A cena con la storia

Sono appartenute ad artisti, scienziati, politici o santi. Conservano l’impronta di chi le ha vissute e raccontano al tempo stesso un territorio e un’epoca. Sono le case dei grandi personaggi. Dimore della memoria, dove la storia diventa quotidianità.
26 Giugno 2013 | di

Nessuno sa esattamente quante siano. Punteggiano ogni angolo dello Stivale, costituendo una primizia del nostro patrimonio artistico culturale. Sono le case museo appartenute a personaggi famosi, poeti, scrittori, artisti, filosofi, scienziati, politici, santi e, se si cerca bene, non mancano neppure i navigatori, a conferma del talento (tutto italiano) che il mondo ci riconosce. Sono pezzi di memoria privata e collettiva, conservano l’impronta di chi le ha vissute ma sono incastonate in un territorio e in un’epoca. A differenza di un museo vero e proprio, non sono opere da vedere ma da vivere; in esse aleggia lo spirito del tempo e la personalità del padrone di casa, come se ogni cosa d’incanto potesse tornare a vivere: le tazze nella cristalliera, gli occhiali sulla scrivania, la casa delle bambole nella stanza dei bambini. Per scoprire il loro fascino abbiamo selezionato le più suggestive, individuando tre itinerari dal Nord al Sud Italia: un viaggio inedito tra memoria, cultura e quotidianità, come dentro una macchina del tempo.
 
  

Nord
LA QUOTIDIANITÀ DEI GRANDI

di Cosetta Zanotti
 
Dal Medioevo ai giorni nostri, bussando alle porte di Francesco Petrarca, Antonio Rosmini, Ugo da Como, Gabriele d’Annunzio, ma anche a quella di uno dei presidenti della Repubblica più amati dagli italiani: Sandro Pertini. Inizia dal Nord il viaggio tra le case più famose d’Italia.

Il viaggio tra le case celebri parte da Nord ovest, dalle sponde del mar Ligure. Nell’entroterra di Savona, a Stella San Giovanni, si trova la casa natale di Sandro Pertini. Nell’abitazione museo, inaugurata nel 2009 e visitabile solo nei fine settimana, è possibile ritrovare alcuni oggetti appartenuti a uno dei presidenti più amati della Repubblica italiana. Osservando i luoghi che lo videro crescere, viene facile immaginare il piccolo Sandro correre tra i corridoi. Tanti i ricordi custoditi, da fine Ottocento al 1990, anno della sua morte: documenti, fotografie e lettere che narrano l’infanzia, la carcerazione durante il regime fascista, fino all’ascesa alla più alta carica dello Stato. Tra le notizie legate alla sua quotidianità ricordiamo la passione per il pesce, che amava consumare sempre nella stessa trattoria genovese, e i ravioli ricotta e spinaci, che prediligeva, invece, durante le sue trasferte romane.

Spostandoci dalla Liguria fino al lago di Garda, la seconda tappa consigliata è il luogo lasciatoci in eredità da Gabriele D’Annunzio, che proprio alle pendici del Benaco volle costruire nientemeno che una cittadella. Tra il 1921 e il 1938, infatti, a Gardone Riviera (BS) il poeta fece edificare lo splendido complesso del Vittoriale. Oltre a visitare la sua casa, è oggi possibile intraprendere percorsi storico-letterari, artistico-architettonici e naturalistici, studiati ad hoc per i visitatori di tutte le età. Tra le innumerevoli notizie sulla vita di D’Annunzio, sulla sua personalità eclettica, i suoi amori e le sue opere segnaliamo un aspetto forse poco noto. Pare infatti che il Vate fosse una buona forchetta e che, oltre alla carne d’anatra, apprezzasse un dolce abruzzese fatto di pane dolce ricoperto di cioccolato chiamato Parrozzo, di cui troviamo conferma anche nei suoi scritti.

Poco lontano da Gardone Riviera, e più precisamente a Lonato del Garda (BS), si trova un altro imperdibile gioiello. Si tratta del complesso monumentale della Fondazione Ugo da Como. Raffinato esperto d’arte, collezionista e bibliofilo, Ugo da Como (1869-1941) fu anche senatore della Repubblica italiana. Nella sua casa, completamente visitabile, oltre a entrare nelle splendide stanze dove trascorse i momenti più intimi con la famiglia, è possibile consultare la pregiata biblioteca che contiene circa 30 mila volumi, risalenti anche al XII secolo. Notevole è il tinello, con l’antico tavolo apparecchiato come se da un momento all’altro ci si dovesse accomodare, e lo studio personale, dove sono raccolte le innumerevoli onorificenze. Da non perdere: la passeggiata alla Rocca e al Museo ornitologico, a essa annesso.

