30 Giugno 2014

Lettere al Direttore

Sarebbe bastato un grazie…

«Gentile direttore, l’altro giorno avevo appena parcheggiato quando, uscendo, ho trovato un cellulare appoggiato sul muretto vicino a casa. L’ho preso e lasciato in auto, poi mi sono recata in un negozio per fare un fax. In auto quel cellulare suonava con mittente “mamma” o “cellulare casa”, ma poiché non sapevo rispondere – essendo un modello touch – ho aspettato che mio figlio rientrasse da scuola per farmi aiutare (saranno passate due ore). Quando ho risposto alla chiamata, la ragazza proprietaria è stata fredda, non sorpresa e per niente grata, anzi, mi ha detto che aveva telefonato varie volte e che sarebbe andata in una copisteria per ritirare la tesi non più tardi delle tre perché abitava fuori città. Io invece proponevo di lasciarlo lì verso le 15.30 non potendo prima... Risultato: mi ha chiamato alle 15.15, chiedendomi se ero già in copisteria, per dirmi che aveva informato il titolare che avrei lasciato lì il suo cellulare. Ho fatto come richiesto, ma al telefono ho attaccato un foglietto con scritta questa frase: “Le buone azioni allargano il cuore. Buona tesi. Una mamma”. Sono rimasta, infatti, allibita dalla “reazione anestetizzata” che non “sa vedere”, come se tutto fosse dovuto».

Stefania

 

Quando si compie un’azione buona senza secondi fini, senza ombre, di slancio, è brutto alla fine trovarsi a fare i conti con quel misto di amarezza e di disagio che la mancanza di riconoscimento può provocare.



Ora, secondo me, ci sono due possibili «morali» da tirare rispetto al suo racconto. Anzi tre, una per ciascuna persona coinvolta. La più semplice l’ha già individuata lei. Bastava poco alla ragazza per esprimerle un minimo di gratitudine. Ci metta come attenuante l’ansia che colpisce chiunque sia alle prese con la laurea imminente, tant’è che la nostra studentessa di fuori città ha addirittura smarrito il cellulare! E tuttavia poteva ringraziare, senz’altro.



Il secondo aspetto riguarda invece il «buon samaritano» di turno. Non a caso cito quell’episodio del Vangelo. L’evangelista Luca, che lo racconta, non accenna a un ringraziamento da parte del beneficiato. E questa è una scelta precisa: sta a significare che non è il riconoscimento da parte dell’altro la misura del bene compiuto. Altrimenti, dove andrebbe a finire la gratuità?



Vorrei quindi incoraggiarla: non smetta di coltivare un animo buono e generoso solo per gli ostacoli – questi o altri – che ha trovato o potrebbe incontrare sul suo cammino. L’esempio è Gesù e il suo amore senza confini, che non si lascia mai scoraggiare dalle nostre infedeltà e ingratitudini.



Infine, la terza persona coinvolta è suo figlio. Ha una parte minore, da nativo digitale che sblocca il cellulare, eppure avrà osservato la mamma fare quel gesto onesto, e preoccuparsi per una persona che nemmeno conosceva. Forse, mi auguro, lui avrà «saputo vedere» le conseguenze buone che il bene fatto, immancabilmente, sprigiona.

 



Papa Luciani e il vento nuovo nella Chiesa

«Gentile direttore, si è svolta di recente la cerimonia di canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Mi è dispiaciuto che sia stata ignorata la figura di Albino Luciani, il Papa del sorriso, un Papa attento ai problemi della famiglia, alla povertà del Sud del mondo, che voleva riformare lo Ior, aperto al popolo. Credo che la figura di papa Francesco si avvicini molto a quella di Giovanni Paolo I che, se non fosse prematuramente scomparso, avrebbe portato un vento nuovo nella Chiesa. Penso che il “Messaggero”, di cui Albino Luciani fu a lungo collaboratore, potrebbe rivalorizzare la sua figura innovatrice».

 

«Faccio seguito alla e-mail di mio marito per chiarire le motivazioni del nostro affetto per Giovanni Paolo I. Oggi abbiamo festeggiato il trentacinquesimo compleanno della nostra secondogenita. Ebbene, nostra figlia (oggi moglie, madre e professionista affermata) è nata da un parto dove non viene quasi contemplata, in letteratura medica, la sopravvivenza del neonato, se non con esiti neurologici gravi. So quel che dico, perché sono stata per trentotto anni medico di ostetricia e ginecologia, e pure mio marito è medico. Dopo il parto attesi per ore che mi comunicassero la morte della piccola, che mi pareva potesse essere il danno minore. Invece, a 12 ore dal parto, avevo in braccio la mia piccola viva e vegeta, sana e strillante. Avevo affidato a papa Giovanni Paolo I la mia gravidanza e, al momento del parto, quando mi resi conto del “dramma”, invocai la sua intercessione. Io (e soprattutto mia figlia) mi sento miracolata da Giovanni Paolo I a cui chiedo ancora protezione. Essendo medico, non oso parlare di miracolo, ma di un evento eccezionale sì».

R.M. e G.F.

