzania ed Etiopia, 150 mila anni fa, è proprio il caso di dire che… ne abbiamo fatta di strada da allora. Anche la storia successiva dell’umanità potrebbe essere letta – ed effettivamente, a pensarci bene, così abbiamo imparato a scuola – come storia di popoli che vagavano per l’orbe allora conosciuto, di avventurieri che cercavano «passaggi a nord-ovest», di genti che migravano per i più svariati motivi (fame, guerre, catastrofi naturali, semplice «coazione a muoversi»). E l’attuale boom, prevalentemente laico, di trekking, turismo alternativo, camminate e affini, la dice lunga sulla ribellione alla velocità, alla produttività e alla sedentarietà, che caratterizza questi nostri ultimi decenni. Che si tratti di ribellione alla mancanza di «incroci umani», di relazioni autentiche e profonde, di cammini reciproci l’uno verso l’altro? Di ignoranza sui percorsi che conducono al proprio e altrui cuore?

Che si sia messo in viaggio per «tornare a casa», come Ulisse; per una meta sconosciuta e solo promessa, come Abramo; per cercare un nuovo mo(n)do in cui vivere, come i pilgrim fathers; per collezionare esotiche esperienze, come i turisti; per bisogno, fame e paura, come i vagabondi e gli extracomunitari; per solcare i mari dell’avventura con la fantasia – come Emilio Salgari che attraversò in lungo e in largo i mari di Sandokan senza mai muoversi dalla sua Verona –; per entrare in battaglia come Achille «piè veloce»… qualunque sia la spinta al suo «viaggiare» pare proprio inevitabile che l’uomo – e quindi ognuno di noi – debba prima o poi prendere posizione e dare risposta all’unica e condivisa domanda che tutti ci aspetta al varco. La stessa che il protagonista del romanzo di Jack Kerouac, On the road, si sente rivolgere a un certo punto delle sue peregrinazioni americane: «Voi ragazzi andate da qualche parte o soltanto dove capita?». E il commento del protagonista non potrebbe essere più chiaro: «Non capimmo la domanda, ed era una domanda maledettamente buona».


Una confraternita di «camminanti»

Le parole sono importanti. Pellegrinare – dal latino pere­grinari – indica un cammina­re «per», volto cioè a realizza­re un «per»: per espiare, per pregare, per conquistare, per diletto, per povertà… Se poi analizziamo anche la parola «errare» – che riman­da al contempo sia all’anda­re a zonzo che allo «sbagliare», all’errore – e il vocabolo corrispettivo inglese, travel – dal francese travail, travaglio, lavoro fisico e mentale – ci rendiamo conto che faccen­da maledettamente seria sia quella del nostro «camminare».

L’umanità, ha detto una volta qualcuno, è una «confraternita di camminanti», e la sua identità profonda si definisce più dagli «incroci» di strade e dalla sovrapposizione di percorsi e successivi bivi e ulteriori percorsi in attesa dei prossimi bivi, che dalle linee parallele. Anche il panorama moderno, seppur abbastanza squallido per certi versi, delle nostre periferie urbane, è significativamente segnato e disegnato da cavalcavia, tangenziali, superstrade, semafori, luoghi, ancora una volta forse moralmente discutibili, ma pullulanti, a loro modo, di vita e di furtivi «incontri».

Ma se l’uomo, già in quanto uomo, ha bisogno di viaggiare, tanto più ne ha bisogno in quanto uomo religioso. Lì dove il «viaggio» si confonde con il pellegrinaggio a qualche luogo santo (Santiago di Compostela, la Terra Santa, la Mecca, il santuarietto di campagna, ecc.) e con quell’itinerario tutto interiore che l’uomo di fede è chiamato a percorrere dentro di sé (l’Itinerarium mentis in Deum di san Bonaventura piuttosto che la Salita al monte Carmelo di san Giovanni della Croce, i Racconti del pellegrino russo invece che la Saga di Gilgameš o la Divina Commedia dantesca). Lo dimostra anche il grande ritorno dei pellegrinaggi ai luoghi santi: non c’è agenzia turistica che non li proponga.


Cristiani, «quelli della via»

Insomma, da qui non si scappa! La Bibbia, sin dai suoi primi libri, narra che è proprio lungo la strada che i due partner dell’Alleanza, Dio e il popolo eletto, imparano a conoscersi, camminando fianco a fianco o, il più delle volte, uno dei due (Dio) davanti a dare il ritmo e la direzione, l’altro dietro ad arrancare pieno di dubbi e tradimenti. Dandosi anche l’eventualità, davvero affascinante oltre che comoda, che il primo prenda in braccio il secondo durante il percorso, come una mamma fa con il suo bambino. E davvero non si diede mai camminare più bello di questo!
Non per niente i cristiani sono dapprincipio conosciuti come «quelli della via» (tês hodoû, in greco); poi, secondo san Pietro, diventano «pellegrini e forestieri»; di loro, infine, sant’Ignazio di Antiochia dice che sono «compagni di viaggio», probabilmente memore di quel misterioso compagno di viaggio che si accostò ai due pellegrini di Emmaus, stanchi, delusi ma entusiasti, e comunque ancora per strada, ritornando verso Gerusalemme. Come l’aveva imparata bene questa «lezione stradale» Francesco d’Assisi e il suo famoso «cavallo» (vale a dire i piedi), che «in via» e «lungo la via» cerca assiduamente Dio e i fratelli. Del resto, anche l’islam nasce da un viaggio, l’egira, di Maometto dalla Mecca a Medina, e di pellegrinaggi, reali o virtuali, vivono un po’ tutte le altre religioni.

