Anche questo è Natale

Un centro di sviluppo per la prima infanzia a Malawi; un programma sanitario integrato in Zambia; un asilo infantile in Uganda realizzati con il contributo dei nostri lettori per salvare tanti bambini dalla fame e dalla morte.
06 Dicembre 2002 | di

Malawi

Li chiama i «piccoli angeli»: sono i bambini poveri, che frequentano la scuola elementare e l`€™asilo infantile realizzati grazie al contributo della Caritas antoniana.

Monsignor Jospeh Kimu, vicario generale della diocesi di Mangochi, in Malawi, parla con commozione di questi piccoli salvati dalla fame e dalla morte. «Anche questo `€“ dice `€“ è Natale».

La diocesi si trova nel sud del Malawi e comprende dodici villaggi per una popolazione globale di 15 mila abitanti.

In Malawi, dove il 15 per cento dei bambini è orfano a causa dell`€™aids, la malattia e l`€™estrema povertà  continuano inesorabilmente a erodere le capacità  delle famiglie e delle comunità  di prendersi cura dei bambini, il 90 per cento dei quali non ha accesso ad alcuna forma d`€™assistenza durante i primi anni di vita. Nel 1997 monsignor Kimu scriveva al direttore della Caritas antoniana per chiedere un aiuto per quei poveri piccoli.

«Il governo malawaiano `€“ informava il sacerdote `€“ ha istituito delle scuole elementari gratuite, ma molti dei nostri bambini non possono raggiungerle perché troppo lontane. La scuola più vicina si trova a 12 chilometri di distanza ed è musulmana».

Il progetto di monsignor Kimu era chiaro: creare una piccola cittadella scolastica dove i bambini poveri della sua diocesi potessero apprendere le basi della scrittura e della lettura e avessero cibo per vivere ogni giorno.

Con quest`€™iniziativa la diocesi si proponeva di aiutare, oltre ai bambini poveri, anche le donne, per il 95 per cento analfabete. Come? Istituendo corsi pomeridiani di letteratura e grammatica. Durante le lezioni si sarebbero affrontati anche i temi della salute, della cura della casa, delle coltivazioni, e altre materie utili alla loro formazione di mogli e di madri.

La struttura da realizzare comprendeva otto classi. Bisognava, inoltre, acquistare altro materiale: banchi, armadi, sedie, tavoli, arredamento per la cucina e il refettorio, e altro materiale didattico.

La grave situazione di tanti bambini poveri e denutriti ha reso necessaria anche l`€™apertura di un asilo infantile.

La spesa totale si aggirava sui 250 milioni di lire, una cifra impossibile per la diocesi. Ma monsignor Kimu non si è perso d`€™animo e ha esposto alla Caritas antoniana il suo progetto, ricevendo un contributo di 50 milioni di lire.

«Ora abbiamo una bella scuola elementare, con oltre 1500 bambini `€“ informa soddisfatto monsignor Kimu `€“, mentre il nostro asilo ospita abitualmente 300 bambini dai 3 ai 6 anni. Ma sono molti di più quelli che giungono da noi per nutrirsi adeguatamente».

L`€™anno scorso sono stati aiutati, in totale, 520 piccoli suddivisi in gruppi, in base alle loro condizioni di salute. I piccoli vengono nutriti secondo un programma alimentare che prevede due pasti al giorno: alle dieci, un panino o una polentina e un po`€™ di the; a mezzogiorno, la polentina, il riso con fagioli, carne (o pesce) e verdura. «È bello vedere questi bambini che, tutti insieme, pregano per ringraziare Dio del cibo che stanno per prendere `€“ confida monsignor Kimu `€“. La gioia di questi `€œangeli`€ si legge nei loro occhi».

 

Zambia

Nel 1998 giungeva alla Caritas antoniana una richiesta di aiuto proveniente dallo Zambia e, più precisamente, dall`€™ospedale della missione di sant`€™Antonio, dove operano le suore francescane missionarie.

