Pace e bene cari amici in cammino e in ricerca vocazionale. 

"Ma i frati possono andare al cinema o vedersi un film ?": così mi ha scritto Gianluca, un giovane studente universitario di Milano aspirante regista. Ma "caspita.. mica siamo extraterrestri!!" (gli ho risposto così, privatamente). In realtà, carissimi, niente di ciò che è bello e autenticamente umano è escluso dall'interesse di un frate. Del resto, da sempre, i frati si sono cimentati in vari ambiti: la spiritualità e la carità, ma anche l'arte, la musica, la letteratura, le scienze...Non è forse san Francesco il primo poeta della nostra lingua?  Il tutto a lode di Dio e a servizio concreto e prossimo di ogni uomo! Ma tornando al cinema oggi vi presento una breve testimonianza di un nostro frate, Fr. Giancarlo Paris, della comunità c/o il convento S. Francesco di Brescia di cui è anche il "guardiano" (superiore). Fra le sue grandi passioni, vi è la cinematografia, così che spesso ricorre a qualche film per aiutare le persone a crescere e maturare e riflettere e giungere più facilmente, anche attraverso quest'arte, a vivere una più intensa esperienza spirituale. Da quando dunque non vedete un buon film? Al Signore Gesù sempre la nostra Lode. 

fra Alberto (fra.alberto@davide.it

TESTIMONIANZA DI FRA GIANCARLO

Da dove viene la tua passione per i film? Ci sono alcuni fatti particolari che l'hanno nutrita? 

Da piccolo ero spesso solo e mi ero immaginato di avere un piccolo cinema privato nella mia camera e lì mi “vedevo” i film. All’oratorio proiettavano cose orribili con Bobby Solo e la Zanicchi, poi, crescendo, ho cominciato a leggere i quotidiani e a sentir parlare di capolavori... allora con il motorino inseguivo questi film che vedevo e non sempre capivo, ma qualcosa si seminava. L’abitudine crea il gusto, diceva J. P. Sartre, e così è nato il gusto per un certo cinema impegnato, ricercato, profondo e spirituale.

 

Può la visione di un film diventare esperienza formativa? Addirittura dal punto di vista spirituale? 

Ne sono certo. Diversi film mi hanno accompagnato dall’adolescenza approfondendosi ogni volta che li rivedevo; penso soprattutto a Stalker di Andreij Tarkovskij e ad alcuni film di Ingmar Bergman. Ci sono film che parlano all’anima.

 

Qualche titolo che porti nel cuore e qualche chiave di lettura cristiana...

Ultimamente ho visto Faust del regista russo A. Sokurov: parte da Goehte per raccontare l’uomo moderno e la sua ansia malata di andare sempre oltre nel sapere, nella scienza, nel piacere. Un film dove l’angoscia dell’uomo contemporaneo potrebbe portarlo all’incontro con Dio, ma il film rimane aperto e questo è il suo fascino. Sempre rimanendo sui titoli recenti penso sia doveroso per un credente vedere "Il villaggio di cartone" di Ermanno Olmi: al di là delle sciocche polemiche suscitate in qualche ambito ristretto, invito a vedere su You Tube la presentazione del film fatta su Sat 2000. "La settima stanza" su Edith Stein rimane un film classico su come si possa trasmettere una formazione spirituale attraverso la struttura tecnica dello stesso film: la protagonista, carmelitana, passa attraverso sette stanze, scandite da portoni o cancelli che si chiudono; ogni volta viene spogliata da qualcosa, ma alla fine, plasmata da questa azione segreta dello Spirito Santo, riesce a dare senso e significato profondo alla camera a gas di Auschwitz, trasformandola nel Santo dei Santi: luogo della presenza di Dio. Un regista da tenere d’occhio, anche se non facile, è il russo Sokurov che ha vinto nel 2004 una segnalazione dalla Santa Sede per la sua produzione cinematografica ricca di rimandi spirituali... ma di non facile e immediata lettura.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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