Dal buio del Medioevo un modernissimo abbecedario

Lo chiamano il santo delle «vecchiette». Ma ecco che cosa si può ricavare spulciando dai suoi scritti: ce n’è per tutti.
08 Aprile 2003 | di

Ci sono certe cose che, fatte le debite differenze, non cambiano poi molto nel lento, ma inesorabile, scorrere dei secoli. E così può capitare che un giurassico come Antonio di Padova, vissuto nel lontanissimo XIII secolo, per di più sprofondato nel buio di un tempo che ancora attendeva la «salvezza» (si fa per dire) dei lumi della ragione e del libero mercato, la sapesse lunga su vizi piuttosto attuali. Spesso molto più lunga di tanti intellettuali e politici abituati a calcare la platea del Maurizio Costanzo Show più che non la realtà .
E così può capitare che il santo delle «vecchiette» e della pietà  popolare, qualcosa di intelligente avrebbe davvero da dircelo`€¦
In stretto ordine alfabetico, qualche parola «sparsa» di Antonio.
A come ambizione, sport preferito da amministratori della «cosa pubblica», rampanti manager e «aspiranti star» dello spettacolo: «Ahimè, ahimè, vedo che quasi tutti corrono con la bocca aperta e con la gola riarsa a bere alla coppa d`€™oro della prostituta. E come il vento, anche se aspirato a bocca aperta, non spegne la sete, anzi l`€™aumenta, così la vanità  del potere e della dignità  uccide, talvolta, proprio con la sete, colui che ne beve».
B come bocca, per coloro che non amano frequentare il silenzio: «Appena partorito, il bambino porta le mani alla bocca. Questo indica che ognuno, memore della sua nascita, deve mettere le mani sopra la sua bocca, per non peccare con la sua lingua».
G come giovenca, per chi crede di essere libero perché si è comprato l`€™ultimo modello di cellulare: «La giovenca in calore corre qua e là  con l`€™occhio sbarrato, non prende cibo, sottostà  al toro e non lo guarda, e mentre è oppressa dal suo peso è presa dal godimento della libidine. Così la carne quando è circondata di delizie, vaga per i campi della licenziosità , non prende il cibo dell`€™anima; sottostà  al diavolo e non lo vede, e il diavolo la schiaccia».
I come ipocrita, dedicato a tutti gli «appassionati» della ribalta televisiva o giornalistica: «L`€™ipocrita fa come il pavone che, quando è ammirato dai bambini, mette in mostra tutta la magnificenza delle sue penne e con la coda fa una ruota, ma facendo la ruota scopre vergognosamente il posteriore. Così l`€™ipocrita: mentre si vanta, ostenta le penne della santità  che finge di avere e fa la ruota della sua vanagloria. Dice, infatti: `€œHo fatto questo e quello, ho incominciato la tal cosa, ho portato a termine quest`€™altra`€. E mentre in questo modo `€œfa la ruota`€ e si pavoneggia, non fa che rivelare la laidezza della sua infamia».
P come povertà , per quelli che la povertà `€¦ non mi riguarda: «Dice Naum che `€œle locuste nel tempo del freddo si rifugiano nelle siepi`€. Così i poveri, nel rigore della povertà  che li angustia, si rifugiano letteralmente presso le siepi, chiedendo l`€™elemosina ai passanti, come dei lebbrosi, respinti dagli uomini. O anche: le siepi, nelle quali ci sono rami appuntiti e spine, raffigurano le trafitture, i dolori e le malattie dei poveri. Ecco quanta sofferenza! E perciò quanto è necessaria la consolazione! Il fango accumulato in casa manda fetore; invece, sparpagliato sulla terra, la rende feconda. Così le ricchezze, se si accumulano, e se soprattutto non sono proprie ma hanno provenienza furtiva, emanano fetore di peccato e di morte. Se invece vengono distribuite ai poveri, rendono feconda la terra della mente e la fanno fruttificare».
Solo qualche esempio, ma non c`€™è che dire: sant`€™Antonio aveva le idee chiare.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017