Alcol: i giovani bevono troppo?

Di recente, l'Osservatorio europeo per le droghe ha pubblicato alcuni dati inquietanti sull'abuso di alcolici da parte di giovani e giovanissimi, un fenomeno sottostimato.
30 Gennaio 2004 | di

Li sentivo, il lunedì mattina, nel bus che li portava a scuola (e me al lavoro), vantare le pantagrueliche bevute che s'erano fatte il sabato sera: un numero già  dimenticato di bicchieri di un micidiale cocktail composto di vino, rhum, vodka, tequila e di altro ancora (forse qualche pasticca): micidiali bombe dagli effetti devastanti che pure essi elogiavano schioccando la lingua.
Li vedevo, le volte che andavo a riprendere il figlio più giovane (astemio, buon per lui), uscire barcollanti dalla festa di compleanno o dal cenone di fine anno consumato tra amici: gli occhi lucidi e arrossati che cercavano un angolo dove vomitare.
Ascoltavo, incredulo, i racconti dei loro compagni che li descrivevano già  sbronzi alla prima ora di scuola perché, prima che questa aprisse, s'erano già  scolati un paio di birre e qualcos'altro...
Erano tutti ragazzini sui quattordici-quindici anni e già  con un palmarès di sbronze che neanche un adulto.
Non sapevo che cosa pensare. Un giorno, ho parlato della cosa con alcuni dei loro genitori. Risposta: Ragazzate. Bravate di una sola serata. Non c'è da preoccuparsi. Sono giovani, non sanno reggere l'alcol. Passata la sbornia, sono come prima. Mica si bucano.
Che ci si debba invece preoccupare, e seriamente, perché non si tratta di innocue bravate, ma di pessime abitudini dalle conseguenze più gravi di quel che si pensi, lo dicono anche i numeri di un recente sondaggio svolto nelle scuole dall'Osservatorio europeo per le droghe di Lisbona, l'Oedt, confluito nel Rapporto 2003 sul consumo di sostanze stupefacenti nei 15 Paesi dell'Unione e nei 10 Stati che fra poco entreranno a farvi parte. Dal Rapporto risulta che l'alcol bevuto a tavoletta, assieme al classico spinello, rappresenta una delle sostanze più usate dai giovani per sballare. Tra le abitudini più sconcertanti in voga tra i giovani, rilevate dal sondaggio, c'è proprio questo bere smodato: un bicchiere dietro l'altro fino a non capire più nulla. Noi la chiamiamo sbornia, qualcuno l'ha ingentilita con un nome inglese, binge drinking, per farla sembrare un'altra cosa.

Che cosa dicono i numeri

I numeri del Rapporto dicono che i ragazzi, 15-18 anni, si sono ubriacati già  qualche volta da un minimo del 36 per cento in Portogallo a un massimo dell'89 per cento in Danimarca. E le cose vanno peggio nei Paesi di prossima entrata, nei quali c'è minore vigilanza nel rispetto delle leggi sui minori. In Italia l'uso di alcol tra i ragazzi si attesta intorno al 43 per cento. Vuol dire che il 43 per cento dei nostri ragazzi ha dichiarato di essersi qualche volta ubriacato.
I dati del Rapporto non si discostano da quelli rilevati da un sondaggio dell'Eurispes sugli adolescenti italiani (12-19 anni) tra i quali l'alcol è molto presente: il 26,1 per cento lo consuma spesso, il 45,3 per cento occasionalmente, mentre un 12,7 per cento fa uso abituale anche di superalcolici e il 30,5 per cento li beve solo occasionalmente.
Inquietano i numeri ma ancor più il fatto che il fenomeno sia in crescita, anziché in diminuzione, e che coinvolga ragazzi sempre più giovani. Questo sancisce il fallimento del programma di prevenzione delle droghe lanciato dall'esecutivo di Bruxelles nel 2001 che prevedeva politiche per una diminuzione del consumo di droghe - e l'alcol è una droga, legale, ma droga - tra i giovani entro il 2006.
L'Osservatorio di Lisbona non ha detto nulla di nuovo - osserva il dottor Franco Marcomini del Sert (Servizio per le tossicodipenze) di Padova -. Gli addetti ai lavori conoscevano da tempo il fenomeno. È tuttavia significativo che un istituto creato per monitorare l'uso delle droghe abbia evidenziato la pericolosità  derivante dal consumo di alcol, assunto spesso assieme a droghe in un cocktail davvero micidiale.
Anche un giornale americano, il Newsweek, aveva lanciato l'allarme sfoderando in un suo servizio dati che testimoniano quanto in alcuni Paesi europei, Italia compresa, stia prendendo piede tra i giovani l'abitudine del binge drinking e come si sia di molto abbassata l'età  del primo bicchiere. Il risultato è scioccante: il 70 per cento delle femmine e l'80 per cento dei maschi avrebbe bevuto il suo primo drink a undici anni.
Questa impennata dei consumi, secondo gli esperti, sarebbe figlia di una strategia precisa, iniziata negli anni Novanta, quando il mercato fu invaso da un nuovo tipo di bevande studiate a tavolino e curate in ogni dettaglio per essere gradite ai giovanissimi: bottiglie coloratissime dalla grafica e dal nome accattivante, alcol pops, che sono poi superalcolici trasformati in miscele gasate (pops) per far sembrare rhum, vodka, grappa, cognac, tequila innocue bevande. Che innocue non sono affatto. E a cadere nel tranello sono soprattutto i giovanissimi.
In Italia - dice Emanuele Scafato, direttore dell'Osservatorio nazionale sull'alcol dell'Istituto superiore di Sanità  - tra il 1995 e il 2000 l'abitudine del bicchiere fuori pasto è aumentato tra i ragazzi del 104 per cento, con modalità  sempre più vicine all'ubriachezza, secondo i riti del binge drinking, accomunando alcolici a sostanze psicoattive. In Italia sono quasi un milione i ragazzi sotto i 16 anni che bevono regolarmente e di questi il 5 per cento dei maschi e il 2 per cento delle femmine ammette di farlo fino all'ubriachezza almeno due volte alla settimana.

