Dove vanno gli Stati Uniti

I democratici hanno vinto le elezioni di medio termine. Il presidente Bush paga gli episodi di corruzione, l’impoverimento del ceto medio e il pessimo andamento della guerra in Iraq. Lo aspettano due anni da «anatra zoppa».
23 Novembre 2006 | di

Le elezioni americane di mid term del mese scorso hanno visto la sconfitta del partito repubblicano e del presidente Bush. Ma quali sono state le cause principali della vittoria dei democratici? E quali conseguenze produrrà la convivenza di un Congresso a maggioranza democratica con un presidente repubblicano?
Eccessiva concentrazione di potere, disattenzione nei confronti dei ceti medi e cattiva conduzione della guerra in Iraq: questi tre fattori spiegano ampiamente la vittoria dei democratici. Cominciamo dal primo. Negli anni della presidenza Bush, il partito repubblicano è arrivato a controllare tutti i centri di potere federale: la Presidenza, il Congresso e la Corte Suprema. La rigida separazione tra esecutivo, legislativo e giudiziario che la Costituzione degli Stati Uniti prevede, ha finito con l’essere sostanzialmente indebolita da questa supremazia. Era stata la tremenda sfida portata all’America con l’11 settembre a consentire che a George W. Bush venisse affidato un tale capitale di fiducia. Ma di questa fiducia il presidente sembra aver fatto un uso a volte inefficace altre volte al confine dell’illecito. Gli episodi di corruzione sono aumentati e così quelli di confusione e conflitto tra interessi privati e interessi pubblici.
Ancora una volta si è dimostrato vero che «se il potere corrompe, il potere assoluto corrompe in maniera assoluta». A questo eccesso di concentrazione e ai suoi abusi, i cittadini americani hanno risposto votando per i democratici. E così, nonostante le critiche spesso aprioristiche e ingenerose che colpiscono gli Stati Uniti, essi si sono confermati innanzitutto una grande democrazia, capace di autocorreggersi col voto. Secondo fattore. Il «conservatorismo compassionevole», che era stato uno dei cavalli di battaglia di Bush, non è riuscito a trasformarsi in politiche concrete, a sostegno di un ceto medio sempre meno «mediano» in termini di redditi e sempre più incerto sul proprio futuro. La globalizzazione è andata avanti nonostante l’11 settembre (e questo è un bene); ma le politiche che avrebbero dovuto mantenere salda la coesione sociale, il «patto di cittadinanza» tra i membri della comunità, non sono state attuate. Proprio l’agenda sociale ed economica (con venature protezionistiche da non prendere alla leggera) ha spinto i democratici verso il trionfo.
Terzo. Il pessimo andamento della guerra in Iraq (dove gli americani contano 3 mila morti e 25 mila feriti), ciò che sta emergendo sulle modalità con le quali il presidente ha deciso l’invasione e l’assenza di un piano di disimpegno militare hanno inferto il colpo di grazia alle chance repubblicane.
George W. Bush resterà così «un’anatra zoppa» negli ultimi due anni del suo mandato. Non sarà la prima volta. Anzi. In un sistema presidenziale come quello americano, l’amministrazione (cioè il «governo» del presidente) non ha necessità di un rapporto fiduciario con il Congresso: il legislativo non può mandare a casa il governo, né il presidente può sciogliere le Camere. In politica interna, soprattutto sul versante economico e sociale dove il Congresso conta di più, potremo aspettarci maggiori cambiamenti. Meno in politica estera. Perché l’elaborazione e la direzione della politica estera sono una prerogativa presidenziale, e del resto la politica Usa verso l’Europa è già cambiata tra prima e seconda amministrazione. Anche sull’Iraq, nonostante le dimissioni di Rumsfeld, è difficile ipotizzare drastici mutamenti: perché i democratici non hanno ancora elaborato una strategia alternativa a quella di Bush ma non vogliono un ritiro «alla Zapatero», e perché non converrebbe loro «regalare» un eventuale piano di successo all’attuale inquilino della Casa Bianca, quando invece potrebbero farne il cavallo di battaglia del futuro candidato democratico alla presidenza.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017