«Dagli all'arbitro!», sport nazionale specchio di una società malata

Contestare, anche in modo maleducato, le decisioni dell'arbitro durante la partita, mina alle radici qualunque gioco con regole. È lo specchio di ciò che avviene nella società.
28 Febbraio 2005 | di

L'atteggiamento dei giocatori, del pubblico e della stampa nei confronti degli arbitri nel nostro sport più popolare dovrebbe far riflettere. Il fatto che nel calcio sia possibile contestare le decisioni dell'arbitro durante la partita in ogni modo, dal semplice sguardo minaccioso fino all'ingiuria, allo strattonamento e oltre, non soltanto mina alle radici qualunque gioco con regole ma è purtroppo un segnale che travalica i confini di uno stadio e, per molti aspetti, è lo specchio di ciò che avviene nella società . Per di più, soprattutto nel mondo del calcio, la figura dell'arbitro, che dovrebbe brillare per discrezione sia prima, durante e dopo la partita, è spesso il protagonista, anche se non fisicamente presente, è al centro dell'attenzione, per lo più polemica, nelle trasmissioni e nelle pagine sportive.
Non vorrei che il lettore pensasse che io consideri l'arbitro infallibile e coperto da totale immunità . Al contrario, ritengoche, per quanto esperto, rischi, come ogni essere umano, errori, abbagli, paure, sudditanze psicologiche e altro ancora.
Credo anche che debba essere attentamente e continuamente monitorato, insieme con i suoi collaboratori, dai selezionatori che devono verificare la sua idoneità  fisica, tecnica e psicologica a svolgere un compito tanto delicato, giungendo fino alla sospensione e anche al ritiro della licenza di arbitrare qualora si dimostri in tutto o in parte non rispondente ai requisiti. Tuttavia, io credo che gli interessi economici che si muovono attorno agli sport più diffusi, le passioni che scatenano le vicende agonistiche e i loro protagonisti, la tendenza allo scandalismo e al sensazionalismo per aumentare tirature e audience, la presenza sugli spalti, e non solo, di individui che con lo sport nulla hanno a che fare, esigano che gli incontri sportivi, e il calcio in particolare, ritornino al più presto al rispetto delle regole e dei rituali.
In caso contrario, ogni sport, e soprattutto quelli che richiamano l'attenzione di masse imponenti di spettatori, senza la possibilità  di rispettare le regole, prima tra tutte quella del rispetto per gli avversari, può trasformarsi in battaglia senza esclusione di colpi.
Prima della gara, i giocatori, l'allenatore e i dirigenti della squadra possono discutere e criticare i criteri di selezione e di designazione dell'arbitro, dopo la gara possono criticarne anche aspramente l'operato, ma durante l'incontro è essenziale che l'arbitro sia protetto dalle contestazioni che, sappiamo, possono non solo degenerare in campo ma attizzare la violenza non solo verbale sugli spalti.
Tutto questo è previsto dai regolamenti, ma pare che il vero sport nazionale consista nel trovare, in campo e fuori, un capro espiatorio, spesso un arbitro, che funga da alibi per le nostre parziali o totali responsabilità  nella sconfitta. Come ricorda un arbitro internazionale non più in attività , Alfredo Trentalange: Nessuno fa formazione o cultura in questo senso, anche perché è molto più comodo prendersela con qualche altro, è una legge di autoconservazione. Per i giocatori è un disinvestimento di responsabilità  enorme, vuol dire avere una scusante. È un grande alibi dire che si è persa la partita non per colpe proprie ma per colpa dell'arbitro.

Sport duro,  ma rispettoso

Impariamo dal rugby, sport di contatto duro e, proprio per questo, bisognoso del massimo rispetto delle regole in campo e fuori perché l'agonismo non degeneri in violenza. Come dice Marco Pastonesi, esperto giornalista e autore di numerosi libri su questo sport: Una cosa strana e bellissima del rugby è il rispetto per l'arbitro.
C'è una regola convincente: a ogni protesta l'arbitro può dare i dieci metri, cioè sottrae dieci metri di campo alla squadra. E solo chi gioca al rugby sa cosa significano dieci metri conquistati corpo a corpo.
Una cosa forse ancora più strana e bella è che a volte l'arbitro non interviene. Alludo a certi falli subiti da un giocatore che ha commesso una scorrettezza, il quale viene così punito, sotto gli occhi di tutti, per la sua slealtà . È una di quelle regole non scritte ma vigenti.
Ed è così che il rugby, contrariamente a quanto pensano molti che non lo conoscono, può essere giocato nei Paesi in cui è sport nazionale, in stadi gremiti ma senza recinzioni tra spalti e campo di gioco, e in un clima di correttezza in cui, salvo rare eccezioni, la regola è il rispetto per l'arbitro e tra gli avversari.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017