Disegniamo insieme il futuro

23 Maggio 2007 | di

Un futuro di salute e integrazione per i bambini delle baraccopoli di Nairobi, in Kenya, e un futuro di cure e di affetto per gli orfani della guerra e dell’aids in Congo: ecco l’orizzonte dei progetti Caritas Antoniana che vi proponiamo per questo 13 giugno. Progetti scelti con il cuore, senza mai perdere di vista l’efficacia dei risultati, la sostenibilità delle realizzazioni, la serietà dei referenti. Progetti scelti a nome vostro, cari lettori, veri artefici della nostra solidarietà, per essere insieme dalla parte degli ultimi, uniti nel nome di Antonio.


Kenya – Nairobi

Per i bambini delle baraccopoli


la storia

Le due Mary

Due metri per due, di latta e senza finestre: è la casa di Mary Nyambura, 16 anni.
È incinta. Il padre del bambino, un poliziotto violento, se ne è andato appena ha saputo della gravidanza. Al terzo mese ha fatto il test dell’Hiv: è sieropositiva. Poco distante, un’altra baracca di latta e cartone e un’altra Mary. Ha 8 anni, continua a tossire e a dimagrire. La sua giovanissima madre, Christine, lavora come donna delle pulizie e non ha i soldi per gli esami e le cure. La loro sorte sarebbe segnata se una ong locale, World Friends, e alcuni medici missionari italiani non avessero creato una rete sanitaria che cura gratuitamente chi non può permetterselo. Con il vostro aiuto saremo al loro fianco per un progetto sanitario a favore dei bambini e dei ragazzi di strada delle baraccopoli.


Il punto

Nelle baraccopoli di Nairobi, capitale del Kenya, la vita è sopravvivenza e la salute un lusso. Secondo un’indagine di World Friends, la ong locale con la quale collaboreremo, il 70 per cento dei bambini e ragazzi delle baraccopoli vive con la sola madre, in nuclei familiari di oltre 10 persone dentro baracche di un’unica stanza, senza finestre e servizi. La disoccupazione raggiunge l’80 per cento. Si vive di prostituzione, di accattonaggio, di furti. I bambini e i ragazzi sono ormai la seconda generazione: non hanno più i valori e le tradizioni dei loro padri e per questo assorbono facilmente la cultura della violenza, dominante nelle baraccopoli, e il modello dell’edonismo consumistico. Dilaga l’aids, che è ormai un’emergenza sanitaria, mentre aumentano progressivamente i casi di cancro, molto più rari nelle campagne. La disabilità riguarda 10 persone su 100, a causa dei molti parti portati a termine in solitudine. Le vecchie malattie – tifo, gastroenteriti, tubercolosi – continuano a mietere vittime, così come aumenta il numero degli ustionati gravi, per colpa del materiale altamente infiammabile con il quale sono costruite le baracche.
La sanità è a pagamento ed è tra le più mercantili.

L’intervista
Gianfranco Morino, nostro referente, è a Nairobi dal 1994 ed è uno dei medici missionari che ha gettato le basi del progetto di prevenzione che vorremmo sostenere. Con lui abbiamo già collaborato nel 2002, aiutandolo a istituire il primo programma per prevenire la trasmissione del virus Hiv dalla madre al nascituro nelle baraccopoli di Nairobi.

Msa. Perché puntare sulla prevenzione?

Morino. Primo perché una sanità al tappeto, così come è nei Paesi ricchi, non è nelle nostre possibilità; qui esistono ottime cliniche private, con ottimi medici, ma senza carta di credito non ti salvi la vita.
Secondo perché proprio qui, nelle baraccopoli, ho visto l’aids propagarsi tra i giovani a ritmi spaventosi, spezzare sul nascere tantissime vite, condannare a morte un’intera generazione di genitori, provocare un numero mai visto di orfani, completamente abbandonati.

Che metodo utilizzate?

