Contro la droga recuperiamo il ragazzo che è in noi

Nei titoli dei quotidiani la cocaina, sempre più diffusa tra i giovani, è stata equiparata allo spinello. I media confondono e allarmano invece d'informare e di portare la discussione al nocciolo del problema. Che è legislativo e culturale.
31 Ottobre 2003 | di

Mi telefonano giornalisti e genitori per sapere cosa ne penso di un'indagine appena pubblicata secondo la quale la metà  dei ragazzi milanesi, dai 14 anni in su, farebbe uso di spinelli e cocaina. Cado dalle nuvole. Che molti ragazzi abbiano provato il fumo lo sapevo ma che la cocaina fosse così diffusa tra gli adolescenti non mi risultava. Mi propongo di leggere i dettagli della ricerca e, nel frattempo, scorro i titoli di alcuni giornali.
In effetti, la notizia viene presentata in modo allarmante.  Come era prevedibile, l'indagine, una volta studiata nei particolari, rivela un quadro diverso, anche se grave, della diffusione della droga tra i ragazzi. Però, mettere nello stesso calderone, in un titolo di giornale, lo spinello e la cocaina è profondamente sbagliato e, per di più, può ingenerare panico tra chi non sa quali differenze vi siano tra queste droghe e, soprattutto, quanto diversi siano gli effetti anche in termini di dipendenza.
Premetto che non ho un atteggiamento indulgente nei confronti di nessuna droga, compreso l'alcol, sempre più diffuso tra i giovani. Non credo, però, che si faccia un buon servizio ad alcuno trattando la questione genericamente e senza cognizioni di causa. Lo faceva opportunamente notare sul Sole 24 Ore del 20 luglio 2003 Gilberto Corbellini, recensendo il Trattato completo degli abusi e delle tossicodipendenze curato da Umberto Zizzoli e Mario Pissacroia (Padova, Piccin Editore).
Corbellini sostiene che sarebbe interessante e utile se anche in Italia si sviluppasse un dibattito non ideologico su un problema così serio, essendo ormai del tutto palese che gran parte dell'insuccesso nell'affrontarlo e delle sofferenze che causa a tante persone sono dovute a una legislazione e a una politica sulle tossicodipendenze e gli abusi che non tiene conto di quanto la scienza ha da tempo accertato. Ad esempio, da molto tempo i più importanti neuroscienziati italiani denunciano l'insensatezza della legge 1990 che classifica la cannabis (da cui derivano l'hashish e la marijuana) con gli oppiacei, la coca e vari alcaloidi estraibili. La scienza confuta che la cannabis porti all'eroinomania o abbia effetti criminogeni, uno dei timori più diffusi tra i genitori dei ragazzi che ne fanno uso.
Gli effetti dei derivati della cannabis e quelli della cocaina sono ben diversi. La grande quantità  di prodotti chimici presenti nella marijuana possono togliere provvisoriamente le inibizioni e dare un temporaneo stato di benessere, riducendo la concentrazione e la capacità  di memorizzare e di rievocare le immagini mentali registrate in precedenza. A lungo andare e con l'uso prolungato, la Thc, una neurotossina contenuta nella marijuana, può danneggiare il sistema nervoso, per non parlare delle numerose sostanze cancerogene presenti nel fumo della marijuana. Va però anche detto che la stragrande maggioranza dei ragazzi che per imitazione e lealtà  di gruppo ne ha fatto uso, se ne è liberata crescendo o si limita a un uso sporadico.

La cannabis non è la cocaina

Ben altre sono le conseguenze dell'uso, per endovena, inalazione o fumo, di cocaina. Questa droga, che ci fa sentire forti e vincenti, induce forte dipendenza, può essere usata anche per darsi coraggio in imprese che altrimenti non sarebbero alla nostra portata, ivi compresi comportamenti criminosi, e può avere effetti devastanti sul sistema nervoso. Il risultato è il continuo bisogno di droga, senza la quale si diventa irritabili, depressi e, infine, si mostrano evidenti sintomi paranoici.
La diffusione della cocaina va contrastata con la massima energia da parte delle forze dell'ordine che, a mio parere, dovrebbero avere corpi specializzati in grado non soltanto di sequestrare partite di merce ma anche di ricostruire tutti i passaggi dal produttore al consumatore. Quest'ultimo è l'anello debole della catena e va aiutato a liberarsi. Nei suoi confronti non può essere applicata la stessa logica repressiva che va invece usata, senza indulgenza, verso chi produce, raffina, manipola e spaccia la droga.
I ragazzi vanno certamente informati sugli effetti dell'uso delle droghe ma ricordiamo che questo non è mai stato sufficiente a impedire ai giovani, e non solo a loro, di farsi del male. Bisogna anche fare appello alla profonda sensibilità  che molti ragazzi hanno nei confronti delle ingiustizie e delle umiliazioni. Occorre che sappiano quanto è costata quella dose acquistata dallo spacciatore in termini di sfruttamento, dolore e malavita. Sappiano che nel momento in cui pagano uno spacciatore non soltanto rischiano la propria salute ma ingrassano un'organizzazione, nazionale e internazionale, che non ha alcun rispetto per la vita del prossimo. La natura ribelle di molti adolescenti dovrebbe rivoltarsi al pensiero di favorire un percorso che è di miseria e sfruttamento alla produzione, e di crimine e arricchimento nella commercializzazione all'ingrosso e al dettaglio. Molti giovani non hanno accettato questa situazione e sono stati in prima linea nella lotta contro la diffusione della droga. Ci vuole coraggio per rifiutare ogni omertà  di fronte a chi vende questa roba ed è per questo che noi dobbiamo stare vicini ai nostri figli e ai nostri allievi senza che loro abbiano paura di parlare con noi per timore di essere rampognati e puniti. Siamo stati ragazzi anche noi e dovremmo ricordare che l'adolescenza non è una passeggiata. È l'età  in cui si ha bisogno non di inflessibili censori ma di guide competenti e di alleati di cui fidarci, soprattutto quando non si è ancora in grado di comprendere appieno in quale trappola ci stiamo cacciando per l'avidità  e il cinismo di chi ci offre, magari gratis la prima volta, una dose.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017