Come nacque Yeshua, Gesù, il Salvatore

Natale, per noi credenti, è fare memoria della nascita di Gesù, del suo entrare nella storia, del suo progressivo rivelarsi agli uomini come il volto dell’amore del Padre.
02 Dicembre 2001 | di

Si chiamava Myriam. Una ragazza, mora, dagli occhi profondi. Veniva da Nazaret, un paese dimenticato dagli uomini, e qualcuno diceva anche da Dio. Lassù nel Nord, ai confini delle terre abitate dai Gentili, i «cani» che non adoravano il vero Dio d`€™Israele. Aveva i suoi progetti. Quelli che può avere una ragazza all`€™aprirsi della vita, quando sogni e realtà  ancora si confondono in spazi non definiti. Un giorno, sì proprio un giorno come nelle favole, le capitò uno strano incontro. Un uomo, un messaggio, un sussurro, una folata di vento `€“ cosa esattamente non si sa `€“ si manifestò a lei. E da quel giorno tutto fu diverso, con un segreto che conservò gelosamente per tutta la vita, facendolo crescere e maturare, così come stava crescendo nel suo grembo quella vita destinata a diventare creatura, volto, uomo, parola di salvezza. In alleanza con l`€™Eterno.

Lui si chiamava Joseph, Giuseppe, diremmo noi. Un bravo ragazzo, di quelli che lavorano sodo, guadagnandosi il pane ogni giorno. Giovanotto di rare, essenziali parole. Non ce n`€™erano molti di così in giro. Il suo poco parlare non era incapacità  di dire. Era piuttosto capacità  profonda di ascoltare le voci, gli eventi della vita. Anche quando erano così strani, impossibili, incredibili, proprio come era capitato alla sua Myriam.

Con questi percorsi alle spalle erano giunti a Betlemme, un piccolo paese, prevalentemente di pastori, non lontano da Gerusalemme, «la santa», il sogno realizzato, dove lo stesso Altissimo `€“ benedetto Egli sia `€“ aveva posto la sua dimora.

Erano tornati alle radici della loro memoria familiare. Sì. Il carpentiere Joseph era un frutto della discendenza di David, l`€™eletto del Signore. Nel luogo delle loro radici, così come voleva l`€™occupante romano, per essere contati. Numeri, a gloria della potenza di Roma.

Fu a Betlemme che Myriam dette alla luce il figlio che attendeva: un bambino come tanti altri bambini, ma racchiudeva il mistero rivelatole un giorno, nove mesi prima, da un angelo, da un messaggero, da un sussurro...

Avrebbero voluto qualcosa di più, Myriam e Joseph, per lui nel momento della nascita: quanto di meglio, di bello, di caldo ogni madre può desiderare per il figlio. Scarsità  di posti, disorganizzazione, imprevedibilità , tutti questi elementi avevano reso impossibile il desiderio. Avevano dovuto accontentarsi del retro di una caverna-grotta, adibita a stalla, simile a molte altre intorno a Betlemme.

Lì era nato Yeshua `€“ noi lo chiameremo Gesù `€“ secondo l`€™anagrafe di discendenza davidica, figlio di Joseph e di Myriam. Il dono dell`€™Eterno `€“ benedetto Egli sia `€“ che finalmente aveva squarciato i cieli rivelando il segno del suo eterno amore per Israele e per gli uomini di buona volontà .

Non sembra che ce ne fossero molti, anche allora. Ma ce n`€™erano. Come oggi. Magari nascosti, silenziosi, vigilanti, come Joseph-Giuseppe, capaci di vedere, sentire, ringraziare perché nel segno del Natale Dio continua a venire nella storia, anche in quella nostra. Anche in questi giorni così disorientati e disorientanti. Il senso della festa imminente sembra far breccia a fatica. Il disagio per quello che sta succedendo nel mondo, sembra far da schermo alla voglia di festeggiare, facendo tuttavia `€“ e sarebbe già  un grande dono `€“ lievitare il desiderio e la speranza di pace.

La tanto usata (forse abusata?) previsione «niente sarà  più come prima», coniata sulle macerie fumanti delle Torri gemelle lo scorso 11 settembre, alla prova dei fatti si sta avverando in tutta la sua cruda certezza. Ma allora nemmeno il Natale potrà  essere come prima? Può darsi. Tuttavia nulla potrà  impedire di augurarci oggi e sempre: «Buon Natale!». E sarà  forse, ora, meno di una volta frase consunta dall`€™uso, perché ciò che accade ci induce ad andare alla radice dell`€™augurio per ritrovarvi il significato più autentico e il più genuino sapore.

Natale, per noi credenti, è fare memoria della nascita di Gesù, del suo entrare nella storia, del suo progressivo rivelarsi agli uomini come il volto dell`€™amore del Padre. Natale è sentire ogni volta che il Gesù che nasce ed è fra noi riesce a ridare, a sostenere la speranza, a renderci sicuri che, nonostante tutti rumori di guerra e di morte, si può sempre mettere la nostra personale storia e quella dell`€™umanità  in condizione di ricominciare.

E sia buono il Natale per tutti voi, cari amici.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017