Si chiama «behaviour change process», e consiste in attività di educazione e informazione per cambiare progressivamente i comportamenti a rischio (trasmissione Hiv, tossicodipendenze, violenze) attraverso il metodo della scuola popolare con lezioni partecipate, teatro, musica, danza, seminari, testimonianze, video, giornate di sensibilizzazione. Organizziamo anche corsi periodici di formazione per insegnanti e genitori.

È anche un modo per monitorare la salute dei bambini?

Certamente. Gli operatori e l’infermiera segnalano i bambini ai dispensari e, se serve, all’ospedale. Molti di questi piccoli non hanno genitori alle spalle che possano prendersi cura di loro.

È solo un progetto sanitario?

No, è anche un progetto sociale e culturale. La promozione umana, l’identità e la socializzazione sono fondamentali in un contesto in cui molti problemi sanitari hanno le loro radici nella mancanza di valori e nella diffusa violenza. Le nostre lezioni sono occasione d’incontro e di scambio, di apprendimento e di divertimento, ma anche un modo per recuperare nella modernità la cultura della vita, tipica della tradizione africana e cristiana. Per questo collaboriamo con Acref (African cultural research foundation) associazione di giovani artisti delle baraccopoli che tramite l’arte sviluppano la formazione umana e l’autopromozione economica dei giovani. Grazie al vostro contributo forniremo anche materiale didattico per laboratori creativi e di formazione al lavoro. Il corpo è in salute se l’anima sta bene, riscopre le sue radici, le sue potenzialità, la sua appartenenza a una comunità.   


Il paese

– Abitanti: 36 milioni e 900 mila

– Età media: 18.6 anni

– Aspettativa di vita: 48 anni

– Disoccupazione: 40 per cento

– Mortalità infantile: 60 su 1000 nati

– Medici: 1 ogni 20 mila persone

– Popolazione sotto la linea di povertà: 50 per cento anni


Nairobi

– Abitanti: 4 milioni e 500 mila

– Baraccopoli: 246 per un totale di oltre 2 milioni e mezzo di persone

– Reddito pro capite: circa 20 euro al mese

– Disoccupazione: 80 per cento

– Accesso ai servizi sanitari: metà della popolazione non può permettersi di andare dal medico. Un quarto ci va ma si indebita fino a rovinarsi

– Mortalità infantile: 150 su 1000 (Italia 4 su 1000)

– Partorienti: il 70 per cento è costituito da ragazze madri, un quarto da sieropositive


il progetto

Insieme sui banchi per salvarsi la vita

Il progetto che Caritas Antoniana vorrebbe sostenere è parte di un progetto più grande, Neema Watoto, letteralmente «bambini benedizione di Dio» in lingua locale, che coinvolge tutte le baraccopoli di Nairobi e mira alla prevenzione e alla cura delle malattie e delle disabilità dei più piccoli. Il progetto si basa su una rete sanitaria semplice e collaudata di piccoli dispensari missionari collegati tra loro e con l’unico ospedale funzionante della zona, il Mbagathi Hospital.

La Ong locale World Friends, costituita nel 2000, coordina tutte le attività e la preparazione degli operatori sociali e sanitari coinvolti. Ormai tutti di nazionalità keniota.
Neema Watoto è composto di quattro parti:

1. la costruzione di un ospedale per le baraccopoli a nord-est di Nairobi, dove vivono 800 mila persone, senza alcun accesso ai servizi sanitari;
2. programmi di prevenzione e riabilitazione per bambini disabili e avviamento di microcredito per le loro famiglie;

3. estensione dei programmi di prevenzione per limitare la trasmissione del virus Hiv dalla madre al neonato;

4. programmi di prevenzione sanitaria e di animazione sociale in 47 scuole delle baraccopoli e nei quartieri più a rischio per l’alto numero di ragazzi di strada.

Vari i partner, tra cui l’arcidiocesi di Nairobi, la provincia di Trento e alcune ong internazionali.


