E se mondializzassimo l’energia?

22 Febbraio 2008 | di

Il petrolio a novanta o cento dollari al barile? Ma il destino dei centottanta Paesi che occupano la scena del mondo deve veramente rimanere in gran parte nelle mani dell’Opec, della Russia per il gas, e di pochi altri per il petrolio? Rischiamo di consegnarci a una decina di Paesi (di ogni colore politico) che governano la produzione di greggio e affini. Forse è necessario trasferire a un organismo mondiale, ad esempio l’Onu, il controllo di tutte le grandi fonti di approvvigionamento energetico. Immagino le obiezioni a una proposta di mondializzazione delle fonti di energia che toccherebbe e offenderebbe sistemi di controllo precostituiti, poteri nazionali, strutture aziendali molto antiche. E poi, quanti anni dovremmo lavorare per ottenere qualche risultato? Eppure, ogni decisione che riguardi la quantità di petrolio prodotto, e quindi il suo prezzo, determina, almeno in parte, il livello dell’occupazione e della disoccupazione, e la retribuzione media dei lavoratori, anzitutto in Paesi poveri o poverissimi. Insomma, la sorte di milioni di disoccupati e il livello di reddito di milioni di altri lavoratori possono essere decisi da una pattuglia di individui in occasione dei loro incontri per stabilire la quantità di petrolio e di gas da produrre. E questo non mi sembra giusto.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017