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Ci hanno tolto le lacrime

Cinquant'anni fa, nell'ex Cecoslovacchia, la morte di Jan Palach, simbolo della lotta a ogni regime e di tante «primavere» dei popoli.
| Nicoletta Masetto collaboratore

Un bambino depone una candela sul luogo dov’era morto, pochi giorni prima, Jan Palach. Siamo a Praga, piazza San Vecenslao. È il 1969. In un tardo pomeriggio di gennaio Jan, studente di Filosofia all’Università Carlo IV, si dà fuoco.

Non bruceranno, invece, le sue idee affidate a un quaderno di appunti lanciato, poco prima dentro a una sacca, lontano dalle fiamme.

Le parole del giovane studente sono un inno alla libertà contro la repressione delle truppe sovietiche che avevano occupato la città all’indomani della Primavera di Praga. Oltre 600 mila persone, provenienti da tutto il Paese, parteciperanno al suo funerale.

A distanza di cinquant’anni il ricordo di Jan, e la memoria di quei giorni, sono ancora vivi. Il suo sacrificio, e con lui la storia di un popolo, hanno ispirato libri, film, canzoni e versi. Come quelli di Zuzana Boryslawska, scritti durante l'occupazione, nella poesia «Le lacrime»:

Tolsero gli artigli al gatto e volevano che graffiasse tolsero le voce all’usignolo e volevano che cantasse tolsero l’argilla alla terra e volevano che fiorisseci hanno tolto le lacrime e vogliono che ridiamo.  

Data di aggiornamento: 20 Gennaio 2019