Lo «spettacolo» della crocifissione

Nelle pareti della trecentesca cappella di San Giacomo, il veronese Altichiero da Zevio ha affrescato la crocifissione e morte del Signore. Uno dei cicli pittorici più stupefacenti della seconda metà del Trecento.
14 Marzo 2015

Chi si reca pellegrino alla Basilica non solo per esprimere la propria devozione a sant’Antonio, ma anche per godere i capolavori dell’arte in essa contenuti, può sentirsi pienamente soddisfatto visitando la cappella di San Giacomo, l’elegante edificio trecentesco sulle cui pareti il veronese Altichiero da Zevio ha affrescato uno dei cicli pittorici più stupefacenti della seconda metà del Trecento.

Iniziamo dall’edificio. Situato sotto la cupola destra del transetto, esso è stato voluto da Bonifacio de’ Lupi, marchese di Soragna, valente uomo d’armi al soldo dei Carraresi (e anche uomo di fede, a quanto pare), per farne un luogo di sepoltura per sé e i suoi familiari.

Ne aveva affidate l’ideazione e la costruzione all’affermato scultore e architetto veneziano Andriolo de’ Santi. Ci vollero cinque anni, dal 1372 al 1377, per portare a termine i lavori, diretti negli ultimi tempi, per la morte di mastro Andriolo, dal figlio Giovanni. La cappella, ampia e raffinata, con tratti che richiamano l’architettura dei palazzi veneziani del tempo, si apre con una facciata ripartita da sei colonne di marmo vermiglio sulle quali poggiano cinque archi; sormontati da un fastigio, cioè da una parete squamata di marmi rossi e bianchi, dalla quale emergono cinque edicolette gotiche che accolgono, poggianti su pieducci dorati, le statue dei santi Michele, Pietro, Giacomo, Paolo e Giovanni Battista.

Altre quattro statue di profeti e santi, provenienti dalla trecentesca cappella di sant’Antonio demolita nel 1500, sono state poste sopra il fastigio in epoca successiva. Altrettante colonne e archi affiorano dalla parete di fondo.

Il genio di Altichiero E ora gli affreschi, che costituiscono naturalmente l’assoluta preziosità della cappella. Ne è autore, come già detto, Altichiero da Zevio, il miglior pittore allora in circolazione, che aveva data eccellente prova di sé affrescando, tra l’altro, il palazzo degli Scaligeri a Verona.

Bonifacio lo chiamò a Padova per affidargli il compito di affrescare da par suo la cappella scelta come dimora in cui attendere la risurrezione, accanto al venerato sant’Antonio, le cui spoglie mortali riposano nella cappella antistante.

Il marchese di Soragna suggerì all’artista anche il tema per i suoi affreschi, cioè le mirabolanti gesta dell’apostolo Giacomo (detto il Maggiore), suo protettore, così come descritte dal domenicano Jacopo da Varazze nella Legenda aurea e da altre fonti correnti nella Spagna del secolo XIII.

E poi la crocifissione e morte del Signore, che nel Medioevo, più che in altri tempi, erano sentite e vissute come centrali dalla spiritualità e dalla devozione sia collettive che personali.

Altichiero, con una schiera di aiuti al seguito, tra cui il bravissimo Jacopo d’Avanzo, portò a compimento l’eccezionale impresa in quattro anni, dal 1374 al 1378.

Una struggente bellezza Distribuito nei tre scomparti centrali della parete di fondo, il grande affresco della crocifissione domina la scena con la sua struggente bellezza, tale da far trattenere da subito il fiato ai visitatori.

Il valore artistico dell’opera è indiscusso. La sapienza costruttiva, l’armonia di forme e colori, il forte pathos che lo pervade ne fanno un capolavoro assoluto, oggetto di sconfinata ammirazione e anche stimolo a una lettura più profonda, che libera suggestioni spirituali intense e stimolanti, che proviamo a descrivere nel riquadro.

Il comparto centrale dell’affresco è dominato dal Cristo morente, inchiodato a un’altissima croce che si staglia su un cielo plumbeo, solcato da voli d’angeli trepidanti d’angoscia; ai suoi piedi, tra un mareggiare di folla e di cavalieri, Maria Maddalena e un’altra discepola del Signore sfogano nel pianto il loro lacerante dolore.

Dolore immenso, quanto la tragedia appena consumata, che squarcia il cuore della Madre del Crocefisso, raffigurata nel comparto di destra tra pie donne che, sconvolte anch’esse, cercano per lei parole di conforto e di consolazione, mentre intorno soldati, sacerdoti e curiosi assistono all’evento, sullo sfondo di una Gerusalemme turrita come una città medievale. Altri soldati, nel comparto di sinistra, sono affaccendati nel giocarsi ai dadi la tunica inconsutile del Cristo.

Le gesta di san Giacomo Il racconto della vita dell’apostolo è invece disteso lungo le pareti laterali, sulle volte e le arcate della cappella. Anche qui Altichiero s’è mosso con la consueta maestria nel costruire scene affollate di gente di vario censo ed età. Si tratta, spesso, di guerrieri a piedi o a cavallo con spade e lunghe lance acuminate, che accompagnano le gesta del focoso apostolo: dalla diatriba con il mago Ermogene al martirio, dall’approdo della salma in terra di Spagna all’ostilità della regina Lupa, che alla fine si converte, dopo aver assistito ad alcuni clamorosi prodigi operati dall’apostolo, fino alla vittoria di re Ramiro, a Clavigo, sui Mori, propiziata da san Giacomo, che interviene di persona – così lo descrive Altichiero – demolendo con le sue stesse mani le torri della città come fossero mattoncini del Lego.