Intorno, l'indifferenza

E di quanto sta avvenendo non sembrano preoccuparsi più di tanto gli Stati interessati, messi sotto accusa dall'Osservatorio di Lisobona per aver fatto poco per i giovani e per la prevenzione. Ma neppure le famiglie appaiono preoccupate, fuorviate da una cultura che accetta l'alcol e ne promuove l'uso.
Gli adulti - afferma il dottor Marcomini - che hanno avuto un approccio all'alcol diverso rispetto a quello dei giovani oggi, tendono a sottovalutare il problema, a non considerare la pericolosità  dell'alcol, bevanda culturalmente accettata, per cui un'ubriacatura in un momento di festa tra ragazzi è da considerarsi quasi una forma prevista di iniziazione dell'adolescente. O, tutt'al più, una ragazzata. Si preoccupano invece quando c'è di mezzo la droga illegale, la coaina, l'ero, l'ecstasy... Ma, visto come stanno andando le cose, sarebbe il caso di iniziare un po' di autocritica. La scienza considera l'alcol una droga con effetti lesivi sulla salute dei ragazzi. Tra l'altro esso ha una grande capacità  di iniziazione all'uso delle altre droghe. Per cui dovremmo interrogarci sul fenomeno e anche rivedere il nostro comportamento nei confronti dell'alcol.
L'hanno preoccupata i dati dell'Osservatorio di Lisbona? chiediamo a Marcomini.
L'Osservatorio di Lisbona, nato per monitorare le droghe illegali, questa volta ha puntato il dito sull'alcol tra i giovani e i dati del Rapporto sono stati colti come una novità . In realtà , l'alcolismo giovanile è un fenomeno che noi verifichiamo ormai da anni. Quando chiediamo a chi frequenta il Sert quale sia stata la prima esperienza di alterazione della coscienza attraverso la droga, si scopre che questa è avvenuta proprio con l'alcol e in un'età  che va dai 12 ai 15 anni. L'Osservatorio ha messo in evidenza quello che già  si sapeva, e cioè che la prima droga tra i giovani è l'alcol. E la cosa non è senza conseguenze, come qualcuno potrebbe pensare. Le cause di morte tra i giovani, compresi tra i 16 e i 30 anni - un'età  in cui raramente si muore perché di solito si sta bene - sono gli incidenti stradali attribuibili all'alcol.
Lo si sapeva, dunque. Non se ne parlava perché prevalgono altre situazioni. I mass media sono sensibili al fenomeno delle droghe illegali e poco a quello dell'alcol, che pure ha un suo costo, non solo in vite perdute. Non è che bere costi meno che farsi. Due, tre spritz la sera, con l'aggiunta di qualcos'altro, hanno un costo pari a quello di una dose di droga illegale.
Ha colpito anche l'abbassamento dell'età  dei ragazzi che bevono: è un fenomeno nuovo...
Il dato è in parte nuovo, anche se i tossicodipendenti che frequentano il Sert con un'età  tra i 40 e i 50 anni, ricordano i primi approcci con l'alcol suppergiù in quella fascia d'età . Di certo il fenomeno è in crescita, sia perché il bar - e ce n'è un gran numero - sta rientrando nella cultura giovanile, sia a causa della pubblicità  che induce nei ragazzi un certo stile di vita al quale è quasi obbligatorio adeguarsi. Per sentirsi normali devono aderire a riti collettivi, tra cui quello del bere, che iniziano in età  sempre più precoce. Poi ci sono le famiglie che si sentono fuori dal tempo se non permettono ai ragazzi di uscire la sera. E quelli che non rispettano la legge che vieta di vendere alcolici a ragazzi sotto i sedici anni. Tutto questo, unito alla grande facilità  di trovare l'alcol, sta segnando una trasformazione nella cultura giovanile.
Che cosa pensa della nuova moda del binge drinking?
È solo un termine di moda per definire la classica sbronza che sa più di bassa osteria. Deriva dal mondo anglosassone, dove è d'uso, il fine settimana, bere fino a ubriacarsi. Ma lassù, come da noi, il rito si è esteso ormai a tutti i giorni della settimana. Lo spriz time ormai è diventato un rito quotidiano. E anche ragazzini in età  scolare hanno preso quest'abitudine: e non si fermano solo all'alcol, ad esso spesso aggiungono la droga. E il rendimento scolastico ne soffre di sicuro.
E degli alcol pops?
Sono la cosa più irresponsabile e cinica che gli adulti potessero inventare. È da criminali veicolare queste bevande camuffate da bevanda leggera, frizzante, che in realtà  hanno un'alta concentrazione di alcol e sono di una pericolosità  enorme. C'è ormai un mercato globale, promosso con i meccanismi e le suggestioni della pubblicità , da persone pronte, magari, a stracciarsi le vesti sulle droghe illegali, con l'intento di indurre i giovani all'uso dell'alcol, accompagnandolo con altri subdoli e allettanti messaggi che ne decantano gli effetti sulla forza, sulla sessualità ...
È una strana società , la nostra, dove la componente tradizionalmente conservatrice vieta le droghe illegali ma è fautrice di un'intossicazione acuta da alcol, perché da lì derivano proventi enormi. La pubblicità  delle bevande alcoliche smuove un'enorme quantità  di denaro che passa soprattutto attraverso la tv. Ci sono interessi altissimi nell'incrementare l'uso dell'alcol. Ricordo che quando si volevano porre dei limiti sulla pubblicità  delle bevande alcoliche, la legge non passò perché avrebbe penalizzato un noto network privato...
Quali le cause dell'espandersi del fenomeno?
Sono da individuare nella convergenza di due fatti. Uno è la politica di espansione dei consumi, che spinge a consumare di più anche in un momento, come l'attuale, in cui le risorse a disposizione dei consumatoriscarseggiano davvero. L'altro è la cultura edonistica, cioè del piacere da raggiungere e consumare subito, accelerando i tempi dell'attesa ed escludendo la sua lenta e faticosa ricerca. Questi due elementi - consumismo e ricerca del piacere accelerata - trovano nell'alcol la sintesi ideale: esso è una bevanda di largo consumo che ti facilita le relazioni e ti consente, illudendoti, di raggiungere ogni piacere, compresi quelli della sfera sessuale.


