Assisi: una Chiesa in cammino con Francesco

A colloquio con il nuovo vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino, e padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento.
16 Marzo 2006 | di

I frati minori conventuali sono da sempre i «custodi» della Basilica di san Francesco in Assisi, nella quale riposano le spoglie mortali del Poverello. I luoghi in cui egli ha vissuto, i santuari che ne perpetuano la memoria, a motivo del grande fascino esercitato a livello locale e universale, lungo i secoli sono stati considerati dai Papi con particolare attenzione e speciale sollecitudine. Negli ultimi decenni si assommano l`€™intervento incoraggiante di Paolo VI, nell`€™agosto 1969; la lunga stagione nella quale Giovanni Paolo II ha designato Assisi (a partire dalla data emblematica del 27 ottobre 1986, di cui quest`€™anno ricorre il ventennale) come capitale della cattolicità  per quanto riguarda le iniziative di preghiera delle religioni per la pace; il recente documento di Benedetto XVI, in data 9 novembre 2005. Quest`€™ultimo chiede maggiore intesa tra le iniziative attivate nella Basilica di san Francesco (con annesso Sacro Convento) e la diocesi e, quando ne siano coinvolte, le Conferenze episcopali regionale e nazionale, e inoltre affida la giurisdizione del santuario `€“ per quanto riguarda le attività  di carattere  pastorale svolte dai padri conventuali `€“ al vescovo di Assisi. L`€™invito del Papa è stato pienamente accolto, come testimoniano, nelle due interviste, monsignor Domenico Sorrentino, il nuovo vescovo di Assisi, e padre Vincenzo Coli, custode del Sacro Convento.

 

Monsignor Sorrentino cantore di Francesco


A conclusione del rito del suo ingresso in Assisi come vescovo, ha cantato il «Cantico di frate Sole».

Monsignor Domenico Sorrentino, nuovo vescovo di Assisi, si è presentato alla città  testimoniando la sua grande ammirazione per il Poverello.

Msa. Nel suo primo messaggio alla diocesi lei ha accennato a «incontri e segni francescani» dislocati nella sua vita. La cosa ci ha incuriosito. Ce ne vuole parlare?

Sorrentino. Ho vissuto circa trent`€™anni a Nola, città  campana di storica presenza francescana. Pensi che è stata decisiva la venerazione nolana di Duns Scoto perché al grande teologo francescano venisse consentito il culto col titolo di Beato. Io sono stato direttore, a Nola, dell`€™Istituto superiore di scienze religiose che porta il suo nome. Abitavo nel seminario, dove, sul tronco di una biblioteca settecentesca, ho fondato una nuova biblioteca con un centro culturale intitolato a san Paolino. Chi capita in quella biblioteca, vedrà  un grande Crocifisso di San Damiano. Alla fine degli anni Settanta, venni personalmente ad Assisi per acquistarlo. Quell`€™icona mi seduce. E che dire dei contatti con i francescani? Dalla mia stanza all`€™ultimo piano del seminario avevo davanti agli occhi, a un paio di centinaia di metri, il convento dei Cappuccini, e ancor meno distante, di fianco, quello dei minori. I rapporti con i frati sono stati sempre cordiali. Ancora in Campania, sono stato per qualche anno parroco a Liveri, e qui mi sono ritrovato con un santuario mariano `€“ Santa Maria a Parete `€“ retto dai minori. Come prelato di Pompei, ho avuto quale predecessore il cappuccino monsignor Francesco Saverio Toppi, con il quale ho mantenuto uno stupendo rapporto di collaborazione. Che dire più? Dovrei parlare di segni più interiori. Però mi lasci passare sotto silenzio questa sfera più intima. Ne avrà  forse un`€™idea se le capiterà  di leggere la mia prima Lettera pastorale assisana dal titolo «Francesco, va`€™, ripara la mia casa». Ma non pretendo di fargliela leggere`€¦

Come ha accolto la sua elezione a pastore di una diocesi così ricca di memorie francescane?

