Abbasso il rumore!

Viviamo in mezzo alla confusione, al punto tale che c’è chi si spaventa se non sente in sottofondo il cicaleccio continuo dei rumori della città: traffico, clacson, brusio. Ma il rumore può avere pesanti ricadute sullo stato di salute.
21 Aprile 2008 | di

Quattro anni fa ricevetti una telefonata: erano due vecchietti, sconvolti perché il negozio di fiori sopra il quale avevano vissuto per anni era stato trasformato in un lounge bar che stava aperto fino a notte fonda, diffondendo musica a forte volume. Il marito, 82 anni, aveva scritto a tutte le autorità competenti sforzandosi di districarsi, alla sua età, tra protocolli e burocrazia, ma non aveva ottenuto alcun risultato. Nemmeno io, con i miei articoli su un giornale locale, potei fare nulla per aiutarli. Poi la moglie si ammalò: lui continuò a bussare a tante porte, spiegando che lei stava male, che il rumore continuo e ripetitivo peggiorava il suo stato di salute e non le permetteva di dormire nemmeno con le medicine e i calmanti. Lo ritrovai a un’assemblea di quartiere alcuni anni dopo. Appena mi vide, una lacrima gli rigò il viso. «Mia moglie è morta – disse – e io ho cambiato casa, lì non riuscivo più a stare». Mi si strinse il cuore.


Rumore: che cos’è?

Ma c’è una definizione scientifica del rumore? «Il rumore è costituito dall’insieme dei suoni che risultano indesiderati perché di intensità eccessiva, fastidiosi o improvvisi» si legge nel Libro verde della Commissione europea.
Suoni che, se superano una certa intensità (attorno ai 120 decibel, pari al rumore di un aereo che decolla) arrivano a provocare dolore. Ma anche rumori molto meno intensi possono causare gravi danni, come testimonia una relazione dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms): disturbi del sonno, danni uditivi permanenti o fisiologici (disturbi al sistema cardiovascolare, per esempio), difficoltà di comunicazione. E ci sono casi in cui il rumore può uccidere. È quanto accade ai lavoratori costretti a operare in ambienti particolarmente rumorosi, nei quali si abbassa la soglia di attenzione, concentrazione e la percezione dei segnali acustici (per esempio quelli che avvisano di un pericolo).
Si stima che circa il 20 per cento della popolazione dell’Europa occidentale (più o meno 80 milioni di persone) debba fare i conti con livelli di inquinamento acustico che gli esperti giudicano inaccettabili. L’Ufficio federale svizzero dell’ambiente ha anche quantificato i danni economici provocati da un eccesso di rumore: si stima che i costi complessivi dell’inquinamento acustico si collochino tra lo 0,2 e il 2 per cento del Prodotto interno lordo (Pil).


Missione rumore

Ma come difendersi dal rumore? In Italia esiste «Missione Rumore» (www.missionerumore.it), un’associazione fondata nel 1996 da cittadini disturbati dal rumore che non si sentono tutelati dalla pubblica amministrazione.
Raccoglie moltissime adesioni e si occupa di combattere i differenti tipi di rumore: quello provocato dalla maleducazione dei vicini, dalla musica prodotta dalle discoteche, dal vociare proveniente da bar e ristoranti, da impianti condominiali (condizionatori d’aria, centrali termiche, idrosanitari, ascensori), attività artigianali e industriali. Fino al 2005 si limitava a essere una sorta di «sportello informazioni» per i malcapitati che vivevano tale disagio, ma il crescente aumento di richieste, soprattutto tramite web, ha imposto una svolta, tanto da fare nascere in rete la rubrica «L’esperto risponde», dedicata a tutti i cittadini disturbati dal rumore. Tra i soci esperti figurano consulenti in acustica, specialisti di vertenze giudiziarie in materia di immissioni di rumore nelle abitazioni.
Oltre a promuovere la ricerca e l’elaborazione di piani di costruzione che prevedono i mezzi di protezione più efficaci per il controllo del rumore e delle vibrazioni, l’associazione ha presentato progetti di legge, regolamenti e normativa tecnico-amministrativa con finalità di controllo del rumore e delle vibrazioni. A partire dal 2002 è stata avviata anche un’intensa attività di organizzazione di corsi per professionisti. Lo scorso anno, infine, è stata formalizzata la figura del tecnico di «Missione Rumore», un consulente con una particolare specializzazione in acustica edilizia, che vanta anche esperienza di vertenze giudiziarie in materia di immissioni di rumore nelle abitazioni e di isolamento acustico degli edifici. In concomitanza è nata anche la «casistica» di Missione Rumore: una raccolta di esempi che vuol essere di aiuto a coloro che, sia disturbati dal rumore sia responsabili del rumore, vogliano farsi una prima idea di quali possono essere le azioni da intraprendere per risolvere il disagio.


