Musei della montagna, non i sassi ma gli uomini

Da Nord a Sud grandi e piccole esposizioni raccontano la vita delle montagne. E di uomini che le hanno abitate. Messner: Non esiste grande impresa senza memoria. Erri De Luca: Piccoli di fronte all'universo.
02 Giugno 2016 | di

Dalle grandi realtà, anche architettoniche (il progetto del Museo di Plan de Corones, inaugurato nel 2015, è dell’archistar Zaha Hadid, scomparsa di recente) fino ai piccoli allestimenti in vecchie scuole dismesse o in edifici storici rimasti chiusi per anni.

O ancora, dalle esposizioni spontanee, a cielo aperto, come nel caso delle scritte lasciate dai pastori sul monte Cornón, in Val di Fiemme all’antica produzione di neve ghiacciata, una sorta di oro bianco per la gente delle montagne del meridione. Tanti, da Nord a Sud, isole comprese, i musei della montagna.

A livello nazionale, non esiste un elenco esaustivo e aggiornato. Il ministero per i Beni culturali ne classifica, usando questa categoria, solo alcuni. La maggior parte figura tra quelli naturalistici, etnografici o delle tradizioni di un territorio. Raccontano della montagna e, insieme, di culture e civiltà che magari non la abitano più.

«Le montagne hanno il valore dell’uomo che vi si misura, altrimenti sono solo un mucchio di sassi».
Walter Bonatti

MMM, il quindicesimo Ottomila di Messner

È stato il primo alpinista a salire le quattordici montagne più alte del mondo. Alle vette il grande scalatore altoatesino Reinhold Messner ha dedicato un circuito museale, il MMM (Messner Mountain Museum) divenuto un punto di riferimento mondiale sul tema della montagna. Sei luoghi, che egli chiama «il mio quindicesimo Ottomila», in cui è racchiusa la sua idea di alpinismo. Un concetto più vicino all’espressione artistica che all’impresa sportiva. E che, proprio per questo, ci racconta di uomini, culture e civiltà.

Per Messner la creazione di luoghi in cui poter incontrare la montagna, la gente di montagna e, in fondo, anche noi stessi, è un viaggio che parte da molto lontano. Di sicuro da quando s’imbatte in una quasi centenaria che gli cambia la vita. La donna gli lascia in eredità un martello appartenuto all’alpinista Paul Preuss.

Leggi l'intervista a Reinhold Messner

Sei musei e un grande racconto

Dopo quel martello arrivano oggetti da tutto il mondo. L’alpinista altoatesino li ha raccolti ovunque, dalle vette più alte del mondo fino in Antartide, Groenlandia, deserti del Gobi e del Takla Makan oltre alle sue Dolomiti. Sei musei, tra Veneto e Trentino-Alto Adige, li custodiscono come reliquie. «Dal primo all’ultimo, progettato da Hadid che non è scesa ad alcun compromesso architettonico – afferma Messner –, i sei MMM sono la mia più grande impresa».

Un viaggio a puntate nel rapporto tra l’uomo e la montagna (Firmian), tra l’uomo e il ghiaccio (Ortles a Solda), nella storia dell’alpinismo dolomitico (Dolomites o Museo delle nuvole sul monte Rite), nella sacralità della montagna variamente declinata (Castel Juval), nelle culture dei popoli di montagna dell’Asia, dell’Africa, dell’America del Sud e dell’Europa (Ripa, in lingua tibetana «ri» sta per montagna e «pa» per uomo, all’interno del Castello di Brunico).

Corones, l’ultimo nato

A prima vista sembra un’astronave. Anzi, non una, bensì tre. Dalla montagnola spuntano tre grandi occhi a specchio che danno sulla piana sottostante. Le finestre, che riflettono il cielo e le cime, sono incastonate nel cemento, fine e levigato come il marmo.

Anche qui, non una valle ma tre. Siamo a Plan de Corones, 2.275 metri sopra il mare. Sulla montagna si arrampicano tre vallate, Badia, Pusteria e Valdaora, e si incrociano tre culture, tirolese, ladina e italiana. Proprio quassù si trova l’omonimo Museo della Montagna, progettato da Zaha Hadid e dedicato all’alpinismo tradizionale, il sesto e ultimo in ordine di realizzazione, voluto da Messner. www.messner-mountain-museum.it

Memorie a cielo aperto

I musei non sono sempre al chiuso. Alcuni sono spontanei, a cielo aperto. In Trentino, sulle pendici del monte Cornón in Val di Fiemme, un massiccio calcareo situato a monte degli abitati di Tesero, Panchià, Ziano di Fiem­me e Predazzo, ancora oggi sono visibili migliaia di scritte che testimoniano l’attività dei pastori. www.scrittedeipastori.it

