Contro il fluoro che piega la vita dei poveri

L'eccesso di fluoro nell'acqua da bere provoca handicap gravissimi in milioni di indiani. Un dramma ignorato dai media, che si potrebbe evitare. Come dimostra questo progetto.
26 Settembre 2005 | di

«La prima cosa che ti colpisce è il silenzio. Poi ne capisci il motivo: non ci sono giovani in questo villaggio. Tutti i 1200 residenti, che abbiano 50, 30 o 10 anni, sembrano tutti vecchi, con denti gialli e consunti e arti abnormi». È la cronaca di un giornalista dell`€™«Indian Express», giornale di Calcutta, all`€™indomani di una visita al villaggio di Jharana Khurd (Stato di Rajasthan), uno dei tanti, in India, devastato, in quest`€™ultimi anni, da una malattia strana che sembra una maledizione.

Il nemico si chiama fluoro, la sostanza chimica che noi del mondo ricco conosciamo come efficace aiuto contro la carie dentale e che qualche stato, Usa, Australia e Inghilterra in testa, ha addirittura disciolto nell`€™acqua di alcuni acquedotti come prevenzione. Destando nei più informati non poche preoccupazioni.

Ci sono ampie regioni in India dove il livello di fluoruri nell`€™acqua non si può scegliere. Va in media da 3,5 ai 4,5 parti per milione, quando il limite massimo tollerabile non dovrebbe superare 1 parte per milione.
Il fluoro ad alte dosi provoca la fluorosi, una grave malattia degenerativa delle ossa e dei denti, aumenta il rischio di cancro osseo, ritarda lo sviluppo mentale, rende ciechi, provoca dolori atroci, incide sulla fertilità , danneggia gli organi interni.
Il problema investe 17 dei 32 stati indiani, riguarda 25 milioni di persone mentre altri 66 milioni sono a rischio (Fluoride action network).

Il quadro è peggiorato dalla povertà . La malnutrizione diffusa aggrava le malattie ossee causate dal fluoro, mentre i lunghi periodi di siccità  aumentano la concentrazione dell`€™inquinante nell`€™acqua da bere. Ciò espone fisici già  debilitati a un velocissimo declino e alla morte precoce.
Una vera e propria catastrofe umanitaria, pressoché ignorata dall`€™opinione pubblica mondiale. C`€™è chi pensa che la distrazione non sia casuale, perché intorno al fluoro e ai suoi effetti sulla salute ruotano interessi miliardari.

Il fluoro, nei villaggi contadini della diocesi di Nalgonda (stato Andra Pradesh, India del Sud), toccati da questo progetto della Caritas antoniana, lascia tracce evidenti. Si trova dappertutto: nel bambino con gli arti deformi e rattrappiti che non è neppure in grado di camminare, nel trentenne curvo come un vecchio di cent`€™anni, nella bimbetta coi dentini distrutti. Ed è anche lì, nei giunti abnormi delle gambe delle donne, che si trascinano a stento per cercare alla famiglia proprio quell`€™acqua che avvelena.
Persone giovanissime diventano presto incapaci di compiere il minimo lavoro in una società  che vive di un`€™agricoltura povera, avida di braccia, sconvolta continuamente dai capricci dei monsoni.
Una situazione che si aggrava nel tempo: l`€™acqua inquinata viene proprio dai pozzi e non c`€™è modo di procurarsi acqua più salubre.

Soluzione sostenibile
La diocesi di Nalgonda è particolarmente colpita dal fenomeno. Comprende due distretti civili, quello di Nalgonda e Mahaboobnagar e una popolazione totale di circa 5 milioni e mezzo di persone.
Ci sono 1155 municipi riconosciuti e un pletora di agglomerati sparsi, la diocesi ne conta più di 3 mila 200. Circa 1120 di questi ultimi hanno altissime concentrazioni di fluoro, dai 2,5 agli 8,5 parti per milione nell`€™acqua. In particolare cinque zone `€“ Nampally, Kanagal, Marriguda PK Pally e Munugode `€“ hanno una delle più alte concentrazioni nel mondo di fluoruri disciolti nell`€™acqua.
Ed è proprio qui che si concentrano le preoccupazioni di fra Anthony Muppala, direttore dei servizi sociali della diocesi, responsabile del progetto: «Sono stati i gruppi di donne per primi a rilevare il problema e a chiederci di salvare le famiglie dall`€™acqua inquinata. Per questo ci siamo rivolti alla Caritas antoniana».

Fra Anthony non si fa cogliere impreparato. Ha alle spalle una lunga ricerca di soluzioni e uno studio scientifico del Central food tecnological research institute, un istituto di ricerca di Mysore, per l`€™ultima trovata: «Si tratta di un filtro, che ha un basso costo e nessuna manutenzione. Le famiglie devono solo cambiare le candelette del filtro ogni quattro anni, con una spesa alla loro portata».
Incredibile l`€™efficacia: «Il vostro filtro `€“ recita il parere scientifico `€“ trasforma l`€™acqua fluorata dalle 8 alle 0.5 parti per milione in pura acqua distillata».
Ma è ancora più incredibile il costo: appena 33 euro per salvare la salute di un`€™intera famiglia. «I gruppi di donne nei villaggi ci aiutano a selezionare le famiglie più bisognose.
Nell`€™esecuzione del progetto partecipano i parroci, le associazioni giovanili e quelle dei contadini, ma anche alcuni rappresentanti dello stato. Posso davvero dire che questo è un progetto della gente per la gente».
Alla fine dei lavori preparatori, le famiglie più bisognose e più esposte all`€™inquinamento da fluoro risultano essere 500. Occorrono quindi altrettanti filtri per un totale di 16 mila e cinquecento euro.

Dalla richiesta alla Caritas antoniana del luglio del 2004 alla consegna dei filtri alle famiglie, nell`€™aprile del 2005, passano appena otto mesi.
«Abbiamo selezionato venti animatrici tra le donne dei gruppi femminili. Le abbiamo istruite non solo sull`€™uso del filtro ma sui danni da fluoro e su tutte le precauzioni igieniche per tutelare la salute delle famiglie. L`€™accesso all`€™acqua pulita è un altro tassello dello sforzo della diocesi di rendere le donne più consapevoli, più economicamente indipendenti, più capaci di scegliere per sé e per i propri cari. Il vostro aiuto lo ha reso possibile. Grazie perché vi siete fatti coinvolgere dai più poveri ed emarginati. Dio vi benedica».

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017