Fratello universale

Canonizzato il 15 maggio da papa Francesco, Charles de Foucauld fu «apostolo della bontà». Suo desiderio era di farsi prossimo a tutti, per costruire relazioni sincere, fondate sull’ascolto.
15 Maggio 2022 | di

Esploratore nel Sahara, studioso della lingua tuareg, ma soprattutto uomo di relazioni: è il beato (tra poco santo) Charles de Foucauld. Nato a Strasburgo nel 1858 e rimasto orfano a 6 anni, viene cresciuto in un contesto cristiano accogliente, grazie alla presenza del nonno e della cugina, Marie de Bondy. La sua fede si affievolisce nella giovinezza ed egli intraprende una breve carriera militare, interrotta poi dalla decisione di andare alla scoperta del Marocco, dove rimane affascinato dall’ospitalità e dalla fede dell’islam. Ritornato in Francia, è in cerca di Dio e viene accompagnato dall’abbé Henri Huvelin nella sua conversione (1886). Dopo un’esperienza tra i trappisti (1890-1897) si trasferisce a Nazareth, con il desiderio di riprodurre la vita vissuta da Gesù con la sua famiglia (1897-1900).

In seguito viene ordinato sacerdote e sente la chiamata a diventare fratello di tutti, vivendo tra i più poveri: si trasferisce a Beni-Abbès (in Algeria) e poi a Tamanrasset, nel territorio Tuareg, dove si dedica alla preghiera, chiedendo un cuore capace di amare tutti, come fratello universale. Muore il 1° dicembre 1916, per un colpo di fucile incidentale. Riconosciuto beato nel 2005, il 15 maggio sarà canonizzato da papa Francesco. Per conoscere meglio questa figura, abbiamo intervistato sorella Antonella Fraccaro, responsabile generale delle Discepole del Vangelo (istituto religioso di ispirazione foucauldiana), che nel suo percorso ha approfondito i suoi testi, in particolare le regole e gli scritti spirituali. Ora vive nella fraternità di Castelfranco Veneto (Treviso).

Msa. Charles de Foucauld è stato un cercatore di senso, la cui vita è segnata da molte esperienze e incontri. Quali sono stati i più significativi, in particolare rispetto alla sua conversione?

Fraccaro. Molto importante è l’accompagnamento spirituale vissuto a Parigi con l’abbé Huvelin, che gli ha permesso di far luce sulle sue inquietudini interiori e sulla ricerca della verità a lui tanto cara; tuttavia, un’esperienza decisiva è stato il passaggio con l’islam. Mentre è militare, Charles incontra i musulmani e vede come pregano: questo accende in lui un’inquietudine che inizialmente trova risposta nell’islam. Nel viaggio di esplorazione in Marocco approfondisce la fede musulmana, ma poi ritrova la verità che cercava nell’esperienza cristiana e, soprattutto, nel modo di vivere di chi lo aveva cresciuto nella fede durante l’infanzia.

Ci sono pervenute tantissime lettere, testimonianza delle sue molte relazioni. Eppure ha trascorso gran parte della sua vita in solitudine.

Charles ha avuto moltissimi rapporti, per lui la relazione era vitale: l’esperienza di eremita, nella solitudine con Dio, non lo porta a chiudersi in sé. In lui si esprime concretamente il duplice comandamento dell’amore: ha sempre sentito l’esigenza di vivere il rapporto con Dio, che coltivava continuamente, nel rapporto con gli altri e, allo stesso tempo, la relazione con il prossimo non poteva che condurlo a Dio. C’è però un’evoluzione nel suo modo di vivere le relazioni: dopo il ritorno alla fede, matura la consapevolezza che il rapporto con l’altro non è solo con una persona, ma con un figlio di Dio. Nella frequentazione con i militari che conosceva, ad esempio, cerca la possibilità di avanzare in un cammino di fede, con lo scopo di far provare l’esperienza della bontà di Gesù. È comunque sempre molto rispettoso: quando non può fare un discorso di fede, si pone in ascolto profondo, che diventa strumento di relazione e di diffusione del bene.

In questo senso, mi pare sia calzante l’espressione «fratello universale». Che significato ha per lui e che valore ha ai giorni nostri?

