Fu Tong, Flowing Bodies, installazione audiovisiva.

Città, specchi dei viaggiatori

La mostra «Travellers Mirror Cities», visitabile fino al 16 maggio alla Venice International University di Venezia, analizza il rapporto che cittadini e viaggiatori hanno con le proprie e le altrui città, e con gli stranieri.
| Alessandro Bettero Caporedattore

La mostra collettiva itinerante «Travellers Mirror Cities», allestita nelle sale della VIU (Venice International University) nell’isola di San Servolo a Venezia, indaga sulle stratificazioni dei valori racchiusi negli spazi culturali, sociali e, prima ancora, geografici delle nostre città, in una prospettiva internazionale, costruendo «un percorso artistico concettuale sulla città del viaggiatore: un’immagine spirituale, speculare di sé e dello straniero». E lo fa mettendo insieme le diverse visioni di artisti cinesi e italiani come Qiu Anxiong, José Angelino, Shi Chengdong, Rä di Martino, Guo Fei, H.H. Lim, Matteo Nasini, Oliviero Rainaldi, Gabriele Silli, Fu Tong, Jin Wang, Yang Yongliang, grazie alla collaborazione tra la VIU e il MoCA (Museum of Contemporary Art) di Shanghai. La mostra di San Servolo è curata da Miriam Sun, direttrice esecutiva del MoCA, e da Giuliana Benassi.

A questa esposizione non sono estranee le tematiche della 60° Biennale d’Arte di Venezia, racchiuse appunto nel titolo emblematico «Stranieri ovunque - Foreigners everywhere», che intercetta proprio uno degli snodi del dibattito contemporaneo sulla dimensione della convivenza e dell’alterità nel mondo globalizzato.

Di fronte agli enigmi offerti dalle città, cioè quei «non detti» e quei «non visti» che spesso sono legati al territorio, ma che talvolta non notiamo, o non vogliamo vedere, gli artisti della mostra alla VIU mirano a svelare ai visitatori e, più in generale, ai viaggiatori contemporanei del nostro «villaggio globale», l’intima essenza di se stessi che si rispecchia nei luoghi che visitano o in cui si trovano a passare. E intendono incoraggiarli a stabilire una connessione con se stessi, a coltivare le relazioni interpersonali, a comprendere lo «straniero». Un impegno oneroso che richiede lo sforzo di superare le proprie barriere ideologiche. Italo Calvino, nel suo libro Le città invisibili, scriveva che «per quanto riguarda la città di Utopia, anche se non l’abbiamo scoperta, non possiamo abbandonare i nostri sforzi per cercarla».

Le opere in mostra fino al 16 maggio nell’isola di San Servolo, dove ha sede il Centro internazionale di formazione avanzata e ricerca, sono legate tra loro, in modo quasi simbiotico, ma si sposano anche con il contesto nel quale sono inserite. Nell’anno del settimo centenario della morte di Marco Polo, fautore del ponte culturale tra Oriente e Occidente, rappresentano un’occasione per riscoprire i punti di contatto – culturali, estetici e artistici – di Italia e Cina. Dopo Venezia, la mostra «Travellers Mirror Cities» si sposterà a New York, negli Stati Uniti.

 

Data di aggiornamento: 09 Maggio 2024