Yafreisy: da immigrata a mamma-manager

Dominicana, a Roma dal 2012, Yafreisy Berenice Brown Omage gestisce un market-panificio con un fatturato di quasi 1,4 milioni di euro. Vincitrice del Premio Moneygram 2017, è la prova che gli stranieri costituiscono una risorsa per l’Italia.
15 Gennaio 2018 | di

Quando si parla di immigrazione, è fin troppo facile inciampare nei luoghi comuni. Per strada, in tv e sui giornali è tutto un brulicare di stranieri pericolosi, che ci rubano le risorse, che rallentano l’economia del Paese… Una volta tanto ecco una bella storia che smonta i pregiudizi. Ha inizio a Santo Domingo nel 2012, quando una ventenne autoctona s’innamora di un romano, lo sposa e decide di seguirlo nella Capitale. Non conosce una parola d’italiano Yafreisy Berenice Brown Omage quando atterra nel Belpaese. Nel suo, di Paese, ha all’attivo due anni di studi alla facoltà di Ingegneria agroforestale, una stagione da commessa in un negozio e nel magazzino di un supermercato. Di gestione aziendale, dunque, sa poco o niente, ma non importa perché, ne è certa, è la forza di volontà che fa la differenza.

Così, quando la giovane viene a sapere che, nel quartiere di Prima Porta, il supermercato in affitto nello stabile del marito è in vendita, decide di rilevarlo. «Mi sono detta: proviamoci – ricorda Yafreisy che oggi ha 25 anni –. Non sono certo un genio, ma grazie ai consigli e al supporto di mio marito, conditi anche da un pizzico di incoscienza, ce l’ho fatta». All’inizio la ragazza segue solo l’organizzazione contabile dell’impresa (che è nelle mani di più soci). Col passare dei mesi, però, la sua presenza diventa decisiva anche sul piano gestionale. «Mai fatto corsi, ho imparato tutto da autodidatta, lingua italiana compresa» risponde Yafreisy al telefono, con un simpatico accento ispanico impastato al dialetto romanesco. Nell’arco di pochi mesi la manager dona nuova linfa al market Santa Cornelia (questo è il nome che campeggia sull’insegna all’ingresso) e al panificio annesso.

Proprio il panificio oggi costituisce il core business del­l’impresa. «Produciamo circa 21 quintali di pane al giorno, e il trend è in crescita – spiega Yafreisy –. Sforniamo quaranta tipologie a lievitazione naturale, anche se il pane più gettonato resta il casereccio. Il tutto impastato rigorosamente con lievito madre e olio d’oliva. Per noi la qualità è fondamentale». E i clienti – «ristoranti e negozi italiani, ma non solo, della zona nord di Roma» – questo lo sanno bene. Non a caso nel 2016 l’attività ha fatturato 1,4 milioni di euro, fruttando tra l’altro alla titolare il premio Moneygram 2017 per l’imprenditore immigrato dell’anno. In realtà, la partecipazione al contest è scattata quasi per caso, grazie al consiglio di un’amica dominicana che gestisce un’associazione di promozione sociale in Italia.

Completamente inattesa, la vittoria ha rappresentato per Yafreisy «un’opportunità di far capire che non tutti gli stranieri immigrati sono disoccupati e scansafatiche, ma che, anzi, alcuni sono in grado di generare posti di lavoro». La titolare parla con cognizione di causa. Sì, perché nella sua azienda oggi operano diciassette dipendenti: «Serena, Daniela, Pierluigi…» elenca. Il più giovane ha 25 anni, la più vecchia 59. Tutti con familiari a carico. Sono rumeni, ma anche italiani. Come Massimo, 57 anni, che viene da una generazione di panettieri e, per questo motivo, è incaricato di sfornare pagnotte e pizze ogni mattina. Tradizione e know how, del resto, sono fondamentali al Santa Cornelia. Non ci si improvvisa artigiani del gusto. Indispensabile è lasciare da parte presunzione e protagonismo, e mettere in rete le competenze, in vista di un obiettivo superiore. Sarà per questo che, a ben guardare, l’impresa di Yafreisy sembra quasi un puzzle di personalità disparate.

«È difficile fare squadra, ancor più tra italiani e stranieri, perché la mentalità è diversa – spiega la donna –. Il segreto del successo sta nel mettere tutti d’accordo, conciliare i dipendenti quando c’è discordia. Se tengono il muso, io dico: “Ragazzi, la vita è già dura di suo… non ci mettiamo pure noi a complicarla!”». Quando parla dei suoi collaboratori, Yafreisy addolcisce la voce, quasi si riferisse a una famiglia allargata, un nucleo che ha composto non senza sacrifici e sforzi. E in un certo senso è proprio così. «Non è facile guadagnarsi la fiducia della gente – ammette la giovane –. Il primo pensiero del neo-assunto è: “Riuscirà il titolare a pagarmi?”. Di diffidenza ne ho incontrata tanta in questi anni. Se ho avuto successo e credibilità, il merito va anche alla famiglia di mio marito, romana, conosciuta e rispettata nel quartiere, e a mia figlia di 4 anni: la dimostrazione vivente del mio aver messo radici, faccia e sudore in questo progetto». 

L'articolo completo nel numero di gennaio del «Messaggero di sant'Antonio» e nella versione digitale della rivista.

Data di aggiornamento: 15 Gennaio 2018

1 comments

3 Aprile 2021
La conosco bene bravissima!!!!
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di Melissa

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