Tutti pazzi per i «selfie»?

Cresce esponenzialmente il numero di persone che chiede l'intervento della chirurgia plastica per migliorare il proprio aspetto nei selfie. Medici e ricercatori si interrogano.
28 Febbraio 2019 | di

Più della metà dei chirurghi plastici che, nel 2017, hanno partecipato all’indagine annuale dell’American Academy of Facial Plastic and Reconstructive Surgery (AAFPRS) ha dichiarato di aver visitato pazienti che chiedevano l’aiuto del bisturi per migliorare il proprio aspetto nei selfie, cioè negli scatti fotografici presi dal proprio smartphone. Il fenomeno è in rapida ascesa dal momento che, solo nel 2015, la quota di chirurghi che aveva fatto la stessa esperienza era di oltre il 10 per cento in meno.

Prima di arrivare a questo punto, pochi resistono alla tentazione dei filtri fotografici che consentono di spianare qualche ruga, assottigliare il viso, ingrandire gli occhi. Un tempo questi ritocchi erano solo alla portata dei professionisti, attraverso programmi a pagamento come photoshop, e riguardavano quasi esclusivamente le foto di celebrità pubblicate sui giornali. La diffusione di strumenti gratuiti che permettono di correggere le immagini con estrema facilità, fa invece sì che oggi sui social media ci si debba continuamente confrontare con una bellezza artificiosa esibita da amici, colleghi e conoscenti, in una gara a chi appare più magro, più giovane o più bello.

Capita su tutti i social network, ma soprattutto su Instagram, che privilegia le immagini e invita a modificarle prima di renderle pubbliche. E Instagram è anche il social attualmente preferito dai più giovani, soprattutto di sesso femminile. »I ragazzi, quindi, e le ragazze in particolare, finiscono per essere immersi in una realtà alterata che accentua la percezione di inadeguatezza tipica dell’adolescenza« mettono in guardia tre ricercatori dell’Università di Boston dalle pagine di «JAMA Facial Plastic Surgery».

»Nelle persone già predisposte a disturbi di tipo ossessivo compulsivo si può sviluppare un disturbo di dismorfismo corporeo, cioè un disagio psicologico derivante da un’errata e insoddisfacente percezione del proprio aspetto».  

Rassicurati dai «mi piace»

Uno studio recente ha dimostrato che, su un centinaio di ragazzine, quelle più abituate a correggere le foto erano le più insoddisfatte del proprio aspetto e che spesso usavano i social media per trovare rassicurazione tramite la raccolta di »mi piace«.

Eppure sono i selfie stessi a far sembrare meno armonico il nostro aspetto: «Mentre una foto scattata da una distanza standard riproduce in maniera realistica la proporzione dei lineamenti, abbiamo stimato che, se la camera è tenuta a 30 centimetri dal viso, la larghezza del naso in rapporto alla distanza tra gli zigomi aumenta del 30 per cento» dice Boris Paskhover, della «Rutgers New Jersey Medical School». Sapendo questo, prima di rivolgersi al chirurgo plastico, meglio ricorrere a un bastone da selfie, o chiedere a qualcuno di fotografarci, come avveniva prima dell’avvento degli smartphone.

Data di aggiornamento: 07 Marzo 2019

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