17 Giugno 2018

Un papa a nostra immagine e somiglianza

Una lettrice sottolinea che molti criticano il magistero di papa Francesco, credendo evidentemente di avere in mano la ricetta del Papa perfetto. Una provocazione su cui riflettere.
Papa Francesco fa un selfie con un ragazzo.
Papa Francesco fa un selfie con un ragazzo.
GETTYIMAGES

«I continui attacchi di cui è oggetto il magistero di papa Francesco mi hanno spinto a scrivere queste riflessioni. Ho gioito quando il cardinale Ratzinger è stato eletto Papa, ho seguito il suo magistero con affetto filiale, ho letto i suoi meravigliosi libri su Gesù. Gli ho anche scritto per esprimergli la mia gratitudine. Ho sofferto quando è stato frainteso e attaccato ingiustamente e ho superato con difficoltà il trauma delle sue dimissioni. Lo penso sempre nelle mie preghiere e seguo con interesse qualsiasi notizia che lo riguardi. Tengo sulla mia scrivania una foto che lo ritrae mentre abbraccia papa Francesco. È questo il punto: l’affetto che ho per papa Benedetto non mi fa schierare con coloro che non perdono occasione per contrapporre l’uno all’altro, per delegittimare il suo successore o per sostenere che Ratzinger non aveva quelle doti di comunicazione che ha Bergoglio e che era troppo “professore”. A questi ultimi, di corta memoria, vorrei dire: “rivedetevi i filmati degli eventi del pontificato di Benedetto, l’entusiasmo e la gioia che sapeva suscitare nella gente comune, nei giovani, la tenerezza con cui si accostava ai bambini”. Il papa della mia infanzia era Pio XII, quello della mia adolescenza Giovanni XXIII, quello della mia giovinezza Pao­lo VI e… così via. Li ho amati tutti, ciascuno di loro è stato un grande Papa, con il suo carisma, tutti diversi tra loro. Ognuno di loro ha avuto denigratori e calunniatori anche all’interno della stessa Chiesa. L’affetto che ho per papa Benedetto non mi impedisce di averne anche per papa Francesco, è lui adesso il Pontefice della Chiesa cattolica, a lui e al suo magistero dobbiamo la nostra sequela, anche se è molto diverso dal suo predecessore, come ogni persona umana è diversa da un’altra».

Laura B.

Chiara e concisa, la sua lettera, signora Laura, dice, a mio avviso, una verità semplice che però, stranamente, spesso è sentita come scomoda. Ogni Papa è al contempo guida della Chiesa universale e uomo in carne e ossa, finitudine umana e specchio dell’infinito amore di Dio. Ciò significa che Dio non ha predisposto un Papa «standard», dalle caratteristiche e dai comportamenti codificati, buono per tutte le stagioni. Ha permesso che ogni Papa venisse da una storia e vivesse il suo tempo, traducendo con le parole di oggi la Parola che salva. Quanto è difficile per molti affidarsi a questo Dio che scombina i nostri piani e ci dà un Papa che non è pienamente secondo la nostra visione della Chiesa e del mondo. Quanto destabilizzante, quanto provocatorio!

In fondo, criticare ciò che non è secondo il nostro sentire è la cosa più semplice, molto più difficile è affidarsi, non fermarsi al giudizio che pure è cosa umana, ammettere il proprio limite, accettare il fatto che Dio lasci che questa diversità agisca in suo nome, riverberi il suo amore. Mettersi in ascolto, andare oltre se stessi, intravedere altri mondi, altre possibilità. E se la diversità dei Pontefici fosse un messaggio proprio per noi? Per non chiudere la nostra fede in cittadelle fortificate, per nutrirla di tutte le esperienze, le parole e le opere di uomini, comunque grandi, che hanno preso sulle spalle la responsabilità di traghettare la nostra fede nel presente, accettandone tutto il peso? Bello quando scandisce la sua vita ricordando i Papi che l’hanno attraversata; bello quando coglie la ricchezza di ognuno. In fondo ogni padre terreno è a volte oggetto di critica, ma guai se non vincesse l’amore.

Data di aggiornamento: 17 Giugno 2018
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