Il nostro contributo

Caritas Antoniana si farà carico principalmente dei programmi di prevenzione nelle scuole e nei gruppi informali di bambini di strada, finanziando sia il materiale didattico sia la formazione e gli stipendi degli operatori; tra le voci di spesa figurano anche l’acquisto di alcune attrezzature per il nuovo ospedale come l’ecografo e partite di medicinali.
Il nostro progetto mira alla prevenzione dell’aids e all’educazione sanitaria dei bambini e ragazzi dai 10 ai 18 anni. Fa parte del programma nazionale «Education for life» (educazione per la vita), approvato dalla Conferenza episcopale del Kenya e dal ministero dell’Educazione. Coinvolge 47 scuole governative, missionarie e informali, per un totale di 15 mila ragazzi e giovani. Ci lavoreranno un coordinatore, quattro operatori sociali e un’infermiera.
Il progetto ha anche motivazioni sociali, coniuga il divertimento all’apprendimento, tramite lezioni popolari animate da musica, teatro, danza, manifestazioni, laboratori artistici e di avviamento al lavoro.


i costi

– euro 5 l’anno Corso di prevenzione per un bambino

– euro 200 l’anno Adotta una classe

– euro 1500 l’anno Adotta una scuola

– euro 30 Salva un neonato dall’aids

– euro 50 all’anno Cure mediche per un bambino         

– euro 50 a mamma Gravidanza sicura

Costo totale

 euro 150 mila in tre anni


Congo

Per gli orfani della guerra


la storia

Il vecchio e la bambina

Nei villaggi attorno a Wamba, nel Nordest del Congo, lo conoscevano tutti: Patrice era «il vecchio con la bambina». Un sant’Antonio alto e magro, austero nella sua semplicità, gli occhi tristi, le rughe profonde, lo sguardo liquido. Ovunque andava, portava in braccio sua nipote, Clementine, con lui da quando sua figlia, già vedova di guerra, era morta nel darla alla luce. Teneva alla bimba come a una reliquia: era tutto quello che aveva. La piccola lo accarezzava e lo baciava di continuo, abbarbicata come un’edera al suo albero robusto.
E lui come un padre dal cuore grande ogni giorno faceva 15 chilometri fino al Centro nutrizionale delle suore per il pasto della piccola, piena di piaghe e gravemente malnutrita. In silenzio seguiva le lezioni per imparare ad allevarla, incurante di essere l’unico uomo tra tante donne. Viveva con il cruccio di non aver fatto abbastanza: del resto, era la prima volta che curava un bambino. Dopo mesi, la piccola stava meglio e lui ne era felice. Talmente felice da rendere assurdo ciò che successe di lì a poco: Patrice cadde da una palma mentre ne raccoglieva i frutti. Una caduta che non gli lasciò scampo. Mentre le suore la portavano via, Clementine si aggrappava a loro, in cerca del suo albero robusto. La piccola è stata un’ospite della casa-famiglia St. Joseph di Isiro, dove Caritas Antoniana ha progettato di portare il vostro aiuto.


Il punto

La storia di Patrice è il paradigma del Congo: un Paese provato ma ricco di coraggio e voglia di risorgere. Un Paese contraddittorio: grande quanto la vecchia Europa e ricchissimo di materie prime eppure tra i più poveri e arretrati del mondo, a causa di trent’anni di dittatura e dei molti conflitti per il controllo delle risorse del sottosuolo e delle immense foreste. L’ultima guerra ha coinvolto 10 Paesi africani e provocato 4 milioni e mezzo di morti, passando alla storia come primo conflitto mondiale africano. Le prime elezioni libere, che hanno avuto una partecipazione sorprendente, segno del bisogno di pace e stabilità della gente, risalgono solo al luglio dell’anno scorso: ma l’ombra dei signori della guerra aleggia sulla nuova fase democratica. Nonostante i segni di ripresa, il Paese è in ginocchio, senza infrastrutture, rete sanitaria e scolastica. Aumentano i casi di aids. Molti uomini sono morti in guerra. Cresce progressivamente il numero degli orfani e dei bambini abbandonati per estrema povertà.


