Un Natale da Geranio

«Quest'anno il Geranio non lo troverete solo sui balconi delle Dolomiti, perché ci sono io che ve lo metto in un libro». Parola di Claudio Imprudente.
21 Dicembre 2018 | di

Eccoci arrivati finalmente a Natale. Come ogni anno intorno a noi pullulano le decorazioni e gli addobbi, dove l’oro, il rosso e il verde la fan da padroni. A fare a gara tra di loro ci sono anche le piante, i vegetali, dagli abeti al vischio fino alle stelle di Natale che, soprattutto in alta montagna, si contendono il primato della vista con i ben noti gerani a cascata, rossi naturalmente.

Quest’anno il Geranio però non lo troverete solo sui balconi delle Dolomiti, perché ci sono io che ve lo metto in un libro.

Il Geranio di cui vi parlo è, infatti, un tipo dinamico, un viaggiatore che non sta mai fermo nello stesso posto, figuriamoci sui balconi, è anche un trasformista capace, all’occorrenza, di assumere ruoli sempre diversi, a seconda del clima e delle stagioni.

Ci sono volte in cui al Geranio piace farsi «educatore» e portare la sua immagine, estrosa e un po’ chiassosa, tra la gente, in mezzo alle strade, nelle aule scolastiche, ai convegni e nei comuni di tutta Italia.

Immaginate ora che quel Geranio fosse spuntato fuori con una mamma e un papà, a cui, alla nascita, i giardinieri dissero che la loro piantina non avrebbe mai potuto spostarsi dal vaso, che non sarebbe mai cresciuta, che non avrebbe mai potuto esibirsi in una cascata.

Un bello schiaffo per mamma e papà Geranio che però capirono subito che quello in cui si trovavano non era il giusto humus. Perché la traiettoria di vita di un geranio, se coltivato bene, può superare gli orizzonti delle aspettative. Basta annaffiarlo quando serve, farlo stare in mezzo alle altre piante, uguali e diverse da lui, tenerlo all’aria aperta come tutti gli altri vegetali. Ed ecco allora che il Geranio cominciò a crescere e, dopo essere cresciuto, a trasformarsi.

Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile (Erickson 2018), ecco il titolo di questa lettura nuova di zecca, il mio regalo per il vostro nuovo anno.

Al Geranio-educatore però non piace solo uscire dal balcone o dal giardino, ogni tanto gli piace tornarci, per riflettere, all’ombra di un tiglio magari, su quello che ha fatto, sulle persone che ha incontrato, sui contenuti che ha appreso e sulle sue nuove intuizioni. Il libro che ho scritto raccoglie pertanto tutte queste cose insieme. C’è l’esperienza diretta di un’esistenza, vissuta dal Geranio in tanti anni di relazione con il mondo, fatta di scambi, di audaci irresponsabilità, di incontri con inconsapevoli promotori di inclusività, di storia di diritti e cultura della diversità, ci sono persino di mezzo i Beatles e una laurea honoris causa (ma non vi dico il perché: lo scoprirete solo leggendo).

«Si tratta di dimensioni che superano le coordinate spazio-temporali dell’apertura all’altro, che recuperano le direzioni di crescita comunSe, nelle quali costrui­re spazi co-evolutivi che trasformino i limiti in soglie, i vincoli in risorse, le difficoltà in potenzialità e aperture nelle quali narrare e ascoltare le storie di vita». Queste le parole che Roberta Caldin, direttrice del Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna, ha dedicato al Geranio e alle sue testimonianze. E io non posso a fare a meno che ringraziarla e augurare a tutti voi buona lettura. E Buon Natale e Felice anno nuovo. Fatemi sapere quali doni il Geranio vi ha lasciato sotto l’albero! Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina Facebook.

 

Puoi leggere questo e gli altri articoli del numero di dicembre 2018 nella versione digitale del Messaggero di sant'Antonio!

Data di aggiornamento: 21 Dicembre 2018
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