Naturalmente con grande gioia, direi con commozione, mista, ovviamente, a tanta trepidazione per la responsabilità  che mi viene affidata. È una grazia per me poter vivere tanto da vicino e dall`€™interno, direi alla «fonte», le espressioni della spiritualità  francescana. Se può darle la misura dello stato d`€™animo, le dirò che, nei mesi di preparazione all`€™ingresso in diocesi, pregando in compagnia di san Francesco, ho composto tre piccoli canti «francescani». Piccole cose, in verità , dato che non sono un musicista. Ma cose sentite. Una di queste melodie, il saluto alla Vergine, è stata eseguita dal coro al mio ingresso pastorale in Assisi.

Che cosa personalmente la affascina e della figura di Francesco e del cosiddetto «spirito di Assisi»?

Considero Francesco una figura straordinaria di «innamorato». Il suo modo di sentire Cristo, la Chiesa, il mondo, le persone e le cose, non è comprensibile nella sfera delle «ideologie». Ha il sapore di un «amplesso», che una volta compiuto nella contemplazione di Cristo a San Damiano e nel bacio del lebbroso, è rimasto sempre all`€™altezza dell`€™innamoramento. Francesco mostra quanto Cristo ti possa riempire il cuore e farti cantare anche quando sei diventato uno straccio di umanità . Il Cantico di frate sole, non lo si dimentichi, sgorga da un Francesco ormai non vedente e tutto dolore, nell`€™anima e nel corpo. Che da questa umanità  dolente, eppur capace di canto, continui a sgorgare una brezza di pace, di dialogo, di incontro tra le persone e le culture `€“ lo «spirito di Assisi», insomma `€“ non fa meraviglia. È il miracolo del cristianesimo quando lo si gusta fino all`€™ultima stilla. Gli uomini del nostro tempo `€“ credenti e non credenti `€“ sentono in questo spirito il sapore dell`€™autenticità  e della speranza.

Molti sono rimasti positivamente colpiti dal fatto che lei abbia concluso le celebrazioni del suo ingresso in diocesi cantando il Cantico delle creature...

Guardi, non era programmato. Sono stato indeciso fino all`€™ultimo se mettere in pubblico quest`€™altra delle piccole melodie che mi sono sgorgate dentro pensando ad Assisi. Ma celebrando nella cattedrale di San Rufino, nei luoghi in cui Francesco è stato battezzato, dove ha pregato e predicato, ho sentito come fosse lui, Francesco, a cantare con me, o dentro di me. Per me è stato solo pregare. Sono felice di constatare che tanti sono stati toccati.

Sempre nel suo primo messaggio, lei ha rivolto un pensiero particolare ai figli di san Francesco, «portatori di un carisma che, dopo otto secoli, non attenua il suo fascino». Ci sono sembrate parole importanti e significative, pronunciate all`€™indomani di una disposizione della Santa Sede che, forse malintesa, ha suscitato un po`€™ di sconcerto. Che ne dice?

Sono convinto che le recenti disposizioni, tese solo a creare un miglior coordinamento pastorale, nulla togliendo alla particolare attenzione della Santa Sede per le basiliche di Assisi, espressa nel ruolo «morale» del cardinal legato, finiranno per potenziare, non certo diminuire, la forza della proposta spirituale francescana. Pensi che la Lettera pastorale di cui poc`€™anzi le parlavo, l`€™ho concepita come proposta di percorso spirituale a partire dall`€™icona del Crocifisso di San Damiano. Una proposta che faccio all`€™intera diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino. Francesco non è solo dei francescani! La collaborazione richiesta dal nuovo assetto organizzativo della pastorale assisana sarà  un bene per tutti. Devo dire che sono rimasto edificato dalla prontezza con cui i francescani di Assisi hanno accolto le decisioni papali. Sta di fatto che tra me e loro si è subito instaurato un rapporto di vera amicizia.