L’intervista

L’appello di suor Denise ci è giunto tramite Sonia Mansutti, responsabile di Solidarietà organizzazione sviluppo (Sos), una onlus italiana che da anni sostiene a distanza i bambini della casa famiglia.     

Msa. Lei va ogni anno a visitare i bambini di St. Joseph. Che impressione ha della struttura?

Mansutti. C’è un clima molto familiare. Le suore sono delle mamme vere e proprie. Si alzano ogni notte per dare il latte ai più piccoli, lavorano tantissimo. Rimango ogni volta colpita dalla loro pazienza e dal loro amore. Ogni cosa, dentro la piccola casa, è pulita e in ordine, con una dignità che commuove.

Come si sostengono?

Oltre agli aiuti della Sos, le suore coltivano la terra e allevano gli animali. La comunità sente questa casa-famiglia come una cosa propria: le donne dei villaggi vengono ad aiutare le suore, gli uomini portano qui le eccedenze dei campi.

L’asilo che costruirete aumenterà il senso di appartenenza dei bambini alla comunità allargata e aiuterà il loro inserimento.

Da St. Joseph nessuno se ne è andato senza trovare prima il suo posto nel mondo. Aiutare le suore significa davvero ridare la vita a questi piccoli.

Qual è l’episodio che più l’ha colpita?     

Una notte suor Denise era in allarme perché i cani continuavano ad abbaiare.

Pensando ai ladri, siamo scese in cortile guardinghe. I cani della casa-famiglia stavano proteggendo dagli animali selvaggi due minuscoli gemelli che vagivano ai loro piedi. Sono rimasta senza fiato. Non potrò mai dimenticarlo.        

il paese

– Abitanti: 65 milioni 750mila

– Capitale: Kinshasa

– Età media: 16 anni

– Aspettativa di vita: 53 anni

– Mortalità infantile: 81 ogni 1000 nati

– Malnutrizione infantile: 1 su 3

– Donne a rischio di morire di parto: 1 su 26

– Alfabetizzazione: 55 per cento

– Tasso d’iscrizione a scuola: appena superiore al 50 per cento. Molte scuole sono andate distrutte o sono a corto di mezzi e personale

– Condizione dell’infanzia: Unicef non dà dati, ma sottolinea che la guerra ha lasciato migliaia di bambini senza certificato di nascita, migliaia di ragazzine con figli di padri sconosciuti e migliaia di bambini soldato.


il progetto

Come una famiglia

La casa-famiglia St. Joseph a Isiro è il frutto buono di tanti anni di privazioni e di guerra. Da quando è nata, nel 1980, ad opera delle figlie di santa Caterina da Siena, domenicane congolesi, ha salvato la vita a più di 150 orfani di guerra, accompagnandoli fino al loro completo inserimento in una famiglia o nella comunità.

Si tratta di un edificio a una sola stanza, fatiscente, zeppo di culle e lettini, che accoglie trenta bambini, molti di pochi mesi. Cinque le suore che vi operano.


Il nostro contributo

L’aumento dei bambini bisognosi ha portato la superiora, suor Denise Angotako, a chiedere aiuto per costruire una nuova casa più grande e più attrezzata che accolga dai 100 ai 150 bambini e un asilo aperto anche alla comunità per le mamme lavoratrici. Fa parte del progetto l’acquisto del mobilio e di alcune partite di medicinali di base.


i costi

– euro 15 Zanzariera

– euro 15 se leggera, 40-50 se avanzata

Kit per curare la malaria

– euro 30 Lettino per bimbo

– euro 35 Banco per asilo

– euro 80 Armadio

– euro 600 Pompa per acqua (con scavo)

Costo totale

 euro 100 mila

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017