auschwitz

Carla Simons

La luce danza irrequieta

Recensione di

Eppure il lillà tornava a fiorire, il cielo era blu e i merli cantavano. «La bellezza resta immortale. L’amore resta immortale anche se, per i nostri occhi malati, tutto è avvolto da un velo nero», annotava nel suo diario Carla Simons, scrittrice e traduttrice di origine ebraica. Era il maggio 1942 e nella città di Amsterdam occupata la persecuzione nazista verso gli ebrei si faceva sempre più forte e dolorosa. Dalla sua casa nel Rivierenbuurt, il «quartiere dei fiumi», Carla vedeva e viveva l’angoscia, i tempi scuri, il dramma dei cartelli «Vietato agli ebrei».

Da Auschwitz, dove la Polonia non lo voleva più, a Firenze: nuova vita per l’installazione voluta dai deportati italiani che dal 1980 ha accolto i visitatori del campo di sterminio.

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