L`€™ospedale, aperto nel 1960 dai francescani conventuali, appartiene ora alla diocesi di Ndola. È situato in una zona rurale, nel distretto di Mpongwe.

«La missione è poverissima e la nostra gente è tra le più disprezzate del Paese. Analfabetismo, malattie e handicap sono di casa in quasi tutti i villaggi», scriveva suor Maria Kapambwe, responsabile della comunità  religiosa che opera all`€™interno dell`€™ospedale.

La richiesta di suor Maria mirava a integrare le cure mediche che già  l`€™ospedale di sant`€™Antonio offre agli abitanti della zona.

Gli obiettivi del progetto erano: garantire il servizio sanitario per circa mille bambini; intervenire in tempo in casi di denutrizione; aiutare chi non può pagare le spese ospedaliere; offrire ai genitori informazioni corrette sui metodi di controllo delle nascite.

Le spese mensili previste erano di  13 milioni di lire.

«La nostra attività  `€“ spiegava `€“ è rivolta principalmente alla prevenzione e alla cura. Il raggio di nostra competenza è di 14 chilometri, ma la gente arriva anche da una distanza di 20-25 chilometri per ricevere cure sanitarie dal nostro ospedale. «Vorremmo recarci noi sul posto `€“ aggiungeva suor Maria `€“ evitando così notevoli disagi alle mamme e ai loro bambini. Ma per far questo abbiamo bisogno di aiuti economici».

La Caritas ha deciso di aiutare le religiose mettendo a loro disposizione 37 milioni di lire. Il denaro è servito per la vaccinazione dei bambini e delle donne in gravidanza, l`€™acquisto di cibo, alimenti integrativi e medicine.  «Oggi il centro sanitario della missione sant`€™Antonio `€“ conclude suor Maria `€“  è diventato una vera clinica mobile di assistenza primaria».

 

Uganda

Padre Alberto Rienzner, 68 anni, comboniano di origini altoatesine, svolge la sua missione ad Aboke, una delle zone più povere dell`€™Uganda.

Il calvario di questa terra, benedetta dalla natura e maledetta dagli uomini, continua inarrestabile. Il degrado prodotto da trentacinque anni di guerra e distruzione ha reso l`€™Uganda un Paese inguaribilmente ferito. Le grandi città  sono sempre più assediate da bidonvilles maleodoranti, abitate da disperati alla ricerca di cibo. In una delle lettere di padre Alberto si intuisce il dramma: «Stamani `€“ scrive `€“ hanno portato alla nostra missione una bambina ischeletrita. La mamma era disperata, non aveva niente da darle da mangiare. Se non morirà  prima, la porterò al Baby Home di Ngeta».

È uno dei tanti casi che padre Alberto affronta quotidianamente. «Qui `€“ racconta `€“ la `€œfamiglia`€ aumenta sempre più, ormai non c`€™è più posto disponibile. Non abbiamo né sedie, né tavoli. Abbiamo un po`€™ di polenta e di fagioli per l`€™intera settimana; poi si ripete». «È indescrivibile la gioia di Apio Jene, Susan, Juspine e tante altre bambine sedute su uno scatolone davanti a qualche biscotto o qualche caramella». È pensando a loro e ai tanti bambini affamati e senza cure che padre Alberto ha deciso, nel Natale 2000, di costruire una scuola materna nella sua missione di Aboke. Spesa prevista: 75 milioni di lire.

Sostenuto da un gruppo di amici, il missionario ha cominciato la costruzione dell`€™edificio confidando nella Provvidenza.

Provvidenza che si è manifestata anche attraverso il contributo di 29 milioni di lire messi a disposizione dalla Caritas antoniana.

Con questa somma, padre Alberto ha potuto continuare i lavori e portare a buon fine il suo progetto. Si sta già  provvedendo all`€™arredamento interno dell`€™edificio e alla realizzazione di un pozzo per l`€™acqua potabile. Presto la scuola materna «Gesù Bambino» potrà  ospitare circa 200 bambini.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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