Lettere al direttore

01 Novembre 2015 | di

Perché rinnovo l’abbonamento di papà

«La sera di giovedì 8 ottobre è venuto a mancare il mio caro papà Umberto, immensamente devoto a sant’Antonio e vostro abbonato di lunga data. Quando mia mamma si era ammalata, tanti anni fa, mio papà ha chiesto aiuto e conforto a sant’Antonio e grazie anche al suo aiuto mia mamma ha superato la malattia. Da allora, la gratitudine di mio papà verso il Santo è sempre stata infinita. Ora manterrò in piedi l’abbonamento di mio papà a suo nome, perché credo di fare a lui cosa gradita».

Lettera firmata

 

Gentile signora, la sua lettera, che ho dovuto tagliare per limiti di spazio, mi ha dato prova ancora una volta che quella dei lettori del «Messaggero» è una vera e propria famiglia, dove si condividono emozioni, valori, speranze e dolori. Di fronte alla morte di un genitore, esperienza comune a molti di noi, stringersi insieme nella vita di ogni giorno e nella preghiera mantenendo memoria degli affetti è il primo balsamo contro il disorientamento e la solitudine. Non è un caso che il «Messaggero» spesso diventi un testimone che passa di generazione in generazione, a rammentarci che spirito, valori e azioni hanno un’unica grande anima. Siamo vicini a lei e alla sua famiglia e siamo felici di avere una piccola parte nella vostra storia.

 

È valida la preghiera trasmessa in tv?

«Gentile direttore, è diffuso l’andazzo da parte di emittenti cattoliche (e ciò mi rattrista) di mandare in onda registrazioni di rosari, coroncine e preghiere varie perché i fedeli, nelle loro case, possano pregare. Spesso sono registrazioni vecchie di mesi, ma anche se fossero dello stesso giorno, si tratta sempre del ripetere meccanico della voce di un registratore, non di vere e sentite preghiere in atto. Credo che sia una mancanza di rispetto per il buon Dio e per i fedeli. Se io registro al mattino un’Ave Maria e poi faccio girare il registratore a ripetizione per l’intera giornata, si può dire che abbia pregato tutto il giorno? Certamente no! Allo stesso modo non si possono definire preghiere le registrazioni delle varie emittenti radio e tv, anche se stimolano una vera preghiera nei fedeli che le seguono dalle case».

Lettera firmata

 

Caro lettore, mi sembra che la sua domanda si possa sintetizzare in questo modo: quando è valida la preghiera? Di certo dobbiamo escludere un automatico valore per la replica meccanica differita (in radio, tv ma anche in internet). Sarebbe un sistema efficace solo se le parole ripetute, per quanto sante, fossero «magiche» di per sé, cioè in grado da sole di produrre una conseguenza. Sappiamo che non funziona così. Facciamo un passo in avanti, allargando la questione alla Santa Messa. Il magistero in proposito non si è discostato granché da quanto Giovanni Paolo II già affermava nel 1984, nella lettera apostolica Dies Domini: «La televisione e la radio offrono la possibilità di unirsi ad una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro. Ovviamente questo genere di trasmissioni non permette in sé di soddisfare al precetto domenicale, che esige la partecipazione all’assemblea dei fratelli mediante la riunione in un medesimo luogo e la conseguente possibilità della comunione eucaristica. Ma per coloro che sono impediti dal partecipare all’Eucaristia e sono perciò scusati dall’adempiere il precetto, la trasmissione televisiva o radiofonica costituisce un aiuto prezioso». Ciò ha senso per la «diretta» della Messa quindi (o lo streaming, in internet): e le eventuali repliche? Perdono di senso, indubbiamente. Sarei più accondiscendente invece per «rosari, coroncine e preghiere varie», come li definisce lei. Teniamoci il buono che possono offrire: se diventano occasione per elevare a Dio una preghiera, a distanza non solo di luogo, ma anche di tempo, possono essere comunque «un aiuto prezioso».

 

 

AVVENTO E MISERICORDIA

 

L’Avvento è sempre un tempo forte e speciale, ma quest’anno lo è a maggior ragione, dal momento che l’8 dicembre si apre il Giubileo della misericordia. Come vivere al meglio un periodo tanto importante? Ecco due opportunità aperte a tutti tra quelle offerte dai frati conventuali della Provincia Italiana di sant’Antonio di Padova.

 

Alla Casa di spiritualità dei Santuari antoniani di Camposampiero (PD), nei sabati di Avvento, dalle 9.30 alle 11.30, fra João Benedito ofmconv e suor Claudia Berton, elisabettina, guidano semplici ritiri di Avvento «per preparare il cuore e aprirlo alla grazia di un nuovo incontro». Questo il programma: 28 novembre «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire...»; 5 dicembre «La parola di Dio venne su Giovanni... nel deserto»; 12 dicembre «Le folle interrogavano Giovanni dicendo: cosa dobbiamo fare?»; 19 dicembre «Maria, entrata nella casa, salutò Elisabetta». Info: sito www.vedoilmiosignore.it

 

Si occupa de «Le opere di Misericordia» la proposta di lectio divina per l’anno 2015-’16 dell’Istituto teologico «Sant’Antonio Dottore» di via San Massimo a Padova. L’iniziativa prevede un appuntamento domenicale al mese, dalle 9 alle 11.30, secondo il seguente calendario: 8 e 15 novembre «Insegnare agli ignoranti»; 13 e 20 dicembre «Accogliere i forestieri»; 10 e 17 gennaio «Assistere gli ammalati»;14 e 21 febbraio «Ammonire i peccatori, perdonare le offese»; 13 e 20 marzo «Seppellire i morti»; 10 aprile «Consolare gli afflitti»; 8 maggio «Sopportare con pazienza»; 12 giugno «Il volto della Misericordia».