In una lettera dall’eremo di Beni-Abbès, scrive: «Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, a considerarmi come loro fratello, il fratello universale… e questo mi è caro». La sua esperienza di fraternità è stata universale, perché ha voluto incontrare il più possibile ciascuna persona e costruire relazioni sincere, attraverso l’attenzione, la cura nei dettagli e l’ascolto. Suo scopo è la diffusione della bontà, che Charles riconosce anzitutto in Gesù: le sue meditazioni iniziano tutte con l’espressione «Mio Dio, quanto sei buono». Certamente oggi abbiamo estremamente bisogno di relazioni sincere, di un’esperienza di vera fraternità. Il contesto ecclesiale e comunitario odierno è poco coinvolgente, i luoghi sono sempre più freddi e asettici, la vita ecclesiale spesso si riduce ai sacramenti. Charles de Foucauld ci richiama al valore delle relazioni con tutti, senza distinzioni e divisioni, ci invita al recupero dell’umanità evangelica, sull’esempio portato da Gesù.

Un’immagine evangelica molto cara a lui è quella del chicco di grano. In che modo si può applicare alla sua vita?

Diceva: «Sono sempre solo. Pregate per la mia conversione, è la mia miseria che impedisce agli altri di venire. Se il chicco di grano non muore, resta solo». Charles si è configurato a questa esperienza del chicco di grano che ha bisogno di morire per rinascere in Gesù Cristo. Spesso incoraggiava i suoi corrispondenti a entrare nell’esperienza pasquale, a consegnarsi a Dio perché operi come vuole, secondo i suoi tempi. Di fatto, solo in seguito alla sua morte iniziano a nascere famiglie legate alla sua spiritualità, che attualmente sono una ventina, insieme a tante persone che si ritrovano nella sua esperienza di vita.

Tra i vari istituti che si sono ispirati a lui, c’è anche quello delle Discepole del Vangelo. Ce ne potresti parlare, anche a partire da quello che avete raccolto dalla sua spiritualità?

La nostra esperienza è nata da un gruppo di donne di un altro istituto che, in seguito alle sollecitazioni del Concilio Vaticano II, cercavano una vita ancorata alla Parola di Dio e all’attenzione ai poveri. Dopo un iniziale confronto con Carlo Carretto, hanno scelto di seguire l’esperienza di Charles de Foucauld, che in qualche modo già stavano vivendo.Un primo aspetto che abbiamo ripreso dalla sua spiritualità è la contemplazione: attraverso la preghiera, la Messa e l’adorazione, ci mettiamo in ascolto di ciò che il Signore ci chiede, a partire dalla quotidianità che viviamo. Un secondo elemento è l’accoglienza e la condivisione, soprattutto di donne in condizioni di fragilità e di povertà, nei vari contesti in cui ci troviamo: abbiamo fraternità in Italia, in Albania, in Francia e in Algeria. Infine l’evangelizzazione secondo lo stile di Gesù a Nazareth, che consiste nel collaborare nelle parrocchie prestando attenzione alle situazioni trascurate, anche attraverso l’accompagnamento personale o di gruppo. Non abbiamo opere nostre, ma lavoriamo all’esterno svolgendo lavori che possibilmente siano espressione delle nostre competenze professionali. Attualmente siamo cinquanta sorelle professe e nove giovani in formazione.

Una domanda legata all’attualità: che messaggio può dare l’esperienza di Charles de Foucauld al mondo d’oggi in relazione al conflitto e alla guerra?

Credo che il messaggio più importante sia l’impegno quotidiano a coltivare relazioni, perché cresca in noi, fin da piccoli, il valore dei rapporti curati, della bontà e della riconciliazione; quando uno viene lasciato solo e trascurato nella relazione si espone a dinamiche conflittuali. Un altro aspetto importante è la cura della vita spirituale: se facciamo troppo affidamento su noi stessi e sulla nostra umanità rischiamo di perdere uno sguardo più ampio, che ci aiuta a considerare l’altro come fratello e non come nemico. Dio ci dà la misura della nostra libertà, ci apre un orizzonte più grande.

Come vi state preparando alla canonizzazione?

Questo evento è per noi una bella occasione di incontro e comunione con le altre esperienze nate dalla spiritualità di Charles de Foucauld. In questi mesi sono state preparate delle iniziative che si terranno nei giorni prossimi alla canonizzazione, soprattutto delle testimonianze e degli spettacoli. Pensiamo sia un bel modo per dare la possibilità anche ad altri di conoscere questa figura, che ha tanto da dire al mondo d’oggi.

 

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Data di aggiornamento: 15 Maggio 2022
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