La fatica del cammino

Dopo aver visto tutti i suoi progetti fallire, Antonio si mette in viaggio, dalla Sicilia, dov’era approdato di ritorno dal Marocco, verso Assisi, per incontrare Francesco.
03 Dicembre 2020 | di

Sembra una lunga vita, ma in realtà a guardarli bene sono passati poco più che una manciata di mesi da quel giorno in cui Antonio ha preso la decisione di passare dalle fila dei canonici agostiniani a quelle dei francescani (tutto sommato, niente di più che il tempo trascorso dal primo nostro articolo di questa rubrica di catechesi, a gennaio). Tutto, nei suoi progetti, avrebbe dovuto risolversi con un veloce martirio in Marocco: era la condizione pattuita per il cambio di casacca e di squadra. Ma Antonio neanche immaginava che progetti Dio avesse in serbo per lui!

Quante volte avrebbe presunto di fare la valigia per l’ultima destinazione, salvo ricredersi dopo averla sfatta e subito rifatta. Quanti passi uno dietro l’altro sulle strade, pietrose del Portogallo, sabbiose del Marocco, profumate della Sicilia, persino liquide del mar Mediterraneo; quante persone incontrate o sfiorate, tutte debitamente salutate con il «pace e bene» francescano ma nessuna conosciuta a fondo; quante località attraversate di passaggio senza averle sul serio abitate neanche per un attimo; puntando dritti alla meta, evitando di tergiversare troppo, ansiosi di arrivarci il prima possibile. Mentre questa stessa meta pareva ogni qual volta spostarsi sempre un po’ più in là, irraggiungibile al desiderio troppo «corto» di vedute, allo sguardo che sa cogliere solo i propri di progetti. Ma ci è stato sul serio, un’epoca fa, nel monastero di São Vicente? E se l’è sognato forse quello di Santa Cruz? Chi ha davvero condotto i giochi da lì in avanti? Che ne è di quei sogni, sognati ad occhi aperti sotto le volte dipinte della chiesa, mentre duravano i canti sacri? E di quegli altri, all’ombra delle fronde degli olivi frementi di luce attorno alla chiesetta di S. Antonio? E i martiri? Perché i conti umanamente non tornavano mai?

La baldanza giovanile, non la salute certamente, lo ha sostenuto o, meglio, qualcuno ne ha spudoratamente approfittato, portandolo a zonzo qua e là per il Mediterraneo. Così come dei suoi desideri, quando Antonio ha scoperto che non erano esattamente quelli che lui desiderava. Ma immancabilmente anche attraverso di essi cresceva e si chiariva la sua passione per Dio e i fratelli. L’entusiasmo non è mai venuto meno, e mai si è arreso, neanche davanti all’apparente «buco» o fallimento. Che cocente lezione di vita e di fede nelle sabbie arroventate del deserto marocchino! Che scuola la tempesta che lo ha dirottato fino in Sicilia, invece che a casa, in Portogallo! Il rosario delle occasioni mancate è inferiore solo a quello delle opportunità che di volta in volta Dio ha spalancato davanti ad Antonio. Bastava solo crederci, accettando di buon grado che fosse Dio a indicare la direzione. E che questo, infine, è esattamente ciò che Francesco d’Assisi andava insegnando ai suoi fratelli. Ma Antonio, questo, ancora non poteva saperlo.

I frati che l’hanno accolto in Sicilia, però, gli hanno appena annunciato una bella notizia: era di nuovo giunto il momento di rimettersi in cammino. Francesco, il loro fondatore, aveva convocato tutti i suoi fratelli sparsi per il mondo ad Assisi, dove nella successiva primavera, e più esattamente il 30 maggio, si sarebbero radunati in capitolo, nei prati e nei boschi attorno alla Porziuncola. In questa occasione anche Antonio avrebbe potuto finalmente conoscere e incontrarsi personalmente con frate Francesco! Accidenti, sarebbe stato senz’altro un appuntamento risolutivo. Aveva tante cose da chiedergli, tanti consigli da ascoltare, e davanti a sé centinaia di chilometri da percorrere a piedi per risalire la penisola italiana fino all’Umbria, buoni per mettere in ordine dubbi e domande.

 

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Data di aggiornamento: 03 Dicembre 2020
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