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Verso un patto tra le generazioni per un lavoro degno e di qualità. Quattro proposte specifiche per il Governo italiano.
28 Ottobre 2017 | di

È finita l’ora delle chiacchiere, è giunto il momento delle proposte e dei fatti. Lo hanno sottolineato in tanti in questi primi tre giorni della Settimana sociale di Cagliari. Non ultimo il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei.

Detto, fatto. Oggi pomeriggio sono state avanzate al premier Gentiloni, presente a Cagliari alla Settimana sociale, quattro proposte specifiche, per avviare quel nuovo patto sociale intergenerazionale da più parti richiesto ad alta voce in queste giornate.

Queste le proposte, che sono state presentate al Presidente del Consiglio a nome di tutti i delegati alla Settimana, da Sergio Gatti, vicepresidente del Comitato preparatore di questa 48sima Settimana sociale.


1.Rimettere il lavoro al centro dei processi formativi. Per ridurre ulteriormente e in misura più consistente la disoccupazione giovanile, occorre intervenire in modo strutturale rafforzando la filiera formativa professionalizzante nel sistema educativo italiano.


2.Canalizzare i risparmi dei Piani individuali di risparmio (PIR) Anche verso le piccole imprese non quotate che rispondano a precise caratteristiche di coerenza ambientale e sociale. Stimolando l’investimento dei patrimoni familiari delle generazioni adulte.


3.Accentuare il cambio di paradigma del Codice dei contratti pubblici
 

  • Potenziando i criteri di sostenibilità ambientale;
  • Inserendo tra i criteri reputazionali i parametri di responsabilità sociale, ambientale e fiscale con certificazione di ente terzo;
  • Varando un programma di formazione delle Amministrazioni sul nuovo Codice

 

4.Tenendo conto delle scadenze e dei vincoli europei, rimodulare le aliquote IVA per le imprese che producono rispettando criteri ambientali e sociali minimi, oggettivamente misurabili (a saldo zero per le finanza pubblica). Anche per combattere il dumping sociale e ambientale.

L’economista Leonardo Becchetti, così ci ha spiegato i quattro punti: «Siamo partiti da quanto ha ben sottolineato stamattina il professor Mauro Magatti. Ci troviamo dinanzi a un paradosso: c’è una generazione di adulti che è alla ricerca di sicurezza ed è barricata nelle proprie conquiste, anche lavorative, nel proprio "capitale" e una generazione di giovani senza lavoro e senza "capitale". Il punto è: come riequilibrare la situazione? Come riuscire a far convergere queste due esigenze? Abbiamo pensato a una serie di iniziative che potrebbero favorire un passaggio tra queste due componenti sociali e le abbiamo riassunte in quattro punti che abbiamo presentato oggi al Premier».

«Al primo punto c’è la questione della formazione, del rapporto tra istruzione e mondo del lavoro. In Italia la disoccupazione giovanile è quasi al 40%, un dato terribile. Eppure nei Paesi vicini a noi, come la Germania, per esempio, la disoccupazione giovanile è minima. Ci siamo chiesti: dove sta la differenza? Perché questi dati così diversi? Il problema, a nostro avviso, sta proprio nello scollamento tutto italiano tra mondo del lavoro e formazione. C’è bisogno di investire su questo aspetto. Un esempio, purtroppo in direzione contraria? L’apprendistato, strumento utilissimo per avviare i giovani al lavoro, eppure, solo tre giorni fa il Senato ha diminuito i fondi a esso dedicati…».

«Il secondo punto riguarda i PIR (piani indivudali di risparmio) fondi di investimento nuovi che prevedono agevolazioni fiscali molto forti per investimenti in medie aziende quotate in borsa. Il problema è che queste ultime sono poche, una cinquantina appena, e, richiamando su di sé tutti gli investimenti, rischiano di ricreare una sorta di bolla speculativa, poiché il loro valore aumenta in un modo eccessivo e non motivato. In estrema sintesi: ci sono troppe risorse in un canale troppo piccolo. L’alternativa? Allargare il numero di aziende su cui investire, che potrebbero così comprendere anche quelle piccole-medie non quotate in borsa che rispondano a precise caratteristiche di coerenza ambientale e sociale ».

