Come la droga svegliò il bell'addormentato nel bosco

Franco, padre assente, si scuote dal suo apparente torpore dinanzi alla scoperta che il figlio diciottenne fa uso di droghe leggere.
27 Agosto 2003 | di

 Devo riconoscere che finalmente mio marito si è svegliato fuori con mio figlio di 18 anni! Ecco gli antefatti: avevo detto a questo figlio bello, alto, tenero che gli mettevo l'alt per la scuola: in prima ragioneria si era fatto bocciare, alla seconda volta del primo anno me lo stavano ancora bruciando, allora l'ho mandato al recupero anni, scuola privata: anche lì, niente da fare. Sono stata io che ho scoperto un mucchietto di roba che lui ha chiamato erba; gli ho cercato un lavoro in un vivaio e poi l'ho trascinato al Sert.
Al colloquio con lo psicologo c'era anche mio marito: e quando ha sentito con le sue orecchie che Camillo si faceva due o tre canne la settimana e non aveva nessuna intenzione di smettere, allora c'è rimasto male, malissimo. Davanti allo psicologo gli ha chiesto perché lo faceva e lui, spavaldo e bellissimo, gli ha risposto: Perché mi piace. Mi va di farlo e basta.
Abbiamo visto tutti e due che le prediche dello psicologo lui le sopportava per educazione; abbiamo preso atto che lui non voleva un altro appuntamento, dichiarava di spendere del suo perché guadagnava e che non faceva male a nessuno.
A casa, Franco, mio marito, si è chiuso nel silenzio; ma io sentito che non era il solito silenzio-corazza, ma una sofferenza concentrata, produttiva. Poi, man mano, è uscito dal suo ufficio di commercialista che io chiamavo la sua tana; si è attivato; ha chiesto consiglio a nostro figlio maggiore, sposato, a suo fratello, che c'era passato anche lui, al prete... perfino a me; poi ha cominciato a imporgli l'ora del rientro la sera e ad aspettarlo alzato quando, le prime volte, sembrava facesse apposta a tornare sempre più tardi (ora non più).
E non basta: mio marito ha smesso di fumare, sì, lui che credeva di essere inseparabile dal suo pacchetto di sigarette; si è ricordato che aveva un pezzo di montagna (come lo chiama lui) ereditato dal nonno e di sabato ha chiesto a Camillo e a quello più piccolo di andarlo ad aiutare a tagliare la legna e quelli ci sono andati: incredibile. All'inizio Camillo se la prendeva con me: Mi tratta come un cane, mi diceva. Voleva che lo commiserassi? Ci stavo per cadere, ma quando, un sabato sera, sul far del tramonto, ho visto scendere il mio Franco dal furgoncino tutto sudato, guantoni sporchi, stralunato, lui così mingherlino e così incollato al suo giaccacravatta, mi ha preso una tenerezza strana e ho pensato: lo tratti pure come un cane, era ora!.
Adesso mi sembra che Camillo si diverta quasi ad andare con suo padre; non so come sta a canne, ma non faccio i miei soliti interrogatori, per ora.
Una madre-moglie

