Arciconfraternita del Santo, tradizione e carità

Nata a pochi anni dalla morte del Santo, l’associazione anima la vita di devozione e di carità dei propri membri, formandoli alla vita cristiana. Come? Lo raccontano il priore Leonardo Di Ascenzio e il cappellano, padre Lucio Condolo.
22 Gennaio 2008 | di

Arriveranno da tutta Italia per onorare sant’Antonio, e per riscoprire la fonte del loro sodalizio, nella città che ospita le reliquie del patrono. È quanto faranno, dal 27 al 29 settembre prossimi, le confraternite e le congreghe antoniane di tutta Italia (l’invito è esteso anche alle confraternite amiche): un pellegrinaggio a Padova organizzato dall’Arciconfraternita di sant’Antonio che alternerà momenti convegnistici a liturgie in Basilica. Per noi è l’occasione di conoscere meglio questa antica forma di devozione comunitaria al Santo: lo facciamo incontrando il priore, Leonardo Di Ascenzio e il cappellano dell’arciconfraternita, padre Lucio Condolo.

Msa. Quali obiettivi si pone oggi una confraternita?

Di Ascenzio. Alle confraternite stanno a cuore due mete: la formazione religiosa degli iscritti – che fin dal ’400 sono sia confratelli che consorelle – e la diffusione della devozione antoniana, vivendo l’insegnamento evangelico con le opere di carità e di pietà. Tutto ciò si declina nell’impegno della prima domenica del mese, quando il nostro cappellano tiene una catechesi su un argomento specifico che muta di anno in anno: in questi mesi, per esempio, stiamo approfondendo il Credo, mentre lo scorso anno la formazione era incentrata sulle Beatitudini.

Sempre nella prima domenica del mese abbiamo la tradizione di distribuire pane benedetto alle porte della nostra sede, la Scoletta del Santo, dopo la messa confraternale delle ore 11.00 in Basilica, nella quale ricordiamo i benefattori e i defunti.

Invitiamo così le famiglie a consumare il pane durante il pranzo del giorno di festa, come segno di comunione e di carità.

Le offerte che sono liberamente lasciate dai pellegrini sono quindi usate per sostenere le nostre opere assistenziali.

Quali sono le attività caritative della confraternita?

La nostra arciconfraternita aiuta un certo numero di famiglie per le necessità quotidiane, durante tutto l’anno. L’opera di carità si affianca poi all’apostolato indirizzato ai giovani per farli crescere all’interno della Chiesa. Da trentaquattro anni proponiamo un Premio nazionale, intitolato a un nostro piccolo confratello premauramente scomparso, Andrea Alfano D’Andrea, che coinvolge gli studenti di circa settanta scuole medie e superiori, su un tema di approfondimento religioso o sociale.

Che ruolo gioca oggi, nella vostra esperienza, la devozione popolare?

La componente della tradizione popolare era forse un po’ spenta, almeno fino agli anni ’80, nell’iniziativa dell’arciconfraternita, ma ora la stiamo riprendendo. Da qui il recupero dell’abito confraternale come segno di pubblica appartenenza e di impegno all’interno di una associazione cattolica. Nello stesso spirito viviamo la partecipazione alle processioni in Basilica in occasione delle feste, novene e tredicine, dei nostri grandi santi e patroni. Ma non saremmo confraternita madre – titolo concessoci dalla bolla di papa Leone XIII che ancora gelosamente conserviamo – se non ci rivolgessimo anche alle altre simili realtà antoniane nel mondo. Ad esempio, in questi giorni abbiamo preso contatti con una confraternita di Maastricht, in Olanda.

In che modo animate le altre confraternite antoniane?

Nel corso di tutto l’anno si svolgono incontri con le confraternite e le pie unioni antoniane nei loro Paesi. E poi garantiamo loro accoglienza quando vengono a Padova: le accompagniamo in visita ai luoghi antoniani, e soprattutto viviamo insieme la domenica in Basilica, celebrando la messa e compiendo il gesto del pellegrino alla tomba di Antonio. Infine ci incontriamo, in un modo formale e fraterno insieme, nella magnifica sala priorale.

Che cosa significa per una confraternita ispirare la propria opera a sant’Antonio?

Vivere all’ombra di sant’Antonio è un privilegio: è stato un fratello che suscita ancora, a distanza di otto secoli, una devozione incredibile. Nella sala dell’arciconfraternita troviamo rappresentati nelle pitture quegli aspetti della vita del Santo che ancora ci conquistano. Entrando, a destra, c’è l’immagine del guardiano Nicola da Stra che distribuisce il pane, secondo la consuetudine che noi portiamo avanti ancor oggi. E poi sono raffigurati i miracoli del Santo, che continuano a trasmetterci l’importanza di valori come la famiglia, la fede, la verità, la giustizia in campo finanziario e sociale, il rispetto delle persone, specie le più deboli. Noi cerchiamo di vivere questi valori nel nostro stato laicale e notiamo con soddisfazione che le iniziative proposte sono ancora ben accolte.

Per concludere chiedo a lei, padre Lucio Condolo: che cosa significa assistere un’arciconfraternita oggi?

Condolo. Contano soprattutto la presenza e l’animazione: con i confratelli e le consorelle dell’arciconfraternita sviluppo un cammino di formazione antoniana e francescana, nella condivisione di una comune vocazione.



Appuntamenti in Basilica. Processione della reliquia del mento.


Era il 15 febbraio 1263: le spoglie mortali di sant’Antonio venivano traslate all’interno della nuova Basilica dedicata al Santo. In quella prima ricognizione l’allora generale dell’Ordine francescano, san Bonaventura, constatò che la lingua di sant’Antonio era intatta, a 32 anni dalla morte.

Da quell’anno si celebra la Festa della Lingua: il culmine dei festeggiamenti è la domenica successiva al 15 febbraio, per il 2008 il 17. Alle ore 11.00 monsignor Francesco Gioia, delegato pontificio, presiederà una messa solenne. Alle 17.00 una solenne eucaristia sarà celebrata dal provinciale, padre Gianni Cappelletto; al termine, la reliquia del mento di sant’Antonio verrà portata in processione all’interno della Basilica.


Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017