Lasciando il lago, ma non dopo aver sorseggiato un buon Lugana accompagnato da pesce condito con l’olio d’oliva del Garda, suggeriamo di proseguire verso nord, in direzione del Trentino, per raggiungere la casa del beato Antonio Rosmini a Rovereto (TN). Nel palazzo appartenuto alla famiglia di Antonio sin dal 1678 e ora abitato dai padri rosminiani, è possibile visitare le stanze più intime, legate all’infanzia del beato. L’ambiente in cui nacque ancora conserva i suoi abiti, i quaderni, i giocattoli, e persino il seggiolone e la culla, nella quale la balia, che stava nella camera attigua, lo adagiava, cantandogli una ninna nanna. Antonio, bambino dalla sorprendente vivacità intellettuale, fattosi un po’ più grandicello consultò probabilmente i libri della biblioteca di famiglia, ricchissima di volumi pregiati, inizialmente avviata dallo zio Ambrogio e che ora è possibile visitare insieme con il resto della residenza. Rosmini strinse una forte amicizia con un altro grande intellettuale cattolico di quel periodo: Alessandro Manzoni. Nella stanza del beato è infatti conservata una copia della prima edizione dei Promessi Sposi, accompagnata da una dedica affettuosa dello scrittore, che gli fu amico e gli stette accanto anche nel momento della morte, avvenuta nel 1855.

Proseguendo il nostro itinerario verso est, suggeriamo un passaggio ad Arquà Petrarca (PD), in una dimora medievale perfettamente conservata, dove il poeta Francesco Petrarca trascorse i suoi ultimi anni di vita e dove morì nel 1374. A chi volesse visitare la sua casa, ora piccola sede museale, i cui lavori di recupero sono terminati nel 1985, consigliamo, per cominciare, di passeggiare nel suo brolo, possibilmente al pomeriggio, per ascoltare in silenzio i suoni della natura e lasciarsi penetrare dallo spirito del tempo. Solo allora si ha lo sguardo giusto per visitare la dimora e le sue stanze, e immaginare il grande poeta nello studiolo, seduto sulla seggiola preferita in compagnia della sua gatta, mentre, con le mani sporche d’inchiostro, scrive una lettera o compone un’ode. Nella casa è possibile ammirare alcune edizioni antiche delle sue opere e numerosi oggetti personali. Per una visita che soddisfi anche il palato, si consiglia il mese di ottobre, periodo nel quale si svolge la nota festa delle giuggiole, tipico frutto locale.
 
INFO
 
La casa Sandro Pertini
Stella San Giovanni (SV)
tel. 019 706194
sito www.assopertini.it
 
Fondazione il Vittoriale degli Italiani
Gardone Riviera (BS)
tel. 0365 296511
sito www.vittoriale.it
 
Fondazione Ugo da Como
Lonato del Garda (BS)
tel. 030 9130060
sito www.fondazioneugodacomo.it
 
Casa natale di Antonio Rosmini
Rovereto (TN)
tel. 0464 420788
sito www.casanatalerosmini.it
 
Casa di Francesco Petrarca
Arquà Petrarca (PD)
tel. 0429 718294
 

Centro
ROMANTICISMO ALL’ITALIANA
 

di Alessandra Gaetani

Case ricche di libri, di oggetti d’arte, di cimeli, ambientate in diversi contesti ed epoche. Dalla casa di Spadolini a quelle dei maggiori poeti romantici inglesi: Browning, Barrett, Keats e Shelley, per finire con la Casa museo di Mario Praz, cultore dell’arte, e con un classico: Palazzo Leopardi.
 
Un filo di Romanticismo unisce le case dei personaggi selezionate per l’Italia centrale: a questo periodo, infatti, appartengono alcuni di coloro che abitarono i luoghi che vi proponiamo. Il filo inizia a scorrere dalle colline fiorentine che incorniciano «Il tondo dei cipressi», dimora di Giovanni Spadolini (1925-1994), giornalista, storico e politico. Fu presidente del Consiglio e senatore a vita. Qui ha sede anche la Fondazione Nuova Antologia. Il presidente, Cosimo Ceccuti, spiega che «la villa raccoglie 40 mila volumi, dal Quattrocento a oggi. Conserva raccolte di oggetti e cimeli napoleonici e risorgimentali, collezioni di artisti quali Giorgio Morandi e Renato Guttuso». I volumi si possono consultare su richiesta. Il catalogo è sul sito della Fondazione.

