Tre anime in cooperativa

Nata come cooperativa sociale multiservizi nel campo edile e artigianale, «Fratelli è possibile» ha fin da subito allargato il suo sguardo all'ambito sociale ed editoriale. Ma l’obiettivo è sempre stato uno solo: lavorare per un mondo più fraterno.
25 Settembre 2014 | di

L’appuntamento è fuori dal casello autostradale di Rimini Nord. Chiara ed Ettore mi aspettano in macchina. Una macchina che profuma di buono: lo sento appena salgo. Più tardi Chiara mi confiderà di averla pulita al mattino quell’auto, pur tra i mille impegni di una madre che lavora anche fuori casa: sapeva che ci sarei salita io. Un fatto banale, forse, ma paradigmatico di un modus operandi che caratterizza tutta l’azione della cooperativa «Fratelli è possibile» di cui Ettore Valzania e Chiara Gatti sono tra i soci fondatori, oltre che presidente, il primo, e referente per l’area editoriale, la seconda.

Un modo di operare e, ancor prima, di essere, che si lascia guidare da alcune parole chiave. Accoglienza, innanzitutto, vero e proprio stile di vita. E poi attenzione alla persona, sempre e comunque. Attenzione che diventa spesso «attenzioni», quelle piccole ma importanti: il breve messaggio telefonico, alla sera, per chiedere scusa al dipendente con il quale magari hai avuto un piccolo diverbio; l’abitudine a condividere ogni decisione; la capacità di lavorare seriamente pur tra uno scherzo e un sorriso; e anche, a volte è capitato, la rinuncia allo stipendio da parte dei soci per poterlo garantire ai dipendenti. Ma, altrettanto importante, la ricerca di criteri di giustizia nell’agire quotidiano. E l’accettazione e il superamento del conflitto nei rapporti interpersonali, al lavoro e fuori. Tutto questo tenendosi ben lontani da quell’atteggiamento di finta bontà che a volte serve solo a coprire ostilità latenti mai affrontate e risolte.

«Fratelli è possibile» è una cooperativa socio-assistenziale e di inserimento lavorativo (in gergo, di tipo A e B), che ha sede a Santarcangelo di Romagna (RN), germogliata nel 2006 dal fertile terreno della fraternità francescana secolare (il «braccio» laico della composita famiglia francescana) di Cesena, di cui Ettore Valzania era all’epoca responsabile. Una cooperativa che ha tre anime: l’ambito artigianale/edile, in un certo senso il core business; l’impegno nel campo sociale; l’attività editoriale.

«La spinta a partire – racconta lo stesso Valzania – è arrivata dalla condivisione di alcune idee portate avanti dall’economista Stefano Zamagni, che avevamo avuto l’opportunità di conoscere. Ma piccole esperienze simili facevano già parte del nostro background: come fraternità venivamo, infatti, da alcuni periodi di vita e di “cassa” in comune, di accompagnamento familiare ed econo­mico. E, soprattutto, coltivavamo in cuore il desiderio di dare applicazione concreta al nostro carisma francescano, con particolare riguardo alla vita di fraternità».

Così, dopo aver scelto di condividere il 25 per cento di tutti i risparmi, la ventina di famiglie che compone la fraternità crea un fondo con il quale costituisce giuridicamente e poi anche tecnicamente (acquistando i materiali) la cooperativa «Fratelli è possibile». Ma l’originalità dell’esperienza va ben oltre. I soci, infatti, fin da subito decidono di reinvestire parte degli utili in modo decisamente «francescano», vale a dire per aprire sportelli e sostenere operatori di mediazione sociale. 

«Con la cooperativa – sottolinea Ettore – volevamo infatti non solo dare il nostro contributo al rispetto dell’ambiente o all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Desideravamo più di ogni altra cosa dimostrare che un modello economico nuovo, basato sulla solidarietà, sulla valorizzazione delle relazioni è davvero possibile. Oggi, quel progetto iniziale è realtà ed è diventato un format ammirato dalle istituzioni stesse». E al quale si affidano: con il patrocinio dell’Unione Comuni del Rubicone (FC), della Valle Marecchia (RN), e con il supporto dell’Ente case popolari di Rimini, Forlì e Cesena, è sorto infatti un vero e proprio circuito chiamato Servizio di Mediazione/accompagnamento nel conflitto, «Punto d’Incontro», attivo in numerosi centri della zona, da Savignano sul Rubicone a San Mauro Pascoli, da Gambettola a Cesenatico, per citarne solo alcuni.