Il prossimo ottobre ricorrono i vent`€™anni dalla prima Giornata mondiale di preghiera per la pace che ha visto, attorno a Giovanni Paolo II, esponenti di tutte le religioni. Come verrà  ricordato quell`€™evento? Con la presenza di papa Benedetto XVI?

Ho avuto modo di parlare personalmente con il Papa, che ha immediatamente aderito al mio invito a visitare Assisi. Ma quando e come, spetta solo a lui deciderlo. Certo sarebbe molto bello che la visita avvenisse entro quest`€™anno, tenendo conto di due anniversari significativi: l`€™ottocentesimo anniversario delle Parole a Francesco del Crocifisso di San Damiano, alle sorgenti del francescanesimo, e i vent`€™anni della Giornata di preghiera per la pace. Vedremo.

Per ora mi restano nell`€™animo le parole molto belle che Benedetto XVI mi ha detto su Assisi e sul valore della proposta spirituale francescana nel nostro tempo.

 

Padre Vincenzo Coli e lo spirito di Assisi


Dialogo nel rispetto dell`€™altrui e della propria identità : questo lo stile degli incontri di preghiera delle religioni per la pace.


 

Padre Vincenzo Coli, custode del Sacro convento di Assisi, è stato testimone del dialogo interreligioso per la pace.

Msa. Assisi, grande laboratorio spirituale: come si sono inseriti in questo ambito i vari meeting interreligiosi di preghiera per la pace?

Coli. Assisi, a motivo del suo figlio più grande, Francesco, è sicuramente un luogo privilegiato per incontri e dialoghi a carattere interreligioso. I vari meeting svolti in questa città  benedetta si sono inseriti nel modo più naturale possibile perché i capi delle religioni, chi per un motivo e chi per un altro, stimano o simpatizzano per il Poverello, uomo amabile e credibile.

Qual è stato il vostro ruolo di frati nella realizzazione di eventi così importanti per tutta la Chiesa?

Penso che si possa dire, senza falsa modestia, che il ruolo dei frati è stato sempre importante e prezioso, ma anche e giustamente non tanto visibile. Mi spiego. Gli incontri sono sempre stati preceduti da riunioni di una Commissione che li preparava anche nei dettagli. Noi siamo sempre stati chiamati a partecipare e a portare il nostro contributo sia per motivi pratici che logistici. Sono convinto che il nostro contributo migliore, comunque, sia stato l`€™offerta di un clima gioioso, accogliente e servizievole.

Nemmeno l`€™adesione convinta ed entusiasta di Giovanni Paolo II e la sua presenza ai grandi incontri interreligiosi del 1986 e del 2002, hanno dissipato del tutto il sospetto di derive sincretiste. Questi incontri, secondo qualcuno, favorirebbero la percezione di una sostanziale equivalenza delle diverse religioni. Cosa pensa in proposito?

Il mio pensiero personale può piacere o no; è comunque chiaro. I due grandi incontri sono stati voluti dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Nei suoi interventi ha sempre chiarito il suo pensiero e quello della Chiesa. In questa prospettiva credo che bisognerebbe rileggere e approfondire il discorso che egli fece alla Curia Romana neanche due mesi dopo il 27 ottobre 1986, e precisamente il 22 dicembre dello stesso anno. Il discorso ha come oggetto il disegno della creazione e l`€™unità  della famiglia umana. Possono sempre sorgere sospetti di derive sincretiste o percezioni di sostanziale equivalenza, ma non per questo la Chiesa deve rinunciare alla sua missione. Gli eventi di cui parliamo esigono anche che i singoli cristiani si sveglino perché, per dialogare, senza paure, bisogna avere una chiara, forte e matura identità .

Da quelle giornate è nato il cosiddetto «spirito di Assisi»: in che cosa consiste? Chi ha raccolto e fatto fruttificare al meglio questa eredità ?

