Patrimonio Italia

La nostra ricchezza culturale e artistica? Negli Stati Uniti potrebbe essere valorizzata in maniera più efficace. Ne è convinto il giornalista e critico cinematografico italiano Antonio Monda.
15 Luglio 2011 | di
Antonio Monda insegna regia del cinema alla New York University. Ha pubblicato numerosi saggi e il romanzo Assoluzione.Tra le altre attività, collabora alla pagina Cultura del quotidiano «La Repubblica» e cura la rubrica Central Park West sull’edizione italiana di «Vanity Fair».Ha diretto il film Dicembre, presentato al Festival del cinema di Venezia, e ha organizzato retrospettive per il «Museum of ModernArt» (MoMA), il «Guggenheim» e il «Lincoln Center». Nel 2006 ha dato vita al Festival Letterario «Le Conversazioni». Molti i personaggi di primo piano di Hollywood conosciuti in questi anni, tra cui David Lynch, Milos Forman, Michael Cimino, Martin Scorsese, Sofia Coppola, Woody  Allen.
Msa. Negli Stati Uniti esiste una positiva disposizione verso l’Italia e la sua storia culturale. Quali sono secondo lei i motivi di questo successo culturale?
Monda. La predisposizione positiva è dovuta certamente alla nostra grande storia, tradizione e cultura, ma troppo spesso si tende a circoscrivere l’Italia in un’immagine edulcorata e rétro. Si apprezza molto la maestria nella gastronomia e nella moda, due settori certamente nobili, che portano lustro al nostro Paese. Ma c’è un interesse molto minore nei confronti della cultura letteraria o artistica in generale.
L’Italia fa abbastanza per promuovere la propria produzione culturale negli Stati Uniti? Quali sono, secondo lei, i settori culturali di casa nostra che andrebbero maggiormente fatti conoscere negli Usa? E in quali istituzioni: musei, università, centri comunitari italiani?
L’impegno è encomiabile, ma si potrebbe fare di più, promuovendo non solo i settori dove siamo considerati i migliori del mondo, ma anche gli altri. Il nostro straordinario patrimonio artistico potrebbe essere valorizzato in maniera più efficace.
In che modo il confronto con la cultura cinematografica americana potrebbe essere di beneficio per il cinema italiano di oggi? 
Imparando cos’è una vera industria. In Italia è ancora troppo viva una cultura assistenziale.
La crisi – se esiste – del cinema italiano dipende dalla mancanza di idee, di finanziamenti, o si collega al generale difficile momento economico?
Certo che esiste! La crisi riflette il momento generale (non mi sembra ad esempio che sia un momento particolarmente florido in campo letterario), ma è anche figlia della mancanza di una vera industria, e di una concezione insulare del nostro cinema: troppi film parlano solo di questioni nostrane senza riuscire ad acquisire  quell’universalità che può trovarsi nel particolare.
Un film come Gomorra, secondo lei,  danneggia l’immagine dell’Italia negli Usa?
Non credo affatto.Gomorraè un ottimo film che racconta, realisticamente, la tragedia di quella terra.
Vorrei concludere la nostra conversazione con una domanda sull’emigrazione italiana negli Usa: cosa può insegnare al nostro Paese?
A essere più rispettosi e accoglienti nei confronti dei migranti, anche se questo non significa non regolamentare e non porre limiti al fenomeno.
Data di aggiornamento: 03 Luglio 2017