Dalla parte dei poveri per costruire la pace

Ha saputo comunicare il Vangelo all’uomo destando in lui energie sopite, volontà di impegno e ragioni di speranza.
06 Maggio 2003 | di

A distanza di dieci anni dal suo dies natalis, dalla morte `€“ 20 aprile 1993 `€“, don Tonino (come amava farsi chiamare) continua a essere più che mai punto di riferimento per quanti avvertono il bisogno di incrociare nella vita gli orizzonti complessivi e di frequentare, al tempo stesso, i cantieri della quotidianità , per coniugare terra e cielo, storia ed eternità . Con la sua vita ha gridato che unico impegno richiesto all`€™uomo è la ricerca della pace e la realizzazione della giustizia. L`€™ansia per la pace è stata presente in tutta l`€™azione pastorale di don Tonino. La pace è stata la passione costante, pensosa e creativa del suo annuncio e del suo ministero. Coltivava il grande sogno di tenere insieme le provocazioni di Dio con quelle della nostra storia. Ha saputo organizzare i suoi interessi attorno all`€™ordine del giorno che, di volta in volta, gli poneva il mondo, nella fedeltà  a Dio e alla terra.
Per don Tonino il punto d`€™innesto di tale duplice fedeltà  era, appunto, l`€™anelito della pace. È infatti la pace, secondo lui, a garantire la recezione e l`€™accoglienza delle provocazioni di Dio. La provocazione è l`€™interpellanza dell`€™amore appassionato di Dio, che ci chiama a realizzare il suo progetto. La storia ha, dal suo canto, le sue esigenze, che sono anch`€™esse provocazioni, cioè appelli verso una qualità  di vita più vivibile, che non escluda nessuno, ma anzi cominci a realizzarsi a partire dai dimenticati, da tutti i Sud del mondo o dalle periferie della storia. Per questo, non è venuta mai meno, in lui, anche nel momento del dolore più acuto, la certezza che è lo stesso Dio a volgere il suo sguardo sull`€™uomo oppresso per liberarlo. Si radicava in questa certezza l`€™opzione preferenziale dei poveri che è stata la scelta programmatica del suo ministero pastorale.

La scelta degli ultimi

I poveri, per monsignor Bello, sono i punti di entrata attraverso i quali lo Spirito di Dio irrompe in tutte le realtà  umane e le ricrea. Pertanto, la scelta degli ultimi non è «l`€™indulgenza alle mode di turno», ma «la feritoia attraverso la quale la forza di Dio penetra nel mondo e comincia la sua opera di salvezza». L`€™opzione preferenziale per il povero è la misura privilegiata, benché non esclusiva, della nostra sequela di Cristo. «Entrare nella logica della sequela» di Gesù Cristo significa «mettersi in fila dietro di Lui e lasciarsi devastare dalla gioia di offrire un servizio alle retrovie. Rallentare il passo per farlo accelerare ad altri». Seguendo Cristo, la Chiesa deve vedere nel povero l`€™immagine schernita di Dio. Il Dio nel quale crediamo prende la difesa degli oppressi e li ama, «è partigiano anche Lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei pensieri del loro cuore; stende il suo braccio a favore dei deboli e fa rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi; ricolma di beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche in mano e con un palmo di naso in fronte».
È da ricercarsi nell`€™intima confidenza col Signore, il fondamento della speranza che ha caratterizzato la vita di don Tonino, non priva di difficoltà  e di sofferenze, ma soprattutto traboccante di tanta dedizione e coraggio. Egli, anche e soprattutto da vescovo, è stato un cristiano autentico, invaghito di Cristo, narrazione vivente del Vangelo. Ha saputo comunicare il Vangelo all`€™uomo, destando in lui energie sopite, volontà  di impegno e ragioni di speranza. E tutto questo soprattutto operando sulla potenzialità  aggregante, allusiva e dinamica della parola, consegnando ad essa il nucleo centrale del suo pensiero. Ha usato la parola per plasmare, informare il modo di vivere e di agire del suo popolo e coinvolgerlo in una rinascita di natura religiosa, morale e «politica». Il tempo e lo spazio nella vita di don Tonino avevano una sola finalità : comunicare la gioia di vivere nella semplicità , proiettando ciascun uomo verso traguardi di largo respiro, che invitavano al sogno e alla speranza. Un cammino, dunque, non fine a se stesso, ma che si sviluppa, senza mai lasciarsi bloccare da ciò che si è conquistato, come processo di costruzione del Regno, della terra promessa, la terra della libertà , caratterizzata da pace e giustizia, amore e verità , la cui costruzione non può vedere l`€™uomo passivo e/o indifferente.

Un grande amore per l`€™uomo

Da queste profonde convinzioni nasce il suo costante invito a rifuggire il degrado dell`€™uomo e nell`€™uomo, e a vivere sempre con eleganza, esprimendola egli stesso nei gesti, nei toni, nelle scelte, oltre che una carica di umanità  che lo ha sempre contraddistinto. In don Tonino traspariva il  piacere per le cose semplici e l`€™amore, il grande amore per l`€™uomo, incarnazione dell`€™immenso amore di Dio che non gli consentiva mai di essere indifferente agli altri.
Monsignor Bello ha avvertito che la comunità  credente pellegrina nel tempo non può eludere questa esigenza primaria in difesa dell`€™uomo e deve esercitare un ruolo critico-profetico nell`€™affermazione dei diritti umani, nel promuovere stili di vita nella logica delle Beatitudini che strutturino esistenze che, nel loro vissuto, solidarizzino, coltivino la nostalgia per un`€™umanità  sempre più umana, coltivino il coraggio di osare la ricerca del nuovo e dell`€™inedito, conferendo all`€™annuncio il carattere di una profezia quotidiana incentrata sulla gioia e sul piacere di vivere. 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017