21 Agosto 2018

Sempre caro mi fu quest’ermo colle…

Storia di due libraie coraggiose che si dividono tra Matelica e Visso, il paese del manoscritto de «L’infinito» di Leopardi, squassato, come molti altri, dal terremoto in centro Italia di due anni fa.

le libraie di Matelica e Visso

Ci sono due libraie a Matelica.
Matelica è nelle Marche. Diecimila abitanti. E un destino di fortuna nella lotteria del terremoto. È un paese appena oltre la frontiera del cratere che, due anni fa, ha inghiottito cento e trentuno comuni dell’Appennino centrale. Matelica si è salvata, un passo fuori dalla faglia. Ma i graffi nell’anima della gente di queste terre si scorgono anche qui. «Il terremoto è per sempre», sento dire dopo essere tornato, a un anno di distanza, su queste colline e montagne. Il terremoto ha aperto ferite che non si cicatrizzano. A due anni dal quel 24 agosto del 2016 ho la sensazione di respirare un’aria peggiore di quella dei mesi dell’emergenza e della speranza. «Il mondo nuovo non nascerà», mi raccontano oggi. E i ragazzi, i più testardi nel voler rimanere, cominciano a pensare di andarsene da queste terre. Silvia e Francesca sono rimaste. Con i loro libri.

Silvia e Francesca sono due donne coraggiose. Hanno una casa editrice (la Hacca edizioni) e quattro vetrine sono occupate dai libri della loro libreria (la Kindustria). Silvia è nata a Visso, il paese che vorrebbe rinascere dalle sue rovine. Per anni, Silvia e Francesca, ogni mercoledì, sono salite a Visso con tavoli e libri: una libreria itinerante in un paese che ne era privo.

I libri sono un pre-testo, dicono le due ragazze (hanno poco meno di quarant’anni entrambe). Pretesto per ricostruire la comunità, il vicinato, le amicizie. Il terremoto ha spezzato relazioni, diviso le famiglie, lacerato paesi. Da qualche parte bisogna ricominciare. Visso ha molto a che fare con i libri, con la poesia: qui era conservato il manoscritto de L’infinito di Leopardi. Silvia e Francesca volevano veder rinascere una nuova biblioteca al loro paese, mesi fa hanno lanciato un appello via social: «Mandateci un libro, un solo libro. Con una dedica, un dono per un abitante di queste terre, le vostre parole per loro». E sono arrivati 3 mila libri. C’è una Italia attenta e generosa. Nessuno, finora, è stato capace di trovare un luogo dove sistemare questi libri. Nemmeno provvisorio. Le due libraie hanno fatto un piccolo gesto di «insubordinazione»: hanno appeso una casetta gialla a un albero e hanno invitato i paesani a ordinare un libro. E, in queste settimane, stanno cercando di distribuire i libri fra chi è tornato a vivere nella solitudine delle «casette». «Andiamo a portare i libri, bussiamo alle porte, perché la gente esca di nuovo di casa, vogliamo incontrare i nostri i vicini con un libro. È un modo per chiedere se hanno bisogno di qualcosa». Tutto è difficile, a due anni di distanza, in questi paesi: fare la spesa, andare in farmacia, comprare il pane. Libri e cortesia aiutano a riprendere in mano i fili di una vita assieme. I libri sono, davvero, un pre-testo.

Ero venuto a Matelica per raccontare la storia della libreria di Silvia e Francesca. Lo farò, ma quando vieni qui, alla fine, parli sempre del terremoto. I libri possono essere mattoni di nuovi paesi. Sapete come si chiama il progetto delle due libraie? Futuro Infinito. Già, Sempre caro mi fu quest'ermo colle. Uno scrittore napoletano, Giuseppe Montesano, ha scritto: «Solo se la gente è magica si può avere un futuro infinito».

Data di aggiornamento: 21 Agosto 2018
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