Le due isole

Una bella fiaba sulla diversità, che è prima di tutto ricchezza. Da leggere sotto l'ombrellone, ai piedi di un albero o sul divano di casa. Ovunque siate, buona lettura e... buona estate!
30 Luglio 2016 | di

Non molto lontano da qui, o forse sì, c’erano due isole gemelle divise da un piccolo tratto di mare. Per un’unica cosa si distinguevano: in una abitavano solo bambini e in un’altra solo bambine. Cosa ancor più strana, sull’isola delle bambine esistevano solo cose con nomi femminili e su quella dei bambini solo oggetti con nomi maschili. Perciò sull’isola delle bambine si dormiva su una stuoia, che era un nome femminile, e non su un materasso, che era maschile. Si mangiavano mele, ma non meloni. Patate, ma non olio. Cotolette, ma non cacao. Caramelle, ma non gelato. Sull’isola delle bambine si potevano trovare le saponette, ma non il dentifricio. Le forchette, ma non i coltelli. Se una bambina desiderava un bagno caldo, poteva solo sognarlo, perché esisteva unicamente la doccia. Se un bambino voleva una bicicletta, la immaginava solamente, e alla fine sconsolato andava sul monopattino.

Nonostante tutto, sulle due isole la vita trascorreva tranquilla. Anzi, a essere sinceri, quasi quasi ci si annoiava con tutta quella tranquillità. Nelle giornate di sole le due isole splendevano come smeraldi nel mare blu e i bambini e le bambine si salutavano da una sponda all’altra. Nelle sere limpide, si affacciavano alle finestre e guardavano le rispettive isole illuminate da candele da una parte e da lampioni dall’altra. Solo il cielo e il mare erano uguali per tutti.

Inaspettatamente, un giorno che il sole brillava sul pelo dell’acqua, un bambino stanco di tanta tranquillità decise di farsi un bagno e di nuotare fino all’isola delle bambine. Quello stesso giorno una bambina che raccoglieva conchiglie sulla spiaggia lo intravide. «Un bambino vero! – esclamò –. Non ne ho mai visto uno da vicino. Non me lo devo far scappare!». Lo raggiunse, ma non a nuoto, no, no. Adoperò una barca, lei ce l’aveva! Attaccarono a chiacchierare e a raccontare della vita sulle loro isole. «È scomodo non poter usare un cuscino» diceva la bambina. «È scomodo non avere coperte» ribatteva il bambino. «Noi abbiamo solo le forchette». «E noi cucchiai e coltelli». «Potremmo provare a scambiarci cose e oggetti». «Sarebbe divertente».

Così le bambine scoprirono il bagnoschiuma, il tovagliolo, il monopattino. E i bambini le mele, le docce, la bicicletta. Col passare del tempo una sola barca non era sufficiente per trasportare di qua e di là tutte le novità. Le bambine proposero di costruire una passerella che congiungesse le due isole. Ma c’era il rischio che la marea la inondasse. «Ci vuole un ponte» dissero i bambini. «Sì, ma con delle fondamenta sicure» risposero le bambine. «Useremo l’acciaio». «Useremo la pietra».

E di lì a poco tempo un piccolo ponte di acciaio e pietra sorse a congiungere le due isole che da allora non si divisero più. Unendo cose e oggetti molto diversi tra loro, bambini e bambine insieme fecero scoperte straordinarie. Come le meringhe: uova e zucchero. Le patatine fritte: olio e patate. La focaccia: farina e lievito. Il minestrone: fagioli e piselli, zucchine e carote. Il gianduiotto: cacao e nocciole. In una giornata d’estate provate a scrutare il mare. Vedrete le due isole gemelle. Non sono molto lontane da qui… o forse sì!

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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