Al supermercato delle speranze illusorie

Beato colui che saprà additare speranze alte, capaci di rispondere ai desideri più autentici: Dio, l'amore, la giustizia, la pace.
17 Marzo 2006 | di

 Beato colui che saprà  restituire speranza ai suoi simili. La speranza vera, alta, che punta dritta al futuro. La speranza che non riguardi un solo, singolo individuo, ma una comunità  o un intero popolo.
Il guaio è che ci hanno ormai abituati a rivolgerci al mercato per qualsiasi cosa. Anche per la speranza.
E il mercato - quello che si pasce di ideologia, agisce con furbizia ed esige di essere idolatrato - a ogni domanda replica puntualmente con un'offerta. E ne ha per tutte le occasioni e per tutti i gusti.
Volete speranza? Eccola. Pronta e confezionata, con tanto di luccicante lustrino. Non c'è che da scegliere. Ma è solo speranza di cose illusorie e fallaci.
Speranza in un tv color più grande, ultrapiatto; speranza in un telefonino che sia fotocamera, registratore, televisore, magari cucini il popcorn; speranza in un viaggio verso luoghi lontani, esotici e mozzafiato, con corollario di mirabolanti occasioni; speranza in un'automobile più accessoriata; speranza in cibi più lievi, light , da poterne ingurgitare quantità  mostruose senza mettere su ciccia; speranza in un amore non da costruire e vivere e far durare, magari per sempre, ma da consumare uno dietro l'altro, amori con la scadenza come formaggini, legami friabili destinati a sciogliersi, relazioni liquide prive di stabilità  e durata. Speranza...
Ne troviamo a bizzeffe di queste speranze in vendita. Basta sapersi accontentare. Basta sapersi adeguare. Il guaio è che siamo come cani dentro al cinodromo.
Nell'ippodromo le cose sono più semplici, i cavalli si possono cavalcare e a loro piace competere, così non è difficile convincerli a correre, in modo tale da organizzare le corse e le scommesse. Ma i cani? Come li convinci a correre? Offrendo loro una speranza. Piccola, ma concreta: la volpe. La volpe scappa davanti a loro e i cani la inseguono per acchiapparla.
Corrono dietro alla loro speranza e non sanno che non la prenderanno mai, perché chi ha organizzato il gioco farà  in modo che mai possano acchiapparla. Loro, i cani, pensano che il fine sia acchiappare la volpe e che il mezzo per riuscirci sia correre a perdifiato; in realtà , il fine del gioco è solo correre e la volpe è il mezzo.
Tutto il contrario, insomma. Il gioco del cinodromo è un colossale inganno.
Così accade anche per noi. Il mercato, assurto a idolo, ci vuole sempre insoddisfatti, in cerca di piccole speranze da acchiappare a costo di corse forsennate, per poterne avere altre e altre ancora.
Speranze circoscritte all'oggi, al massimo al domani. Mai proiettate al futuro.
Infatti, ai nostri figli quali speranze sappiamo offrire? Le stesse nostre, minuscole, asfittiche e senza futuro.
Beato, dunque, colui che saprà  additare speranze alte, o profonde se preferite. Le speranze che sappiano davvero riempire il cuore perché capaci di rispondere ai desideri più autentici: Dio, l'amore, la giustizia, la pace. Per me, per te, per ciascuno di noi, per tutti. Beato colui che saprà  mostrare che la volpe è di paglia e manovrata da abili burattinai, e far fermare la corsa forsennata dei cani facendoli uscire dal cinodromo. Finalmente liberi, padroni delle proprie speranze, verso altre corse.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017