Il bacio del risveglio
Già , la favola dice che occorre un bacio per risvegliare la Bella Addormentata nel Bosco; la madre-moglie narrante, in effetti, parla di risveglio di qualcuno che era prima addormentato; la metafora della favola ci aiuta allora a elaborare quest'esemplare storia di vita e a rispondere alla domanda di questa madre.
Non c'è da stupirsi che oggi la Bella Addormentata sia in versione maschile: nei sistemi familiari attuali si è congelata la funzione paterna; chiunque abbia pratica di relazioni familiari sa quanti padri oggi abbiano lasciato il campo e si siano rifugiati o in un mammismo protettivo, talora più ansioso di quello delle madri (il mammo) oppure nell'attivare una fuga nel lavoro, negli impegni, nella non-competenza a stare accanto ai figli. Ma, esattamente come nelle favole, quando la principessa cade addormentata anche tutto il castello subisce lo stesso maleficio.
Caduti addormentati i padri, tutto il castello-società  ne soffre: senza autorità  paterna, la società  diviene orizzontale, piatta, violenta; questi figli cresciuti senza padre (40 per cento, negli Usa, come si dice in Famiglia Oggi, I Neo padri, pag. 21) non sanno più, a loro volta, inventarsi come padri, rimangono fanciulloni cui tutto è dovuto e non sanno dilazionare i bisogni; nella società  senza padre aumentano la violenza interna familiare, l'abuso, il disimpegno, il sonno della ragione per usare un'immagine del filosofo Adorno.
Per la principessa addormentata, il bacio viene dall'imprevisto, dal sorprendente, dal gratuito, dall'amore, insomma da qualcosa che rompe il sonno proprio perché è altro dal mondo degli addormentati, è un anti-incantesimo.
Il Bacio è dunque l'evento imprevisto, che ha perfino in sé qualche cosa di doloroso (forse che alla Bella Addormentata non poteva piacere la quiete del sonno?): qui, nella nostra storia di vita, è l'emergere della devianza del figlio. Il Bacio è qualcosa di scioccante, che chiama energia, raduna le forze. Ma non basta: il padre Franco avrebbe potuto, alla notizia che il figlio si droga, rifugiarsi nel disfattismo, in un sonno ancora più profondo, o peggio ancora, nel è tutta colpa tua rivolto alla moglie che si era privatizzata il figlio, aveva agito da sola, si era arrogata decisioni pesanti.
Il Bacio, è inevitabile, deve venire anche da una forma di freschissimo amore, non calcolato: è il momento in cui la moglie vede il silenzio-sofferenza del marito senza gli occhiali del suo risentimento (per essere stata lasciata sola) e, soprattutto, senza la lente del suo sapere-cosa-il marito-dovrebbe-finalmente-fare; cioè vede il risveglio del marito (e quindi contribuisce a produrlo, come succede nel circolo interattivo familiare).
Un risveglio in tre fasi
Ed è questo che ci interessa, più che sapere le cause del cadere addormentato da parte del padre: il come del risveglio, il come dell'agire paterno in proprio.
Nel racconto della madre, balzano all'occhio tre direzioni. Il padre: a) si espone alla regola; b) prova ad assumere in qualche modo in sé la parte debole del figlio; c) gli offre compagnia e condivisione.
Prima di esplorare queste tre direzioni, ci conviene sottolineare ancora una volta che, in qualche modo, è il bacio materno a renderlo possibile, come se lei fosse il grembo per questo nuovo scambio padre-figlio, grembo, questa volta, non fagocitante, non ispettivo, non ricattante, non ansioso (anche se il figlio ci prova a restare il suo despota, tentando di farsi commiserare!).
Esaminiamo, allora, le tre direzioni del risveglio paterno:
a) Il padre si espone alla regola: non semplicemente dà  l'orario del rientro, ma si espone; non solo sa che paga di persona (sta alzato ad aspettarlo), ma mantiene ferma la regola anche quando è disobbedito; impara che la sua autorità  non è proporzionale all'obbedienza del figlio, ma che essa viene dalla bontà  stessa della norma.
b) Assume in sé la parte debole del figlio: un atto concreto, stupefacente nella sua gratuità : rinuncia al suo inseparabile pacchetto di sigarette. È come se volesse segnare la strada, senza pretendere; molto di più: è come se volesse, dentro di sé, tramutare la debolezza del figlio in forza, come se la vita stessa del figlio fosse in lui risvegliata. In altre parole, questo papà  scopre il codice paterno che è un prender su di sé fino al sacrificio (in questo il Cristo ci genera alla vita, assumendo su di sé la nostra debolezza).
c) Offre compagnia e condivisione: il tagliare insieme un albero nel bosco è molto di più che la richiesta di un servizio; il padre non lo manda, ma lo prende con sé, scoprendo così l'aspetto tangibile e concreto di questo Dna della paternità ; padre e figlio sudano insieme e forse il figlio, divenuto così corposo davanti al padre, può intuire il principio dello scambio; come il padre chiama di persona il figlio, così il figlio chiama il padre dal suo giacca-cravatta, dalla routine-rifugio.
Le tre direzioni della paternità  che abbiamo esaminato costituiscono la traccia della nuova paternità . E forse non sarà  più necessario, per i nuovi padri, cadere addormentati nell'incantesimo dell'onnipotenza materna: basterà  tenere sveglia la speranza che a ogni padre sono affidate, e in modo originale, queste tracce.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017