«Il terzo e quarto punto vorrei spiegarli con una metafora. Abbiamo un’automobile che ha due ruote gonfie e due sgonfie, vale a dire abbiamo una “macchina economica” che è nata per creare benessere per i consumatori e profitti per le aziende (le ruote gonfie), ma è mancante per quanto riguarda la dignità del lavoro e la tutela dell'ambiente (le ruote sgonfie). Ma una macchina con due ruote sgonfie finisce per andare fuori strada. Bisogna quindi riequilibrare i rapporti di forza. Come? Sostanzialmente in tre modi: 1) con il cosiddetto “voto col portafoglio” che non è applicabile solo ai semplici consumatori (che con le loro scelte possono premiare le aziende virtuose) ma anche allo Stato. Chiediamo pertanto che lo stesso principio venga utilizzato dallo Stato, per esempio nei criteri con cui vengono attribuite le gare d’appalto. È chiaro che se uno Stato gioca solo al ribasso, un’azienda non si sentirà chiamata a rispettare criteri sociali, ambientali e fiscali minimi, ma cercherà solo di ridurre il costo del lavoro, a scapito dei lavoratori.  Un’altra modalità è la cosiddetta “rimodulazione dell’IVA”: tra un anno entrerà in vigore, a livello europeo, la riforma che riguarda l’imposta sul valore aggiunto: bene, noi chiediamo che il Governo italiano lavori affinché essa premi quelle filiere socialmente e ambientalmente sostenibili e che, quindi, penalizzi, le filiere che non lo sono. Le nostre aziende soffrono la concorrenza globale, perché si confrontano con realtà che non rispettano questi parametri: chiediamo che se ne tenga conto anche a livello europeo».

Data di aggiornamento: 28 Ottobre 2017

1 comments

1 Novembre 2017
Non basta, a parer mio, quello che lei, Becchetti, propone! Per far ripartire l'occupazione è assolutamente necessario che diminuiscano le tasse che i lavoratori pagano: si arriva al 70% per le aziende e al 40% per i dipendenti statali, una vera follia! Molti giovani vanno via, in Germania, per poter vivere decentemente del proprio lavoro. Non è possibile che si parli come se fossimo in un paese sano, no l'italia è profondamente malata, anche perché non si dice la verità sullo stato dell'Italia: per sostenere i politici, le loro prebende, le pensioni di diamante, le schifezze di chi ci governa male, i corrotti che restano attaccati alla loro poltrona, ecc ecc, le tasse altissime e spropositate uccidono sul nascere le giovani speranze di poter aprire una attività in questo paese. Allora si invecchia di più, si rimane senza la linfa vitale che sono i giovani, la disoccupazione giovanile aumenterà in Italia se non si inverte al più presto la rotta, cominciando dal togliere tutte le pensioni altissime erogate a politici dal presidente della repubblica all'ultimo deputato di tutti i parlamenti eletti dal 70 ad oggi. Tutti nessuno escluso, togliendo anche la reversibilità nei confronti dei parenti collaterali. L'ammontare dei risparmi ottenuti per questa via dovranno essere impiegati per creare aziende affidate a giovani italiani che vogliano lavorare in questo paese, restandoci almeno per 20 anni. La ringrazio per l'attenzione e resto a disposizione per tutto quanto volesse chiedermi a riguardo. Una docente prossima alla pensione che non è riuscita ad aiutare nessun ex allievo/a intenzionato a lavorare qui. E sono tanti che purtroppo rinunciano per difficoltà di reperire fondi, poi per pagare le tasse inverosimili e vergognose che devono essere versate, non ultimo, per la mafia politica che impedisce di ottenere i finanziamenti qui al Sud, mi creda, sono ostacoli insormontabili! Avrei ancora molto da dire ma mi fermo qui, sperando che questa mia non l'abbia annoiata. Cordialmente, Anna Letizia Candelise
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di Anna Letizia

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