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Christophe Boureux

Le piante della Bibbia

e la loro simbologia
01 Aprile 2017 | Recensione di
Le piante della Bibbia e la loro simbologia
Scheda
Queriniana
2017
€ 16,50
Classe 1958, domenicano, è dottore in teologia e antropologia religiosa. Insegna alla Facoltà di Teologia dell’Institut catholique di Lione, in Francia. Inoltre, si occupa del parco di 70 ettari che circonda il convento di Sainte Marie de la Tourette, dove vive, vicino a Lione. È anche autore di "Dio è anche giardiniere. La Creazione come ecologia compiuta" (Queriniana, 2016).

«Allora si aprirono gli occhi di tutti e due (Adamo ed Eva) e conobbero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture» (Gen 3,7). Il fico, ma anche il cappero e il ginepro, il mandorlo, l’incenso, la palma da datteri, il platano, la quercia… La Bibbia è piena di rimandi al mondo vegetale e di simboli a essi collegati. Ne sa qualcosa il figliol prodigo che «avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla» (Lc 15,16). (E pensare che i semi di carruba, cibo legato al concetto di miseria e carestia, nell’antica Grecia erano l’unità di misura per pesare l’oro! Da qui kerátion, ovvero carato). Ne sanno qualcosa pure gli ebrei fuggiti dall’Egitto in cerca della Terra promessa, che per quarant’anni patirono la fame sognando i cetrioli e le cipolle coltivate nella valle del Nilo, simboli dunque di schiavitù ma anche di sazietà. «Le piante bibliche sono basi di un’arte di vivere con Dio – scrive Christophe Boureux nell’introduzione a questo curioso “erbario cristiano” –. Esse riflettono i nostri successi e i nostri insuccessi, la nostra pazienza disarmata davanti ai grandi cicli della natura, la nostra lentezza a credere e a crescere, e la perennità della memoria di Dio. Esse ci stimolano all’apertura e all’elasticità, alla semplicità e alla compassione».

In poco meno di duecento pagine l’autore, domenicano, dottore in teologia e antropologia religiosa, assembla un libro di giardinaggio che è anche una guida spirituale. Non tanto un trattato scientifico o di botanica, piuttosto una meditazione simbolica che trae origine proprio dal libro simbolico per eccellenza: la Bibbia. Ogni paragrafo è dedicato a una pianta che compare nel testo sacro. In tutto una cinquantina di specie, accompagnate da stralci biblici, commenti e illustrazioni (tratte da Johan Jacob Scheuchzer, Physique sacrée ou histoire naturelle de la Bible, Amsterdam 1732, otto volumi). Come in un album, i vegetali sono associati a luoghi, eventi ed episodi. Si va dal giardino dell’Eden a Gerusalemme attraverso diversi contesti culturali e temporali.

«Nel corso di tutta la Bibbia, le piante sono le compagne dell’uomo che cerca se stesso cercando il suo Dio – scrive l’autore nell’introduzione –. Le piante della Bibbia sono tutte metafore del vero giardino in cui gli uomini vivono in pace con se stessi… sono un invito al viaggio verso un giardino da cui siamo partiti, e che non si farà senza di noi. Dio ce ne ha affidato la responsabilità, è lì che egli ci attende». Pagina dopo pagina, dunque, il testo sacro ci conduce in un giardino che, a detta di Christophe Boureux, non è un paesaggio informe, ma al contrario «è sempre l’embrione di una città: uno spazio in cui l’uomo abita con se stesso in società». 

Data di aggiornamento: 01 Aprile 2017