Ex-voto, la fede dipinta

Testimoni di grazie ricevute, ma anche espressioni di arte popolare, gli ex-voto riflettono le nostre radici. Per questo vale la pena riscoprirli in una mostra a Milano fino al 28 gennaio.
08 Dicembre 2016 | di

Notte fonda. Le stelle brillano in cielo. All’orizzonte si profila lo skyline di una città ligure d’inizio Novecento. Un giovane ciclista sta pedalando verso casa, quando all’improvviso un gattino soriano gli taglia la strada. Gambe e braccia aperte a mo’ di angelo, il ragazzo si schianta contro un pilone della luce. L’impatto è forte, ma l’intercessione della Madonna che assiste alla scena da una nuvola evita il peggio. Non sarà una vicenda epocale, e di certo non comparirà negli annali del XX secolo. Eppure c’è chi questa scena ha sentito il bisogno di rappresentarla con i colori a tempera su un cartone del 1938 dedicato alla «Santa Madonnina che (mi) evitò gravi danni». Ingenuo nella fattura e mediocre nel risultato, il quadretto può considerarsi comunque un’opera d’arte popolare. Per questo, fino al 28 gennaio starà appeso alle pareti di Casa Manzoni assieme ad altre centonove tavole, tele e cartoni nell’ambito della mostra «110 miracoli incredibili. Ex-voto, dipinti di fede».

Organizzata dalla fondazione Per Grazie Ricevute (P.G.R.), l’esposizione concentra tempere e oli, acquerelli e matite realizzati tra il 1400 e il 1900 in Italia, Austria, Portogallo e Messico. Non solo ricordi ed espressioni di fede, ma anche testimonianze di vita vissuta, echi di una quotidianità che difficilmente i libri di storia riportano. Partendo dal significato letterale del termine «ex-voto» (dal latino ex voto suscepto: secondo la promessa fatta; formula che indica manufatti offerti dai fedeli nei santuari, in ringraziamento di una preghiera esaudita), la mostra si dipana attraverso quattro sale alla scoperta di temi ricorrenti nell’iconografia votiva popolare. Dagli incidenti di viaggio a quelli domestici e sul lavoro, dalle aggressioni ai tentativi di suicidio fino agli esorcismi e alle torture, la gamma di vicende è variegata.

Difficile non sgranare gli occhi davanti all’automobile che, uscita di strada in curva, atterra su una barca con due marinai (1899). O di fronte al crollo del tetto di una stalla lombarda gremita di persone (1875). Con lo sguardo fisso su gesti e volti dei protagonisti, sullo stile quasi fumettistico e sull’originalità dei dettagli, si prova stupore, si ride e si soffre anche un po’. Ma poi si tira sempre un sospiro di sollievo, perché a garantire il lieto fine ci pensa il deus ex machina (è proprio il caso di dirlo...!) che cala puntualmente dall’alto. Che si tratti di Dio in persona, della Vergine o di santi intercessori, il significato non cambia. Senza l’intervento divino l’uomo non sussiste. O per dirla con le parole di Gesù: «Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5). Nulla tranne pregare e ringraziare. Il che è per l’appunto quello che i committenti degli exvoto, nell’arco dei secoli, hanno fatto.

Prodigi in viaggio

Charles Perrault non ce ne vorrà. Anche se il paragone con la sua Cenerentola scatta in automatico, l’elegante nobildonna riversa sul phaéton (carrozza cabriolet) verde è in realtà la contessa Eleonora Stanga di Marostica (VI). Corre l’anno 1896. Il cavallo che traina la due ruote s’im-bizzarrisce. In soccorso della signora arriva un angelo custode. La caduta è scongiurata e il prodigio viene immortalato in una tavoletta a olio. Di incidenti scampati in viaggio l’universo degli ex-voto è zeppo. Così, al di là del miracolo in sé, specie tra ’800 e ’900, le opere si fanno inconsapevoli testimoni dell’evoluzione dei trasporti e delle tecnologie. Prima la ruota, poi il motore: a vapore, a scoppio...

Dagli incidenti in calesse a quelli in treno o in autobus il passo è breve. Un’occhiata a una tavoletta datata 1934 e stiamo già calpestando i vetri infranti dei finestrini di una corriera scontratasi con una locomotiva nel Nord Italia. Basta avvicinarsi a un quadretto del 1959 ed eccoci passeggeri della Vespa graziata dalla Madonna del Carmine. Qualche metro più in là lo sguardo si posa su un sidecar Jawa special rosso tranciato a metà al cospetto del Santissimo crocefisso nel 1931. Diciotto anni dopo, nei pressi di Camogli, in Liguria, un treno resta bloccato nel mezzo di una bufera di neve: il cartone decorato con colori acrilici ed esposto a Casa Manzoni viene dal Santuario della Madonna del Boschetto, la stessa che salvò il committente e tutti i passeggeri «da morte certa».