La legislazione sul rumore

In questo contesto si definisce anche per il nostro Paese l’inquinamento acustico come «l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi».
All’interno, per la prima volta, si fa il punto sui differenti tipi di rumore e le loro sorgenti, ma anche sulle competenze in materia di Stato, Regioni, Province e Comuni. Si parla inoltre di Piani di Risanamento acustico, la cui applicazione è però molto difficile, e di disposizioni in materia di impatto acustico oltre che di sanzioni amministrative. In seguito sono stati emanati diversi decreti e norme legislative prodotte dal ministero dell’Ambiente per la tutela del territorio circostante. La legge 306 del 31 ottobre 2003 recepisce obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea e dunque l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni comunitarie in materia di tutela dall’inquinamento acustico.



L’intervista. Quando la lotta al rumore diventa missione

Giorgio Campolongo, ingegnere, docente di acustica applicata al Politecnico di Milano, è il presidente nazionale di «Missione Rumore» e uno dei maggiori esperti italiani in materia.

Msa. Professor Campolongo, c’è un periodo dell’anno più esposto al rumore?

Campolongo. La stagione del rumore è l’estate. È in quel periodo che il mio telefono squilla di continuo e vengo investito da richieste di ogni genere che hanno sempre e solo un elemento comune: come difendersi dal rumore.

Perché?

Nel periodo del gran caldo si aprono le finestre, l’isolamento della casa improvvisamente crolla e contemporaneamente l’attività antropica, dovuta cioè al fattore umano, aumenta. L’85 per cento dei disagi nelle abitazioni è registrato di notte: la gente vorrebbe dormire ma, a causa del rumore proveniente dalla strada non ci riesce; la mancanza di riposo abbassa le difese immunitarie e pian piano ci si ammala. A questo va ad aggiungersi il fatto che da qualche anno, da quando cioè non si può più fumare all’interno dei locali pubblici, i fumatori sono costretti a uscire all’esterno, dove si crea un capannello di persone che chiacchierano. Una tragedia per chi abita al primo piano: fumo e rumore costanti. Ma non sono queste le cose più gravi…

Cioè?

Usando il gergo medico, noi distinguiamo tra «gastriti» e «metastasi». Queste ultime, vale a dire i disagi gravi, sono provocati per esempio dagli impianti: un impianto da discoteca, la musica del ristorante aperto fino alle 4 del mattino tutte le notti, impianti condominiali... Rumori continuativi, che alla lunga conducono all’esasperazione.

Perché le persone ricorrono a voi?

Quando veniamo contattati è sempre perché la pubblica amministrazione ha in qualche modo mancato ai suoi doveri. Allora si va a finire in Tribunale, dove noi forniamo consulenze tecniche d’ufficio.

Ma è necessario finire in Tribunale?

