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Francesca Fialdini

Il sogno di un venditore di accendini

Con un saggio di Gian Carlo Perego, già direttore della Fondazione Migrantes.
23 Settembre 2017 | Recensione di
Scheda
Città Nuova
2017
€ 12,00
Nata a Massa nel 1979, dopo la laurea in scienze della comunicazione inizia la sua carriera lavorando in radio come collaboratrice per la redazione esteri e come conduttrice del notiziario di Radio Vaticana. Dal 2005 al 2013 lavora come inviata e conduttrice del notiziario nel programma A sua Immagine in onda su Rai1. Dopo varie esperienze professionali approda nel gennaio 2013 a Rai3, dove affianca Fabio Volo in Volo in diretta. Dal 2014 passa a condurre con Franco Di Mare Unomattina. Attualmente conduce con Marco Liorni La vita in diretta su Rai1.

È facile ritrovarsi nei pensieri, nelle speranze e nelle nostalgie di Youssou, giovane senegalese che ha lasciato moglie e due figli piccoli nel suo Paese, per venire a cercare fortuna in Europa ed è approdato, dopo un lungo peregrinare, in Italia. È facile seguirlo passo dopo passo, sentire il freddo e l’umidità che penetrano le sue ossa nelle notti passate all’addiaccio, o avvertire la paura di essere fermato e rimpatriato, tornando così sconfitto dai propri figli. È facile persino tifare per lui e per quanti, come lui, affollano le strade del nostro Paese in cerca di un futuro migliore per sé e per la propria famiglia. Per questo va letto il volume di Francesca Fialdini (opera prima della giornalista). Perché aiuta a scardinare: luoghi comuni, diffidenze, paure. E di questi tempi, dinanzi all’ondata di crescente diffidenza che spazza via anche le migliori intenzioni, come il mare in tempesta spazza via le vite di migliaia di disperati, di tutto ciò si sente un gran bisogno.

Le pagine di Fialdini sono un romanzo, ma traggono spunto, in realtà, da una storia vera, dall’ascolto di una realtà sconosciuta a molti.

Il volume, la cui scrittura scorre fluida e cristallina pagina dopo pagina, è una sorta di dialogo interiore di Youssou. Quelle che si leggono sono in realtà le lettere che egli scrive alla moglie Fatima, lasciata in Senegal, ma hanno il sapore del diario intimo e personale (non si leggono infatti le risposte della donna, né vi è accenno alle sue reazioni alla lettura di quelle righe). Per questo ci si trova immersi nell’animo di un uomo e si scopre che, al di là delle inevitabili diversità culturali, il cuore degli esseri umani è lo stesso, a qualsiasi latitudine pulsi. Ciò che conta per esso, seppure con differenti sfumature, sono sempre le stesse cose: le relazioni, il calore di una famiglia, il desiderio di condividere qualcosa di buono, di immaginare per sé e per i propri cari un futuro migliore, la ricerca della felicità per sé e per chi vive accanto. E per tutto ciò si è pronti a lottare, perché, come dice Youssou, «il coraggio di un uomo si misura dalla costanza con cui nutre i suoi sogni».

Fanno bene queste pagine, che nascondono tra le righe perle di saggezza di una cultura altra e lontana (e pure qualche lieve ingenuità, assolutamente trascurabile in un’opera prima), perché avvicinano, perché aiutano un processo di immedesimazione, perché portano a chiedersi: «Che cosa farei io nella stessa situazione?», «Se non avessi un lavoro, di che sfamare i miei figli, se il futuro fosse così incerto, resterei davvero a guardare mentre la mia famiglia muore d’inedia e di stenti?». Ricordiamolo, ricordiamocelo tutti, la prossima volta che guarderemo negli occhi una persona straniera venuta a cercare futuro nel nostro Paese, la prossima volta che ci sentiremo spaventati ascoltando le notizie delle migliaia di migranti che approdano sulle nostre coste. La prossima volta che un venditore di accendini ci fermerà lungo la strada. Grazie, quindi, Francesca per aver dato voce a Youssou, perché attraverso di lui hai dato voce alle nostre paure, alle nostre domande, ma anche all’unica risposta possibile.

 

 

Data di aggiornamento: 23 Settembre 2017