Realizzati a partire dal Quattrocento in Italia centrale e poi diffusisi man mano in tutta Europa e in America Latina, nel corso dei secoli gli ex-voto dipinti passano da una committenza colta e abbiente a una sempre più umile e popolare. Se all’inizio a firmarli sono pittori professionisti, già nel Settecento tavole e tele devozionali diventano appannaggio di artigiani quali tinteggiatori e intagliatori. Assieme al prezzo, calano le dimensioni e la raffinatezza di esecuzione. In barba alle leggi della fisica, i soggetti sempre più stilizzati galleggiano in un limbo di artificialità. La stessa che permea l’intero olio su tavola piemontese offerto nel 1893 da Pietro Salino al Santuario della Madonna del Palazzo. Ancora una volta una caduta, ancora una volta un cavallo fuori controllo. E poi quel cocchio piatto che tanto ricorda la famosa Carrozzella dipinta da Carlo Carrà nel 1916 (in mostra è esposta una riproduzione dell’originale conservato al Mart di Rovereto, TN).

Troppa fantasia? Forse. Non è un mistero però come l’arte popolare – da sempre considerata «minore» – abbia influenzato nei secoli quella ben più colta che oggi alloggia nei grandi musei. Quando si parla di creatività, la contaminazione di registri e tecniche è inevitabile e necessaria. Ogni arte genera altra arte. Solca acque lontane, ma poi torna sempre in porto. Perché, parafrasando Bertolt Brecht, «tutte le arti contribuiscono all’arte più grande di tutte: quella di vivere».

Tragedie sfiorate

C’era un tempo in cui le tavolette votive tappezzavano le pareti dei santuari e alimentavano un vero e proprio mercato. La fine del Novecento, tuttavia, ha segnato uno spartiacque. Alla pratica dell’ex-voto dipinto è subentrata la fotografia. Di contro, le tavolette superstiti (stime recenti parlano di 600 mila ex-voto in Italia) sono finite ad arricchire le collezioni di privati e fondazioni come la P.G.R., che ha organizzato la mostra a Casa Manzoni.

Passeggiando tra le sale del palazzo che il poeta milanese acquistò nel 1813 si respirano storia e devozione, ma anche tanta violenza e dolore. Il dolore fisico del giocatore di carte accoltellato dal suo compagno e quello del siciliano ferito da un bandito nel bosco; la sofferenza psicologica del ragazzino messicano gettato in piscina dai bulli o quella del suicida che tenta invano di appendersi al tubo dello scarico. A proposito di tormenti, un capitolo a parte meritano gli ex-voto legati a episodi di tortura e di esorcismo. Siamo a Tolentino (MC) e corre l’anno 1511. In una cella d’isolamento Carolina Da Ciguli si affloscia a terra e con una mano stringe il rosario. Grazie all’intercessione di san Nicola, la donna si affida alle parole del monaco che le sta davanti. Ed ecco quattro diavoletti neri uscire dalla sua bocca come piccole falene in cerca di luce. Il male è vinto e il corpo espugnato. All’osservatore resta l’amara consapevolezza di aver assistito, seppur in ritardo di cinquecento anni, a un episodio realmente accaduto. Un evento dal quale, ieri come oggi, è difficile prendere le distanze.

«L’ex-voto sollecita in chi lo guarda una sfera più profonda – scrive Gian Antonio Gilli in Manuale di ex-voto, Fusta Editore –: oltre a sentimenti di pietas, si profilano memorie del proprio passato, di benefici ricevuti, di pericoli scampati (...) che legano lo spettatore, almeno per un momento, alla scena effigiata in quella tavoletta, e alle emozioni in essa espresse». Empatia e immedesimazione dunque: ecco il segreto del successo degli ex-voto. Collezionarli «è un modo per conoscere e studiare usi e costumi del passato» aggiungono in coro Maria Luisa Gambino e Cecilia Cefis Zuliani, curatrici della mostra «110 miracoli incredibili. Ex-voto, dipinti di fede». Per la fondazione P.G.R. che l’ha organizzata, questa è la quarta rassegna di pitture votive. E non finisce qui. Una quinta è già in cantiere per marzo. L’ennesimo tuffo nel passato. Ma del resto, quello alla scoperta delle proprie radici è un viaggio senza fine. Tanto vale farsene una ragione e tenere pronta la valigia.    

 

Una interessante e ricca selezione di ex-voto è proposta anche nel Museo della devozione popolare, che si trova nel complesso basilicale del Santo a Padova.

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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