Dopo trent’anni non mi sono ancora abituato a vedere litigare la gente per problemi che non sono impossibili da risolvere, situazioni che, tutto sommato, si possono comunque attutire, anche nei casi più difficili. Spesso, purtroppo, non c’è la volontà per farlo. Perché, è bene ricordarlo, il rumore si può eliminare: è creato dall’uomo e dunque l’uomo può intervenire per farlo cessare. Ma servono spazi, investimenti soprattutto per la ricerca sull’insonorizzazione.

Ci sono luoghi più soggetti al rumore di altri?

Secondo alcuni più si va verso il Sud del Paese più aumenta il rumore. Ma questo dipende soprattutto dalla scarsa sensibilità delle amministrazioni comunali e, di conseguenza, dalla loro minore azione preventiva nei confronti dei rumori. Così non è, però, per i cittadini: quando abbiamo fondato l’associazione, ci siamo resi conto che il maggior successo lo riscuotevamo paradossalmente dal Centro in giù. Per questo, nel 1998, abbiamo ricreato una federazione di associazioni regionali. Noi abbiamo il compito di verificare che tutti agiscano correttamente, che non si creino speculazioni.

Quali sono le città che più si preoccupano per il frastuono?

È relativo. A Lucca, per esempio, le persone lamentano un gran baccano tanto che adesso l’amministrazione sta pensando di chiudere il centro storico al traffico privato. Ma questo è un po’ il disagio di tutte le città italiane. Le strade dei nostri centri storici sono strette, spesso pavimentate in pietra, il rumore di una macchina è amplificato.

Il socio tipo che ricorre a voi?

Si tratta di persone disperate, perché devono fare i conti con un rumore quotidiano, continuativo. Sono sull’orlo del suicidio, nel senso biologico e fisiologico, ma sono persone che spesso, una volta risolto il problema, non sentiamo più.

Di rumore si muore?

Io ho seguito, direttamente o indirettamente, mezza dozzina di casi di omicidio legati a questo problema. I casi di suicidio sono più difficili da dimostrare, perché le loro dinamiche si possono ricostruire solo attraverso il racconto di qualche congiunto.

 


per saperne di più

- Associazione «Missione Rumore» sito www.missionerumore.it; e-mail missione rumore.segreteria.soci@gmail.com

- Ufficio federale svizzero dell’ambiente Ufam – Berna sito www.bafu.admin.ch

- Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare sito www.minambiente.it


Sempre più spesso il rumore viene utilizzato anche in guerra come forma di tortura. Nel 1970, per esempio, durante la guerra in Vietnam le unità di operazioni psicologiche (Psyop) terrorizzavano i vietcong di notte nella giungla facendo ricorso al nastro Wandering Soul, che univa suoni atonali e leggende vietnamite. Si racconta anche che nel 1989, a Panama, il dittatore Manuel Noriega, rifugiato nell’ambasciata dello Stato del Vaticano, fu «bombardato» dalle forze Usa con brani come Welcome To The Jungle dei Guns’n’Roses e Panama dei Van Halen, finché non uscì con le mani alzate in segno di resa. Anche se, secondo alcuni, la musica venne diffusa solo per impedire ai giornalisti di intercettare le trattative che stavano avvenendo nel palazzo. Ma la «musica» è utilizzata anche per far crollare i prigionieri sotto interrogatorio: alcune testimonianze raccontano di uomini incatenati e costretti ad ascoltare musica heavy metal a volumi folli per ore, fino allo stordimento.
Negli ultimi cinque anni la musica a volume altissimo è diventata un prezioso alleato anche nella guerra al terrorismo condotta dagli Stati Uniti. Ma sembra, stando ai racconti di ex prigionieri, che il «metodo del rumore» sia utilizzato anche dagli israeliani nelle loro carceri: i prigionieri sono costretti ad ascoltare in cuffia musica assordante per giorni interi. Nell’elenco dei generi musicali «arruolati» per spezzare i nervi c’è soprattutto l’hard rock, musica dura e «pestata», che a decibel lanciati diviene incredibilmente frastornante e dolorosa, capace di far impazzire chiunque.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017