E di pellegrinaggi ne sappiamo qualcosa anche qui a Sanzeno, nella trentina Val di Non, alla basilica dei santi martiri Sisinio, Martirio e Alessandro (pellegrini giunti misteriosamente fin qui nel IV sec. dalla lontana Cappadocia, via Milano e Trento), e al vicino eremo di San Romedio (pure lui un forestiero, originario della zona di Innsbruck e reduce da un pellegrinaggio penitenziale a Roma, attorno all’anno Mille), santuari presi di mira da turisti e pellegrini. Dove anche oggi ci capita continuamente di toccare con mano come per molti il viaggio rappresenti un autentico momento di verità; dove il camminare è un esercizio per giungere a se stessi. E dove il ritorno a casa, in realtà, è sempre il tornare in un altrove.

Da quale «luogo», allora, si poteva prendere meglio le mosse per un viaggio attorno all’uomo e all’uomo religioso oggi, se non proprio dal suo pellegrinare?

Ecco il perché e il senso dell’ap­proccio interdisciplinare del convegno che si terrà a Sanzeno il 5 e 6 settembre prossimi, e che avrà come tema «Pellegrinare tra anti­co e moderno».

Prima che il «teletrasporto» vanifi­chi ogni altro camminare…



Il programma. On the road. Pellegrinare tra antico e moderno


Venerdì 5 settembre

- Ore 8.30 − 9.00 Accoglienza e registrazione partecipanti

- Ore 9.00 − 9.30 Saluto autorità

- Ore 9.30 − 10.30 «Homo viator»: identità nomadi tra Abramo e il Viaggio-Avventura Cesare Poppi, antropologo, Università di Bologna

- Ore 10.30 − 11.30 Nel camminare, la filosofia si fa educazione interiore…
Duccio Demetrio, professore di Filosofia dell’educazione e di Teorie e pratiche della narrazione all’Università degli studi di Milano-Bicocca

- Ore 11.30 − 12.00 Coffee break

- Ore 12.00 − 13.00 Viaggiare con i piedi e con la penna: la letteratura di viaggio Andrea Semplici, giornalista (Firenze)

- Ore 13.00 − 14.30 Pausa pranzo

- Ore 14.30 − 15.30«Stranieri e pellegrini» (1Pt 2,11): il cristiano come colui che è in cammino sr. Elena Bosetti, esegeta, Università Gregoriana (Roma)

- Ore 15.30 − 16.30«Il cavallo di S. Francesco»: l’itineranza francescana p. Cesare Vaiani, studioso di francescanesimo, Facoltà Teologica dell’Italia settentrionale (Milano)

- Ore 16.30 − 17.00 Coffee break

- Ore 17.00 − 18.00 Dibattito


Sabato 6 settembre

- Ore 9.00 10.00 Il pellegrinaggio alla Mecca Jamaluddin Ballabio, sufi (Rimini)

- Ore 10.00 − 10.45Il pellegrinaggio a Roma nel Medioevo. Gli itinerari. Dalla via Francigena alla pluralità dei percorsi romipeti Renato Stopani, Centro Studi Romei (Firenze)

- Ore 10.45 − 11.30 La condizione del pellegrino nel Medioevo. Dallo status giuridico ai problemi della quotidianità Fabrizio Vanni, Centro Studi Romei

- Ore 11.30 12.00 Coffee break

- Ore 12.00 12.45 «Per fame…». La dignità del «cammino» dei migrantiGianromano Gnesotto, direttore della Pastorale per immigrati e profughi in Italia, Fondazione Migrantes (Roma)

- Ore 12.45 14.30 Pausa pranzo

- Ore 14.30 − 15.30 «Lungo il sentiero, verso le profondità della montagna, dove è la dimora del nulla». L’esperienza dei monaci marciatori del Giappone Franz Zampiero, Unione buddista italiana (Treviso)

- Ore 15.30 16.30I percorsi di pellegrinaggio in Val di NonBruno Ruffini,ass. culturale «G.B. Lampi» (Trento)

- Ore 16.30 17.00 Coffee break

- Ore 17.00 18.00 Dibattito e conclusioni


Eventi collaterali

- Venerdì 5, Casa de Gentili, ore 21.00: «Parole per strada». Reading di letteratura e poesia di viaggio da tutto il mondo e musica blues con Mauro Ferrarese;

- «Homo Viator». Mostra fotografica di Roberto Dotti. 9 agosto 7 settembre 2008 Casa de Gentili.


Info: fra Fabio Scarsato tel. 0463 434134; e-mail convegno@santimartiri.org www.santimartiri.org/convegno


 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017