 

Grazie per la vostra calda e affettuosa testimonianza. Anche noi del «Messaggero», e non solo perché possiamo annoverarlo tra i nostri collaboratori, speriamo che arrivi il giorno in cui Giovanni Paolo I, il Papa del sorriso, salirà alla gloria degli altari. Chi tra noi l’ha conosciuto, lo ricorda come un uomo intelligente, ma che dell’intelligenza seppe non fare un idolo; testimone coerente della semplicità evangelica e capace di accogliere chiunque con animo aperto e sincero. Uomo di fede profonda e coerente. Ed è per questo che anche noi lo preghiamo e a lui ci affidiamo, certi che, in virtù della comunione dei santi, continuerà a rivolgere su di noi il suo sguardo benevolo e paterno.





Lettera del mese

Scienza, fede e creazione


 

Come descrivere un fiore

 

Nel racconto di due innamorati, un fiore sembrerà diverso da quello tratteggiato da un botanico, anche se l’oggetto della loro attenzione sarà il medesimo. Così scienza e fedeparlano in modo diverso, ma parimenti vero, dell’inizio della storia dell’uomo.

 

«Caro padre, qualche anno fa su “Famiglia Cristiana”, alla domanda “L’umanità è stata creata o viene dalle scimmie?”, così si rispondeva: “La dimensione spirituale, in quanto tale, non può evolvere da uno psichismo animale e neppure può avere dei gradi. Si può allora ritenere che la scintilla dell’intelligenza astrattiva e della coscienza di sé si sia accesa per un intervento superiore in un ominide biologicamente idoneo. Questo modo di vedere riconosce una discontinuità ontologica che richiede un intervento superiore e si è attuato quando, dove e come Dio ha voluto”. Sì, ma il peccato originale? In quale momento e perché il genere umano ha talmente offeso Dio da richiedere la morte in croce di Gesù e la conseguente redenzione? Anche questo avvenimento si è attuato “quando, dove e come Dio ha voluto”? Sappiamo che il peccato dei nostri progenitori è solo una simbologia, dunque da che cosa è scaturita la necessità del sacrificio di Gesù per la nostra salvezza? Bibbia e scienza difficilmente convivono e a conseguenza di ciò la mia mente è piena di dubbi. Le sarei grata se potesse scioglierne qualcuno».

Loretta

 

Due innamorati e un eminente botanico stanno osservando lo stesso colorato e profumato fiore. Se chiedessimo loro di descrivercelo o di raccontarci che emozioni provano di fronte a esso, con buona probabilità raccoglieremmo due racconti assai diversi. Come se stessero vedendo due fiori diversi. Sono in contraddizione tra di loro? Probabilmente no. Diciamo che hanno domande diverse da fare a quello stesso fiore, proprio perché partono da interessi specifici. Non chiederei ai due fidanzati di descrivermi con esattezza com’è il fiore. Ma non è nemmeno detto che la competenza scientifica del botanico sia più utile o vera, o aiuti a conoscere meglio quel fiore, dei sentimenti appassionati dei due fidanzati. Sono semplicemente diversi. Importante è non confonderli tra loro, o chiedere allo scienziato di scriverci su una poesia, o ai fidanzati di stendere una classificazione botanica. Però, mi sembra, noi abbiamo diritto a entrambe queste «conoscenze»: entrambe ci servono per vivere.



La cosa più incredibile non è ancora questa. Ma il fatto stesso che il fiore di prima sia così bello, meraviglioso, direi persino profondo, da permettere, anzi prevedere tutte e due le letture. E molte altre.



Così del rapporto scienza-fede, soprattutto quando incrocia le pagine della Genesi dove si racconterebbe la creazione dell’universo e dell’uomo e della donna. Noi pensiamo che sia «vero» quello che lì c’è scritto. Anche se di una verità diversa da quella che ricerca lo scienziato, complementare. E, d’altro canto, ciò che mi dice lo scienziato mi aiuta più che mai a focalizzare quale sia questa verità «diversa».



Nella controversa vicenda di Galileo Galilei, dove la Chiesa non ci fece effettivamente una bella figura, si cita spesso un brano di una lettera dello stesso scienziato: «Intesi da persona ecclesiastica costituita in eminentissimo grado, l’intenzione dello Spirito Santo essere d’insegnarci come si vadia al cielo, e non come vadia il cielo», frase attribuita dagli studiosi al cardinal Cesare Baronio.



Così crediamo, allo stesso modo, che sia vera la faccenda del peccato dei nostri progenitori (nei quali si rispecchia tutta l’umanità fin dalle origini, senza bisogno di dare la caccia a due persone concrete su cui scaricare tutte le colpe). L’uomo è stato creato da Dio per forza di cose fragile e debole, ma potenzialmente capace di amare a sua volta o commettere il male, in quanto libero di scegliere («se vuoi essere perfetto…», Mt 19,21). Perché l’uomo non poteva che essere diverso da Dio (e infatti è creato significativamente «con polvere del suolo», Gen 2,7), premessa per un amore divino davvero immenso e gratuito. Dio non è costretto a mandare Gesù sulla terra «per colpa nostra», quasi noi gli avessimo rovinato i piani originari. Ma per «amore nostro»! Il che vuol dire, come spiegava Duns Scoto – un confratello dei nostri sant’Antonio e san Francesco, morto nel 1308 e beatificato da Giovanni Paolo II nel 1993 –, che Gesù sarebbe comunque venuto tra di noi. Perché questo è il progetto d’amore di Dio per noi, eventualmente corretto in corso d’opera per quel che riguarda le modalità, ma mai messo in dubbio dai nostri peccati. Per quel che possiamo tentare di balbettare con le nostre povere parole.





Lettere al direttore, scrivere a: redazione@santantonio.org

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017