«La vocazione alla mediazione – prosegue Ettore Valzania – fa parte del carisma francescano. È, infatti, una sorta di risposta nonviolenta ai conflitti, nella quale un “facilitatore della comunicazione” aiuta le persone a uscire da situazioni di grave disaccordo». I facilitatori sono persone formate per questo scopo, attraverso specifici training. «Gli sportelli di mediazione – insiste Valzania – per noi rappresentano tanti “operatori di pace” disseminati sul territorio, che agiscono sull’esempio di quel Francesco d’Assisi la cui esistenza, in fondo, fu una continua mediazione».


Questo modello, che può essere considerato un’applicazione avanzata dell’housing sociale (l’insieme di politiche e interventi mirati a realizzare e gestire alloggi economicamente accessibili) ha portato la cooperativa al punto in cui è oggi: trentadue persone in pianta stabile tra dipendenti e soci; un gran numero, nell’ordine del centinaio e più, di collaboratori; un fatturato che è arrivato fino agli 800 mila euro (anche se negli ultimi anni risente della crisi).
 
Condividere gli spazi
Vita di fraternità è anche capacità di creare rete. E pure in questo ambito l’impegno della cooperativa non manca. Ettore e Chiara mi accompagnano, infatti, a visitare la nuova sede. Siamo sempre a Santarcangelo di Romagna, ma un po’ fuori dal paese, lungo la strada più importante della valle del Marecchia. Qui sorgono i 260 metri quadri di uffici e i 1000 di magazzini che fanno parte di un progetto di coworking (letteralmente: lavorando insieme, vale a dire la condivisione di spazi lavorativi pur svolgendo attività distinte) che vede «Fratelli è possibile» operare al fianco di un’altra ditta, la «Vertaglia», specializzata nella realizzazione di porte e infissi in legno. «Anche questa collaborazione è nata da un’intesa che trova fondamento in una comune sensibilità cristiana. E stiamo già pensando di allargare il coworking a un’ulteriore azienda artigianale che realizza e installa sistemi di produzione di energia (fotovoltaico, geotermico…), in modo tale da completare l’offerta di bioedilizia che oggi proponiamo. Finora nessuna delle tre aziende coinvolte ha impegnato denaro: tutte hanno messo reti, conoscenze, competenze tecniche e un impegno a lavorare insieme, una “parola data” che per noi ha ancora valore».

In questo impegno a 360 gradi che tocca tutte le aree care al francescanesimo, non poteva di certo mancare l’attenzione all’evangelizzazione. E qui entra in gioco Chiara, attuale coordinatrice di redazione e, fino a questo momento, presenza silenziosa: «Come cooperativa pubblichiamo il trimestrale “Momenti francescani”. Si tratta di un piccolo volumetto che per ogni giorno dell’anno propone la lettura abbinata di un brano del Vangelo, uno delle Fonti francescane e una breve attualizzazione affidata ogni mese a una persona diversa (sacerdoti, frati, suore, ma anche laici) che, con un taglio psicologico/spirituale, cerca di “smuovere” un po’ le coscienze a volte addormentate dinanzi alla forza dirompente del Vangelo». In otto anni di pubblicazione, il trimestrale ha già raggiunto quasi 2 mila abbonati in varie zone d’Italia: un traguardo di tutto rispetto in un momento difficile per l’editoria.

Quello fin qui realizzato ha il sapore di un sogno. Se non l’avessi visto coi miei occhi, stenterei a crederci. Eppure, la domanda finale è d’obbligo: «Quali sono i sogni nel cassetto?». Ettore e Chiara si illuminano e tirano fuori, non da un cassetto ma da una semplice cartellina, una serie di planimetrie. «Le “Tre Tende” – mi dicono quasi insieme –, una sorta di villaggio solidale che prevede la realizzazione di alcune palazzine in bioedilizia, all’interno di un miniquartiere popolare, con spazi comuni, zone verdi e uno sportello di mediazione sociale permanente. Il progetto è a buon punto. Abbiamo anche ricevuto un finanziamento consistente dall’Ufficio per la pastorale sociale e il lavoro della Cei. Purtroppo non c’è ancora la totale copertura. Però, confidiamo che anche questa volta la Provvidenza intervenga».

È ora di tornare a casa. Saluto Ettore e Chiara e i loro collaboratori, non prima di aver assaggiato i dolcetti che mi hanno preparato. Sulla strada del ritorno ripenso a quante cose buone è riuscito a realizzare un piccolo gruppo di persone motivate, in nome di un carisma antico ma sempre attuale. E penso che, allora, la fraternità non è utopia: è, davvero, possibile.
 
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017