Info: tel. 049 8200711; sito www.itsad.it

NATALE IN BASILICA

 

Per il Natale, la Basilica del Santo di Padova si apre al mondo trasmettendo in diretta streaming le messe più importanti della festività: la tradizionale messa di mezzanotte e le messe delle ore 10.00 e delle ore 11.00 del 25 dicembre.

Per seguire le celebrazioni: sito www.santantonio.org

Lettera del mese

Fede… in pratica

 

La (frenetica) agenda del cristiano

 

Le nostre vite assomigliano ad arditi slalom tra assemblee e ricorrenze. Anche la Chiesa, dal Vaticano alle diocesi fino alle parrocchie, rischia di farsi prendere la mano. Ma, in ogni caso, ben vengano gli stimoli, purché ci avvicinino a Gesù.

 

«Caro direttore, a novembre a Firenze si tiene il Convegno ecclesiale nazionale. Schiacciato tra Anno della vita consacrata, enciclica Laudato si’ e Giubileo della misericordia, dell’appuntamento non si parla molto sui mezzi di comunicazione. Voi state dedicando da due anni le pagine di catechesi alla preparazione all’evento (pagine che, oltretutto, io utilizzo in parrocchia, nel mio gruppo, quasi regolarmente), ma a me un dubbio di fondo resta: servono davvero questi grandi appuntamenti di Chiesa? Non rischiano di risolversi solo in bei discorsi, parole che alla resa dei conti lasciano il tempo che trovano?».

S.A. – Venezia

 

Le nostre vite, e le nostre agende, assomigliano sempre più ad arditi slalom tra incontri (a scuola per i figli, in parrocchia per la catechesi, sui luoghi di lavoro), feste di inizio e di fine anno, saggi di Natale, assemblee di quartiere o di pianerottolo. E poi, documenti che sarebbe bene leggere, circolari, libri, aggiornamenti professionali, crediti formativi. E ci scappa pure qualche manifestazione in piazza, sacrosanta e naturalmente per i diritti di qualcuno. O anche solo per far festa o correre tutti assieme. Non abbiamo ancora fatto in tempo a finirne una, che già ne incalza un’altra.

Sì, effettivamente il rischio di intasare, se non addirittura di ingorgare le nostre esistenze, è assolutamente reale. Nell’era della connessione full time, annegati in un mare di informazioni e di stimoli, con una vagonata di informazioni a portata di mano, anzi di clic, alla fine ci scopriamo più fragili di prima. Più in difficoltà a tenere la rotta, con più timori a salpare verso il largo. Abbiamo un mare di informazioni, ma non è detto che ne sappiamo più di prima. Abbiamo di tutto e di più che non i nostri nonni, ma alla fine cosa ce ne portiamo via per noi? Non sono gli ingredienti che ci mancano sulla tavola, ma qualcuno s’è scordato di fornirci la ricetta.

Effettivamente, anche la nostra Chiesa, a tutti i suoi livelli, Vaticano, diocesi, parrocchia, rischia di farsi prendere un po’ la mano. Poi ci si mette anche il nostro papa Francesco, che una ne pensa e dieci ne fa, preso dall’urgenza del Vangelo. Tra novembre e dicembre, giusto per fare un esempio, un bravo cristiano dovrebbe tener conto di: Giubileo della misericordia, Anno della vita religiosa (se ne fa parte), Convegno ecclesiale di Firenze, enciclica Laudato si’, documento post sinodale, piano pastorale diocesano, progetto pastorale parrocchiale, anniversario della costruzione dell’oratorio, bicentenario della presenza delle suore all’asilo, inizio del percorso di avvicinamento alla GMG di Cracovia, progetto di AC… E volete che a qualche altro solerte pastore non verrà in mente di inventarsi un’altra ricorrenza o donarci un altro documento?! E pensare che il tutto è iniziato con un rabbi palestinese di duemila anni fa, che l’unica cosa che ha scritto l’ha tracciata con il dito nella polvere!

Ecco, forse dobbiamo proprio ripartire da lì, da Gesù: perché se tutto questo non ci serve per avvicinarci di più a lui (e qualche volta, onestamente, non serve proprio a tale scopo, anche se male non fa…), be’, allora dobbiamo imparare a far sì che lo sia. Gli stimoli e le provocazioni non mancano, e se non ci fossero sicuramente ce ne lamenteremmo. Ma l’operazione più importante, quella della sintesi, tocca a ciascuna delle nostre comunità e a ciascuno di noi personalmente.

Lettere al Direttore, scrivere a: redazione@santantonio.org

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
Lascia un commento che verrà pubblicato