A qualche chilometro di distanza, sempre a Firenze, il Romanticismo s’incarna nella sua forma storica in Casa Guidi, dove dimorarono Robert Browning ed Elizabeth Barrett, coniugi e grandi poeti inglesi. Abitarono questa casa, costruita nel 1400, fino al 1861; qui scrissero alcune delle più belle poesie e nacque il figlio Pen. «Nel 1847 affittarono un appartamento arredato. Un anno dopo lo presero non ammobiliato e si dedicarono all’acquisto di mobilia e tendaggi», spiega la responsabile Elena Capolino. Dopo la morte della moglie, Robert lasciò la casa. Il figlio desiderò ricrea­re l’ambiente dell’epoca e nel 1971 il Browning Institute di New York acquistò l’appartamento e lo aprì al pubblico. Oggi appartiene all’Eton College, la più prestigiosa scuola superiore del Regno Unito, che custodisce un’importante collezione dei due poeti. Il mobilio include pezzi originali e copie di oggetti a loro appartenuti.

Sempre in Toscana, a Torre del Lago (LU) sulle rive del lago di Massaciuccoli, c’è la casa di Giacomo Puccini, dove il maestro giunse nel 1891 e dove compose la maggior parte delle opere. Ideatrice e promotrice dell’Associazione Amici delle Case di Giacomo Puccini è Simonetta Puccini, nipote e unica erede del maestro. La casa è ricavata dall’antica Torre del Lago che ha dato nome al paese ed è divenuta un museo subito dopo la morte del maestro. Conserva l’aspetto originale, innumerevoli cimeli e la tomba. Il liberty domina nelle stanze in cui ancora si trovano il pianoforte del compositore, le lettere e i manoscritti, i fucili e i trofei di caccia.

Più a sud, a Siena, c’è un altro luogo di fascino. La città conserva la Casa santuario di santa Caterina, nella nobile Contrada dell’Oca. Caterina, patrona d’Italia e d’Europa, è una delle quattro donne alle quali è stato attribuito il titolo di «dottore della Chiesa». «Il santuario è diviso in cappelline chiamate oratorio: oratorio della cameretta, della cucina, del Crocifisso delle stimmate e cappella delle confessioni – spiega suor Maria Beatrice. Nell’oratorio del Crocifisso, che secondo la tradizione sorge dove si trovava l’orto della famiglia Benincasa, la famiglia della santa, è custodito il Crocifisso che le diede le stimmate nel 1375». Il professor Paolo Nardi, priore dell’Associazione internazionale dei Caterinati, che diffonde il pensiero e le opere di Caterina, spiega: «Nel Santuario si svolgono le nostre riunioni e si tiene la festa il 29 aprile. Pregevole è la cucina: il focolare era collocato dove ora sorge l’altare. Nella sua cella si vedono ancora gli affreschi di Alessandro Franchi e la pietra che usava come cuscino».

E, poi, la capitale, Roma, meta ambita dai poeti romantici. Non a caso, proprio nella celebre piazza di Spagna, quella della famosa scalinata di Trinità de’ Monti, è ancora visitabile la Keats and Shelley House. Giovanna Vincenti, ricercatrice in letteratura inglese, spiega che «qui visse per un periodo e morì a 25 anni nel 1821, il poeta romantico inglese John Keats. È aperta al pubblico dal 1909. La sensibilità e generosità di parenti, amici e mecenati hanno conservato la casa e creato la biblioteca di 8 mila volumi: la più grande in Europa sul Romanticismo. Il pavimento, il soffitto e il caminetto sono originali, come il balcone che affaccia sulla scalinata». Specifica il curatore Luca Caddia: «Le teche ospitano le essenze usate per la cremazione di Percy Bysshe Shelley, altro grande esponente del Romanticismo che in questa casa trascorse un periodo della sua vita, le prime edizioni dei poeti dell’epoca, le lettere di Oscar Wilde e Borges, per citare solo alcune preziosità». La casa è meta di eventi letterari e teatrali pensati appositamente.