L'alcol, una droga pericolosa quanto l'eroina

di  Luciano Bertazzo

Un giovane vacillante, chiuso nelle fosche allucinazioni scatenate dall'eroina, suscita immediato un sentimento di condanna; uno, invece, che straparla perché ha ecceduto nel bere ci strappa un indulgente sorriso. L'ubriaco è un tipo su cui costruire barzellette,  l'eroinomane o l'assuntore di coca è invece il mostro da sbattere in prima pagina. Eppure, gli uni e gli altri assumono droga: legale (l'alcol) o illegale (gli altri stupefacenti). Inoltre, per promuovere il consumo, soprattutto tra i giovani, di alcolici, si fanno investimenti pubblicitari enormi, si studiano le forme più suadenti e ingannevoli, in barba a quanti continuano a sostenere che l'alcol è una droga (Organizzazione mondiale della Sanità ), pericolosa quanto l'eroina (Ministero francese della Salute), a dire che è la prima causa di morte tra i giovani. In realtà , si fa poco. Fanno poco le istituzioni: sia per prevenire il fenomeno attraverso un'adeguata informazione alle famiglie, alle scuole e ai ragazzi stessi, sia per creare strutture in grado di accogliere chi, accortosi della brutta strada imboccata, intende cambiare.
Fanno poco anche le famiglie, sviate da una cultura secolare che fa dell'alcol una droga accettata e incoraggiata. Il problema è vasto e ha mille implicazioni: il dossier ne ha messo in luce un'infinitesima parte. Sarebbe un grosso risultato se servisse a mettere all'erta le famiglie: se un figlio beve troppo, fate subito qualcosa. Rivolgetevi ai Sert, ai Centri di alcolisti in trattamento (Cat), agli Alcolisti anonimi, alla scuola, alla parrocchia, a chiunque possa fornirvi un indirizzo utile o un aiuto.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017