Questa domanda mi permette di riprendere l`€™ultimo pensiero della precedente risposta. Lo «spirito di Assisi» esige il dialogo nell`€™accoglienza, nella conoscenza e nel rispetto dell`€™altro. Per questo ho parlato d`€™identità  matura. Essa dev`€™essere anche chiara e forte per poter permettere ai dialoganti di offrire la propria ricchezza e percepire quella degli altri. È probabile che sia la Comunità  di Sant`€™Egidio ad aver accolto e fatto meglio fruttificare la grande eredità  dello «spirito di Assisi». Penso, comunque, che appartenga al Dna del carisma francescano per la ricchezza di tutti i suoi elementi costitutivi e ciò spiega il nostro impegno.

Alla figura di un Francesco innamorato di Dio e di Madonna Povertà  si è aggiunta di recente anche quella di un santo che ama la natura, gli animali, tanto da diventare richiamo obbligato per gli stessi «ecologisti»: è fondata questa interpretazione?

Sappiamo che è stato il papa Giovanni Paolo II a proclamare Francesco patrono dei cultori di ecologia. Per quanto concerne gli animali, le Fonti francescane sono ricche di episodi che parlano dell`€™amore rispettoso di Francesco verso di loro. Il Cantico di frate sole, poi, ci ricorda come le creature abbiano un valore in se stesse e come rimandino alla loro Fonte: il sole, per esempio, rimanda stupendamente al Sole divino, fonte di vita e di luce. In parole più semplici: anche l`€™impegno ecologico di noi francescani dev`€™essere radicato in Dio e in Cristo per non essere una concessione alla moda.

Islam e Occidente stanno vivendo un momento di forte conflitto: che lezione dobbiamo trarre dall`€™insegnamento e dal comportamento di Francesco, che nella sua Prima Regola parla dell`€™invio dei frati tra i Saraceni? Come leggere in questo contesto l`€™incontro di Francesco con il sultano Melekel-Kamel?

Francesco credeva nella missione della Chiesa di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. Ha chiesto al Papa l`€™autorizzazione per potersi inserire nella missione della Chiesa con il carisma proprio che il Signore gli aveva affidato. La prima forma di evangelizzazione dei francescani è la loro stessa vita, come ricorda la Prima Regola al capitolo 16. Oggi i teologi la chiamano «evangelizzazione per irradiazione o per contagio». Prima, dunque, la vita e poi la parola «disarmata». Questo è stato il comportamento di Francesco con il Sultano: incontro e dialogo pacifico con l`€™intenzione di annunciare Cristo Salvatore.

Venendo all`€™attualità , con quale spirito avete accolto il Motu Proprio pontificio che, modificando precedenti disposizioni di Paolo VI, intende collegare maggiormente le vostre iniziative pastorali alla realtà  ecclesiale locale e nazionale?

Semplicemente con lo spirito che ci ha insegnato san Francesco e cioè «con un amore obbediente alla Chiesa». Come suoi discepoli, non dimentichiamo mai il suo insegnamento: «seguire le orme di Cristo», ma anche «seguire le orme di Santa Romana Chiesa». Stiamo già  facendo l`€™esperienza delle nuove indicazioni e crediamo in una più ampia ecclesialità  pastorale.

Il prossimo ottobre ricorrono i vent`€™anni dalla prima Giornata mondiale di preghiera delle religioni per la pace. Come intendete ricordarla? A quell`€™appuntamento, per quanto lei conosce, ci sarà  Benedetto XVI?

Organizzato dall`€™Istituto teologico di Assisi (Ita), che ha sede presso la Basilica di San Francesco, si terrà  un convegno per approfondire lo «spirito di Assisi» (26-28 ottobre 2006). Una seconda e bella iniziativa dovrebbe svolgersi nella prima decade di novembre, ma per il momento non sono in grado di dire di più.
Per quanto concerne la presenza del Santo Padre in Assisi, abbiamo speranza che egli venga, come ci ha fatto intendere il nostro nuovo vescovo, monsignor Domenico
Sorrentino.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017