Sempre a Roma abitò Mario Praz, saggista, giornalista e critico del secolo scorso. La sua casa museo è aperta dal 1995. «Per volontà testamentaria è diventata un museo e la biblioteca, consultabile, è composta da 15 mila volumi», spiega Emilia Viglietto. Lucia, figlia e unica erede di Praz, ha conservato gli oltre 1.200 oggetti. «Lo stile è neoclassico. Praz acquistò gli arredi presso vari antiquari d’Europa e li collocò seguendo uno schema ben preciso», specifica la direttrice, Patrizia Rosazza Ferraris. Troviamo i bastoni da passeggio, il divano a piccolo punto ricamato da lui e dalla moglie con le loro iniziali, il fortepiano e la lira chitarra, i diorami olandesi del 1700.

Sul versante adriatico, una sosta d’obbligo è a Recanati (MC), dove c’è Palazzo Leopardi. Si trova sulla piazza de Il sabato del villaggio; di fronte ci sono le scuderie che ospitavano alcune famiglie di domestici, tra le quali quella di Teresa Fattorini, a cui Giacomo Leopardi dedicò la poesia A Silvia. I giardini sono situati nella parte posteriore del palazzo. Al primo piano, la biblioteca e altre cinque stanze contenenti 20 mila volumi. Sulle pareti, reperti archeologici raccolti da Monaldo, padre del poeta, e nelle teche oggetti di famiglia.
 
INFO
 
Villa Il tondo dei cipressi
Firenze
tel. 055 687521
 
Casa Guidi
Firenze
tel. 055 354457
 
Casa santuario di santa Caterina
Siena
tel. 0577 280801
 
Museo Villa Puccini
Torre del Lago (LU)
tel. 0584 341445
 
Keats and Shelley House
Roma
tel. 06 6784235
sito www.keats-shelley-house.org
 
Casa museo Mario Praz
Roma
tel. e fax: 06 6861089
sito www.museopraz.beniculturali.it
 
Casa Leopardi
Recanati (MC)
tel. 071 757 3380
  
 
Sud e isole 
PASSIONE MEDITERRANEA
 
di Cristina Uguccioni

Un itinerario con il cuore in mano: dall’abitazione natale di san Pio, a Pietrelcina in Campania, alle case, baciate dal sole di Sicilia, di Verga e Pirandello. E poi, la dimora di una grande scrittrice, Grazia Deledda, e di un gigante della storia, Giuseppe Garibaldi. Entrambe in Sardegna.

Abitare – una casa, una città – significa condividere una forma di appartenenza senza la quale l’umano non si genera. Vi sono infatti parti essenziali dell’umano che solo l’abitare comunica ai cuccioli che iniziano a vivere. Al Sud, la prima tappa di questo viaggio nell’abitare è Pietrelcina (BN), in Campania, dove è possibile visitare, ai civici 27 e 28 di Vico Storto Valle, l’umile dimora natale di padre Pio, al secolo Francesco Forgione. La prima casa è costituita da un solo vano, arredato con estrema semplicità: un tavolino e un letto a due piazze, un lavamani, due cassoni, due seggiole e un tavolo su cui poggiano alcuni libri, quelli usati dal piccolo Francesco quando andava a scuola. Sulla parete, a capo del letto, quattro litografie di Madonne e due Crocifissi. Al numero 28 di Vico Storto Valle si trovano altri due ambienti: il primo, dall’aspetto molto umile, era la cucina della famiglia; il secondo, la camera da letto di Francesco e dei suoi fratelli. Già da bambino, Francesco, volendo fare penitenza, spesso dormiva sul pavimento, usando una pietra come cuscino. In questi poveri ambienti avvenne l’incontro tra il Signore e il giovane, che si affacciava alla vita circondato dal calore di una famiglia molto religiosa.

