Su Instagram il buon esempio conta poco

Perché non usare il potere di persuasione dei social media a buon fine, spingendo i ragazzi verso consumi più salutari? Gli esiti di un esperimento in Gran Bretagna.
20 Luglio 2019 | di

Un esperimento condotto in Gran Bretagna suggerisce che i ragazzini emulino più facilmente i loro beniamini quando scelgono un’alimentazione poco sana, ma non li seguano quando invece si mostrano con frutta e verdura.

A condizionare le nostre scelte alimentari, e soprattutto le richieste di acquisto dei più giovani, non sono più solo le pubblicità così come le abbiamo sempre conosciute sui manifesti, i giornali, la radio o la televisione. Le modalità di persuasione da parte delle aziende passano oggi anche attraverso i nuovi canali di cui più usufruiscono i ragazzi, in primo luogo Instagram, il social network che amano di più.

Alle classiche inserzioni pubblicitarie, magari con testimonial famosi, qui si sostituiscono spesso le promozioni portate avanti in prima persona, e non sempre in maniera trasparente, dagli influencer: personaggi noti del mondo dello sport o dello spettacolo, oppure saliti alla ribalta grazie a YouTube o altri social network.

Tutto ciò che costoro fanno, indossano, mangiano e bevono diventa «di tendenza», spingendo i ragazzini verso l’emulazione, così come peraltro hanno sempre fatto, nei tempi passati, i miti di Hollywood, della canzone o dello sport.

Persuasione e «social media»

Perché non usare però questo potere di persuasione a buon fine, spingendo i ragazzi verso consumi più salutari? Lo studio condotto in Gran Bretagna sembra suggerire che sia più facile il contrario.

Per mettere alla prova l’effetto di Instagram sul comportamento alimentare, i ricercatori hanno diviso in tre gruppi 176 ragazzini della stessa scuola, di entrambi i sessi, tra i 9 e gli 11 anni. Hanno poi crea­to falsi profili Instagram di due personaggi molto popolari su YouTube tra i ragazzi di quell’età, un uomo e una donna.

Su questi profili, a ciascuno dei tre gruppi sono state mostrate immagini dei due influencer ritratti rispettivamente con snack poco sani come merendine o patatine, con snack salutari come frutta o verdura oppure con oggetti non alimentari.

Dopodiché i ragazzi sono stati lasciati soli per 10 minuti, con l’invito a scegliere liberamente e a consumare quanto volevano della merenda messa loro a disposizione, prima di tornare in classe.

Ebbene, quelli che avevano visto influencer con alimenti poco sani, non solo avevano scelto preferibilmente snack dello stesso tipo, ma avevano ingerito globalmente una quantità di calorie del 26 per cento superiore a quella ingerita dai coetanei esposti a immagini senza contenuti alimentari.

Viceversa, che agli influencer si accompagnassero frutta e verdura o prodotti non alimentari, non faceva nessuna differenza.

Sia chiaro, non si tratta di conclusioni definitive. È un solo studio, condotto in una sola scuola, su un numero limitato di ragazzini. È possibile che sia stato influenzato da molti fattori, non ultimo la popolarità degli influencer, che potevano non essere conosciuti da tutti i ragazzi allo stesso modo, oppure anche dal tipo di alimenti scelti come prototipi di alimentazione sana o no. 

È interessante comunque sapere che l’attenzione dei ricercatori, e in particolare di chi si occupa della salute pubblica, sta prendendo sempre più in considerazione i social media: per i ragazzi essi rappresentano un’importante fonte di informazione, ma anche di condizionamento.

L’obiettivo è di trovare il modo affinché, attraverso questi nuovi canali, di per sé né buoni né cattivi, possano passare in maniera efficace anche contenuti positivi, non ultimi quelli per la promozione della salute.

 

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Data di aggiornamento: 20 Luglio 2019
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