Ci vuole tempo e buona vista per godere appieno il lavoro del grande pittore veronese, i particolari, soprattutto, che arricchiscono di quotidiana umanità scene altrimenti fuori dal tempo, come i bimbetti che giocano a rincorrersi e l’asino che sale lungo un erto sentiero, appesantito dal basto ricolmo e seguito dall’arrancante padrone, mentre l’apostolo è prodigiosamente intento a guarire un paralitico. Oppure lo scherano lanciato nel forsennato inseguimento dei discepoli dell’apostolo, che un angelo nottetempo ha liberato dalla prigione in cui la regina Lupa li aveva richiusi. E molto altro ancora.

Infine, una curiosità: in uno dei dignitari della corte di re Ramiro, quello seduto a destra del re, vestito di nero e con il copricapo bianco, qualcuno ha voluto vedere il ritratto del poeta Francesco Petrarca, ospite dei Carraresi.

Suggeriamo ai pellegrini di staccarsi con gradualità da sì forti emozioni, soffermandosi ad ammirare, ad esempio, ai lati della Cappella il coretto ligneo, che ha gli stalli coronati da piccoli padiglioni in marmo, entro cui cam­peggiano sedici immagini di santi e sante, alcune davvero belle.  

ZOOMTutti a fissare il suo volto

  L’evangelista Luca, dopo aver narrato gli ultimi istanti di Gesù, annota: «Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: “Veramente quest’uomo era giusto”. Così pure tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo (in greco: theoría, ndr), ripensando a quanto accaduto, se ne tornava battendosi il petto». E ancora: «Tutti i suoi conoscenti, e le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, stavano da lontano a guardare tutto questo» (Lc 23,47-49).

L’arte, soprattutto la pittura, ha raccolto l’informazione dell’evangelista dando all’evento della crocifissione una visione affollata di presenze, umane e angeliche. Come vediamo nel capolavoro della cappella di San Giacomo. L’artista situa la scena come su un palcoscenico in cui si susseguono vari episodi dello spettacolo divino-umano. «Appiè del patibolo stanno genuflesse due donne... Il popolo circostante è tutto di nemici; militi a piedi e a cavallo armati di lance, sacerdoti, scribi e farisei: indifferenza o spossatezza in quelli, barbara compiacenza, o maligno sorriso in questi… Quante sono le teste, altrettanti qui si rivelano i sentimenti diversi onde è compreso ciaschedun degli attori. E come non dir belli ed affettuosi gli angioletti, che fanno corona al capo del Salvatore? Un amaro cordoglio ne conturba le innocenti sembianze; e mentre adorano, sembra che il pianto sgorghi loro dagli occhi», così scrive padre Bernardo Gonzati nella sua celebre storia della Basilica di sant’Antonio, edita nel 1852.

Spettacolo, dramma, attori, occhi che – smarriti o compassionevoli o beffardi – fissano il volto di Cristo, composto nella serenità del trapasso: la scena del Calvario, come tutta la vita del Figlio di Dio, si pone come segno di contraddizione, di fronte al quale l’umanità non può non interrogarsi. Il pellegrino che percorre il perimetro della cappella è pienamente coinvolto in questo spettacolo, che lo interroga, lo sferza, lo scuote: in quale dei molti e bellissimi volti rappresentati posso rispecchiarmi? Tutti guardano a quel volto umano e divino, i numerosi personaggi, quelli effigiati nell’affresco con i loro costumi trecenteschi, come il pellegrino o il turista o il viandante di oggi. Perché il protagonista in assoluto del dramma, il Cristo crocifisso, dall’alto della croce, continua ad ammaestrare: lui solo, sulla croce, ha saputo morire e il Padre dei cieli non può dimenticare questo atto di amore perfetto. Presenza invisibile, ma determinante, fondamentale, decisiva, quella del Padre. Anche i suoi occhi fissano il volto del Figlio, ormai marcato per sempre dal suo supremo dono. Lo spettacolo di Gesù morente resta per sempre gloriosamente impresso nel cuore di Dio. E nel nostro?

 NOTIZIEMarzo in Basilica

Tutti i giovedì di Quaresima, dalle ore 21.00 alle 22.30, la Basilica sarà aperta per la preghiera, la meditazione e l’adorazione eucaristica.

Ogni martedì, alle ore 20.45, momenti di riflessione sul tema: «Venite a me voi che siete affaticati e oppressi» (Mt 11,28).

Mercoledì 4. Ore 18.30 santa Messa per i Francescani d’Italia, presieduta da S.E. monsignor Giovanni Tonucci, Delegato Pontificio per la Basilica.

Mercoledì 11. Ore 18.30, via Crucis cittadina dalla Cattedrale alla Basilica del Santo, con la partecipazione del Vescovo di Padova, del clero e dei fedeli della città.

Domenica 15. Ore 17.00, santa Messa Pontificale presieduta dal Delegato Pontificio S. E. monsignor Giovanni Tonucci. A conclusione, solenne Te Deum di ringraziamento in occasione del II° anniversario dell’elezione di papa Francesco.

Domenica 29. Solennità delle Palme. Ore 11.00 santa Messa animata dalla Cappella Musicale Antoniana.

Lunedì 30. Inizio Settimana Santa.

 

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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