«Sono segni, vecchi almeno di tre secoli, che documentano il passaggio dei tanti uomini che, in perfetta solitudine, conducevano al pascolo le greggi – spiega Marta Bazzanella, etnoarcheologa che ne segue recupero, catalogazione e difficile conservazione –. Sono rocce trasformatesi in grandi lavagne a cielo aperto che, analizzate una a una, ci forniscono non solo una lista di nomi, di date, di capi di bestiame, ma ci svelano qualcosa del mondo dei pastori: uomini costretti alla solitudine anche amara del pascolo, eppure decisi a dichiarare la propria identità, il proprio buon diritto, il proprio saper scrivere». Il progetto rientra nelle attività del Museo di San Michele all’Adige (TN). Nei tre piani espositivi vengono ripercorsi mestieri e tradizioni del bosco, ma non solo. www.museosanmichele.it

Museo diffuso di Lusiana

Si trova sull’Altopiano dei 7 Comuni (VI). Sei luoghi (Museo Palazzon, Villaggio preistorico del monte Corgnon, Valle dei mulini, Area dimostrativa Labiolo sulle attività del bosco, Giardino botanico alpino del monte Corno, il Parco del Sojo – Arte e Natura) raccontano il grande sodalizio tra l’uomo e la montagna.

«A cominciare dalla vita di tutti i giorni e dai mestieri che vengono riproposti in visite e laboratori – spiega Antonio Cantele – .Come la “casara” che riprende la vita nelle malghe d’alpeggio e svela i segreti della preparazione del formaggio d’allevo (conservato a lungo) e del pressato (da consumare ancora fresco) sino al fiore all’occhiello: la parte dedicata alla lavorazione della paglia, nata a Lusiana nella seconda metà del 1600». Si possono, allora, ammirare tutti gli strumenti per la lavorazione: sésola, chija, tamisi, i vari tipi di intreccio e i prodotti finali quali borse e cappelli. www.museodilusiana.it

Museo della montagna del Cansiglio

Nell’omonimo altopiano prealpino tra Belluno, Treviso e Pordenone, c’è il Museo della montagna del Cansiglio o della cultura cimbra. Posto all’interno delle vecchie elementari, il museo si trova nel villaggio di Pian Osteria.

«Tre le sezioni visitabili – spiega Francesco Azzalini –: una dedicata all’utilizzo del legname della foresta e varie lavorazioni del legno (una teleferica, il pojat per fare il carbone, la piccola ferrovia d’inizio secolo e vetrine con gli utensili dei masteleri); la seconda alla cultura e alle attività artigianali; la terza riguarda l’amministrazione della Foresta da parte della Repubblica di San Marco a partire dal 1400». www.cimbridelcansiglio.it

Museo Vittorino Cazzetta

A Selva di Cadore (BL), nelle vetrine delle tre sezioni geo­logica, archeologica e storica del Museo Vittorino Cazzetta, sono esposti oggetti che raccontano la vita degli uomini sulle Dolomiti, quando queste ancora erano spiagge e barriere coralline. www.museoselvadicadore.it

Da visitare anche il Museo delle Dolomiti Bellunesi. Si trova a Cesiomaggiore (BL) e propone percorsi, laboratori e itinerari anche multimediali. www.museoetnograficodolomiti.it

Benvenuti al Sud

 «Sulle cime più alte ci si rende conto che la neve, il cielo e l’oro hanno lo stesso valore».
Boris Vian

Museo di Aritzo (NU)

In Sardegna il Museo di Aritzo (NU), località sul massiccio del Gennargentu, è in un caseggiato degli anni Cinquanta ubicato nel centro del paese. Le singole stanze ospitano un patrimonio sulle attività più rappresentative della cultura della Barbagia. Uno spazio è dedicato alla tradizione agro-silvo-pastorale.

«Qui troviamo gli attrezzi del contadino, del boscaiolo, del falegname-intagliatore, del pastore, del fabbro, del bottaio e del tessitore» spiega Armando Maxia. Un’altra sezione è dedicata alla carapigna, sorbetto al limone che, un tempo, veniva confezionato con la neve, raccolta sui monti e custodita nelle «neviere», profonde fosse ricoperte di paglia o arbusti. www.sardegnacultura.it

Museo multimediale della montagna siciliana

Anche in Sicilia «neviere» e «nivaroli» hanno una lunga tradizione. A custodirla il Museo multimediale della montagna siciliana a Nicosia (EN), nella riserva naturale Campanito-Sambughetti, 1.500 metri d’altezza .«L’uso di produrre neve ghiacciata da utilizzare nei mesi estivi è documentato in Sicilia fin dall’XI secolo – racconta Paolo Gurgone –. Abbiamo cercato di farlo conoscere in questa struttura espositiva multimediale, ricavata in una ex caserma, insieme a flora, fauna e reperti della nostra montagna». www.museodellamontagna.it

Cose, atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi ci servono come taciti schiavi, senza sguardo, stranamente segreti! Dureranno più in là del nostro oblio; non sapran mai che ce ne siamo andati».
Jorge Luis Borges

La montagna vista da Erri De Luca

Nel numero di giugno 2016 del «Messaggero di sant’Antonio» la versione completa.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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