Betlemme, culla della pace

Domandiamo pace per Betlemme. Non stanchiamoci di chiederla per Gerusalemme. Se non saranno gli angeli a far risuonare il loro canto, vogliamo farlo noi, chiedendo pace per tutti gli uomini, quelli che Dio ama.
01 Dicembre 2002 | di

Dicembre ha i suoi appuntamenti. La fine di un anno. La sosta con i suoi riti, di genere vario. La tradizione di scambiarci gli auguri, una quantità  di auguri, non privi anche di un tocco di qualità . E ne abbiamo bisogno, soprattutto nel momento che stiamo vivendo. Non bello, e tanto meno buono. Per carità : non è che quelli di una volta fossero tempi migliori: ce lo dice anche la Bibbia, quando ci mette in guardia dal magnificare il passato. Forse il passato è migliore solo perché caricato di memoria, nostalgia, di vaga bellezza. È anche questo un modo per difenderci dalla fatica del presente che rimane, comunque, «il nostro tempo» da vivere.

Ma dicembre è, soprattutto per i cristiani, Natale. Il tempo della tenerezza di Dio, come abbiamo voluto evidenziare nella copertina. Il tempo del silenzio abitato dal mistero di Dio: «Mentre alto era il corso della notte, la tua parola si è rivelata», come dice il libro della Sapienza. Il tempo e il sogno di Betlemme. Un tempo e un sogno violato da quello che è successo a Betlemme e da quello che sta succedendo in tante parti della terra, in un clima di violenza che sembra non volersi attutire. Un sogno fattosi incubo, un silenzio violato dal crepitio delle armi.

È uscito da poco un bel libro di due noti «volti» televisivi, giornalisti che ci tengono compagnia, durante le nostre cene, dal telegiornale delle 20, sono Giuseppe Bonavolontà  e Marc Innaro. Il loro libro porta il titolo L`€™assedio della Natività  (Milano, Ponte alle Grazie, pp. 272). È dedicato anche a «tutti i francescani: a modo loro una bella famiglia»! Ritmato dalle espressioni del Cantico delle Creature di san Francesco, il libro racconta l`€™esperienza drammatica dell`€™assedio alla chiesa della Natività  di Betlemme. C`€™è descritta tutta la quotidianità  con i suoi piccoli problemi che si fanno grandi nell`€™emergenza, quella che abbiamo solo potuto intuire, ma non vedere, alla televisione.

In quel luogo che racchiude la grotta-capanna in cui è nato Gesù di Nazareth, luogo sacro per tutta la cristianità , oggi non potrebbero presentarsi né i pastori, né gli angeli, senza il rischio di essere presi a mitragliate. È amaro costatarlo. Non perché turba la dolcezza del Natale, ma perché anche i luoghi simbolici sono violati, perché lì, dove è stato annunciato il dono della pace «agli uomini che Dio ama», la pace è tornata a essere una speranza lontana, un sogno che fatica, e quanto!, a farsi fratello della realtà . Eppure, Cristo continua a nascere, in ogni Betlemme che c`€™è sulla terra.

«In duemila anni `€“ ha scritto il francescano padre Ibrahim, guardiano del convento di Betlemme `€“ non era mai accaduto che si posizionassero armati dentro e fuori della Natività . Assedianti o assediati poco cambia quando lo scopo è uccidersi. Questa è stata la prima volta e spero l`€™ultima». E congedandosi dai giornalisti che «mi hanno insegnato il mestiere del reporter di guerra con voglia di pace» diceva: «Le cronache degli uomini vi trascineranno a zonzo per il pianeta e noi aspetteremo qui a Betlemme, nella casa del Signore che si trova in mezzo all`€™uragano delle intolleranze. Dove lo scoop è essere uomini tra burattini, e la verità  rivelata è una conquista tangibile, che non paga con il Pulitzer ma che rende la vita eterna...».

Nella nostra rivista abbiamo cercato di sostenere sempre questa speranza. Non possiamo venire meno oggi a quest`€™impegno. Abbiamo ripetuto spesso che finché non ci sarà  pace in Palestina, cioè nel luogo dove è venuto alla luce il principe della pace, questa non potrà  irradiarsi nemmeno negli altri luoghi abitati e violentati dal conflitto.

Domandiamo pace per Betlemme. Non stanchiamoci di chiederla per Gerusalemme. Se non saranno gli angeli a far risuonare il loro canto, vogliamo farlo noi, chiedendo pace per tutti gli uomini, quelli che Dio ama.

Preghiamo il Signore, come san Francesco, che faccia diventare ognuno di noi uno strumento della sua pace, portiamo l`€™amore dove è odio, il perdono dove è offesa, l`€™unione dove è discordia, la fede dove è dubbio...

E sia pace anche a voi cari amici. Con un augurio particolare a quanti, per sofferenze, problemi, per il terremoto, per le alluvioni, hanno particolarmente bisogno di sentirsi offerto quest`€™augurio. Buon Natale.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017