La presenza-assenza

Divagazioni attorno al tema della Pasqua colorata di giallo. A duemila anni di distanza, la Risurrezione ancora ci interroga. Ciò che è invisibile ci condiziona e ci trasforma.
22 Aprile 2015

Quest’anno ho pensato di colorare la Pasqua di giallo… Quello della risurrezione, infatti – ciò è innegabile –, è uno dei misteri più affascinanti che ci siano. Dalla sua iconografia, pressoché inesistente, al suo potere rivoluzionario, visto che, a distanza di duemila anni, a viverla in molte forme sono ancora le persone comuni, in un continuo saliscendi di cadute e rinascite. La risurrezione è qualcosa che non è visibile ma c’è, «la sua assenza è una presenza», e non è un gioco di parole. Ciò che è invisibile ci condiziona e ci trasforma, talvolta ci dà persino fastidio o ci mette inaspettatamente i bastoni tra le ruote.

Che cosa accade (sempre per proseguire con la nostra immagine), per esempio, all’interno di un tipico romanzo giallo? All’inizio tutti cercano il corpo, senza il quale non è possibile proseguire le indagini, non perseguendo ancora un obiettivo preciso. Finché, quando il corpo viene ritrovato, tutto cambia. Cambia l’obiettivo, che non è più il corpo ma l’assassino, e cambiano le ipotesi, così che ciò che non si vede finisce per condizionare i fatti e l’evoluzione degli eventi. Ciò che è invisibile, dunque, è vivo e ci urta, ci mette in discussione e lo fa proprio a partire da un corpo.

Ma quali sono oggi i corpi invisibili che ci urtano? Il «Corriere della Sera» non solo li ha trovati, ma ha dato loro voce in un blog, InVisibili per l’appunto. Il giornalista Antonio Giuseppe Malafarina è un mio caro amico e un giorno, bevendo un caffè a Milano, non ho resistito a chiedergli se si sentisse davvero invisibile. Alla mia domanda lui ha risposto così: «Invisibile io? Ma sai che non credo di esserlo mai stato? Per la gente, dico. Per strada mi si nota. Sui giornali e su internet mi si legge. Persino in televisione ho fatto parlare di me, quasi un quarto di secolo fa. E devo dire che so di fare un effetto strano. Tutto elegante in carrozzina, la gente più che provar pena, come per molti, ahimè, accade, si confonde. Questa cosa un po’ mi diverte. E un po’ mi fa arrabbiare: i pregiudizi, e l’ignoranza voluta, mi irritano. Sai per chi sono invisibile, a volte? Per le istituzioni. Per loro credo d’essere invisibile perché faccio parte di una fetta di popolazione ritenuta scomoda poiché meramente equiparata a un costo». Certo un corpo che non c’è, o meglio, un corpo assente, confonde, così come lo fa la sua funzione, la sua supposta inutilità. 

Se poi questo corpo è insospettabilmente bello, confonde ancora di più, perché è bello ma non è perfetto. In fondo, è accaduto così anche al Risorto, che ritorna alla luce luminoso ma portando ancora su di sé i segni delle ferite dei chiodi, prove tangibili della sua identità e della sua forza. Il che, a ben vedere, è un’immagine piuttosto scomoda... Ma come? Il Corpo è luminoso ma non è perfetto!

Quando mescolavo lo zucchero con il cucchiaino, tutti questi pensieri mi affollavano la testa e le papille pregustavano l’aroma… Allora, mentre chiacchieravo con Antonio, ho capito che la risurrezione passa anche per un caffè!

E voi, quali presenze-assenze avete vissuto?

Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.  

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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