13 Marzo 2018

La reazione di Firenze

Davide Astori e Idy Diene, un filo li lega, nelle assurde morti che hanno patito: la reazione della gente. Allora un altro mondo è davvero possibile.

Il 4 marzo Davide Astori, 31 anni, calciatore, capitano della Fiorentina, alla vigilia di una partita, non si è svegliato. Il suo cuore si era fermato nel sonno.
Il 5 marzo Idy Diene, 54 anni, venditore ambulante (uno di quegli uomini che vediamo camminare per le strade delle nostre città con un carico di accendini o ombrelli), è stato ucciso, sul ponte Vespucci, nel centro di Firenze. Un tipografo in pensione gli ha sparato addosso cinque colpi di pistola. Ha dichiarato: «Volevo uccidermi, non ne ho avuto il coraggio. E allora ho ucciso». Ha ucciso un uomo del Senegal.

Nessuno a Firenze, in quella settimana, è rimasto immune dal dolore, dallo stordimento, da una tristezza profonda. Due uomini sono morti in maniera assurda e ingiusta. Vi è un filo forte che lega Davide a Idy: la reazione della gente. Diecimila persone hanno affollato piazza Santa Croce per i funerali del calciatore. Sciarpe viola, bandiere. E applausi ai giocatori della Juventus quando hanno salito i gradini del sagrato della chiesa. Pietro Vuturo, uno dei vecchi capi degli ultras viola, ha abbracciato Giorgio Chiellini, difensore della Juventus: «Era un ragazzo che piangeva, aveva perso un amico. Non ha nessuna importanza la maglia che indossa in campo». Due avversari accaniti si consolavano l’un con l’altro. Quella mattina non contava il tifo, la squadra, la rivalità fra le tifoserie. Il mondo del calcio ha dato una grande lezione di come si può «volersi bene».

Una grande manifestazione (anche qui, diecimila persone) ha ricordato Idy. Bianchi e neri, italiani e africani si sono mischiati camminando nei lungarni di Firenze. Si sono presi per mano, hanno pianto assieme, hanno ballato, hanno pregato, si sono stretti uno all’altro. «Vieni», mi ha detto un ragazzo nero mentre stavo fotografando e mi ha preso in un girotondo. La gente di San Frediano, il quartiere dove Idy vendeva le sue merci, era nel corteo. Nessuno negozio del centro ha chiuso le serrande. La città ha dimostrato che si può vivere assieme.

«Allora un altro mondo è davvero possibile», ho sentito dire da un ragazzo alla manifestazione per Idy. Parole ricomparse dopo quasi venti anni. «Allora c’è anche l’affetto, la passione, l’amore a tenerci assieme», mi ha raccontato un tifoso nella piazza del funerale di Davide. Ha scritto Gianni Mura: «C’è un’Italia che resiste e che esiste oramai solo nei funerali all’aperto. Ma è bello sapere che c’è». Possiamo provare a dimostrare che questa Italia c’è senza dover piangere due uomini?

Ps:
Un’amica ha guardato i due uomini in pregheria, ritratti nella foto. Ha detto: «È il Padre Nostro».
Idy era sposato. Aveva molti figli. Il destino ha colpito sua moglie: era la vedova di Modou Samb, ucciso, sempre a Firenze, nel 2011 da un estremista di destra. Rokhaya Mbengue è di nuovo vedova.

Data di aggiornamento: 13 Marzo 2018
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