Il nostro itinerario prosegue in Sicilia, nel cuore della vecchia Catania, in via sant’Anna, 8: qui sorge l’elegante abitazione dove nacque e morì Giovanni Verga, figlio di una famiglia di antica nobiltà rurale. Arredi di pregio fanno da cornice agli oggetti cari allo scrittore: la scrivania dove creava i suoi capolavori, gli oltre 2 mila volumi della sua biblioteca, gli abiti da cerimonia, accompagnati da tuba e bombetta. Una curiosità: nella sala da pranzo vi è uno scendi vivande dotato di un campanello e collegato con il piano superiore, residenza della cugina: una signorile comodità che volle concedersi nella sua vita da scapolo. Quando Verga compì 80 anni fu festeggiato a Roma, al teatro Valle: a tenere il discorso ufficiale fu Luigi Pirandello, un altro gigante della letteratura, che di se stesso aveva detto: «Sono figlio del Caos, e non allegoricamente, ma in giusta realtà». Lo scrittore era infatti nato in contrada Caos, a 4 chilometri da Agrigento. La dimora, risalente alla fine del Settecento, è uno scrigno che conserva molti ricordi di Pirandello: fotografie, recensioni e onorificenze, prime edizioni di libri con dediche autografe, locandine delle sue opere più famose, rappresentate nei teatri di tutto il mondo, e le indimenticabili immagini del 1934, quando ricevette il premio Nobel per la letteratura. Percorrendo un vialetto in prossimità della casa si giunge a un pino pluricentenario, sotto il quale, guardando il mare, lo scrittore amava fermarsi a pensare, dipingere, scrivere. Volle essere sepolto proprio in questo luogo incantevole: «Sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti dove nacqui», lasciò scritto. È una sepoltura semplice: un cippo di pietra, ritoccato dallo scultore Marino Mazzacurati, che ospita l’urna con le ceneri.

Da uno scrittore profondamente legato alla sua terra, a un altro, che il prestigioso premio Nobel lo ricevette solo pochi anni prima, nel 1926: Grazia Deledda. In Sardegna, a Nuoro, in una via alla scrittrice dedicata, si può visitare la sua casa natale, nella quale, grazie ad alcuni schermi e altre soluzioni tecnologiche, ci si immerge nella vita dell’autrice, ascoltandone le parole e persino odorando i profumi degli alimenti freschi – pane, frutta e formaggi – che venivano riposti nella dispensa quando Grazia era bambina. Gli ambienti, con arredi, documenti e oggetti personali, restituiscono il mondo sardo caro alla scrittrice così come ella lo descrisse nel celebre romanzo autobiografico Cosima. Mentre Grazia Deledda nasceva, a Caprera un altro personaggio importante della storia italiana stava invece trascorrendo l’ultima stagione della vita: Garibaldi.

Sull’isola sarda il generale si era stabilito nel 1856 costruendo la «Casa bianca», per risiedervi con la famiglia. I moltissimi cimeli custoditi permettono di conoscere la vita pubblica e privata del generale: vi sono, infatti, armi, fotografie dei fedelissimi tratte dall’album dei Mille, abiti, migliaia di libri, strumenti musicali e nautici, i giochi dei bambini. Degna di nota è la cucina, che Garibaldi volle arricchire con strumenti tecnologicamente avanzati per l’epoca. Tra le particolarità, una copia della pallottola che lo colpì nella battaglia d’Aspromonte, nel 1862, e la carrozzella donatagli dal comune di Milano che rammenta il ferimento alla gamba destra avvenuto in quel combattimento, una ciocca di capelli della moglie Anita e il letto dove spirò nel 1882.

La tappa conclusiva di questo viaggio è Capri (NA), dove sorgono tre residenze dell’imperatore Tiberio, che dal 27 al 37 d.C. fece dell’isola la sua dimora. La più spettacolare, anche per la bellissima posizione, è Villa Jovis, situata sullo sperone roccioso di Monte Tiberio, a picco sul mare: si estende su un’area di circa 7 mila metri quadri e gli ambienti sono disposti intorno a quattro enormi cisterne per l’acqua che all’epoca erano in grado di soddisfare tutte le esigenze di questa imponente residenza, della quale si conservano, tra gli altri, i resti del sofisticato impianto termale e degli appartamenti dell’imperatore, con visibili tracce di pregiati pavimenti in marmo. n
  
INFO
 
Casa natale di padre Pio
Vico Storto Valle, 27 e 28
Pietrelcina (Benevento)
 
Casa museo regionale Giovanni Verga
Catania
tel. 095 7150598
 
Casa museo regionale Luigi Pirandello
Agrigento
tel. 0922 51182
 
Museo Deleddiano
Nuoro
tel. 0784 242900 - 258088
 
Compendio Nazionale Garibaldino di Caprera
Isola di Caprera (Olbia-Tempio)
tel. e fax 0789 727162
sito www.compendiogaribaldino.it
 
Villa Jovis
Isola di Capri (Napoli)
tel. 081 8370381 - 081 8374549 (Ufficio Beni Archeologici)
 
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017