Sant’Antonio unisce Padova e Lisbona

Intervista a monsignor Manuel Clemente, Patriarca di Lisbona, in visita a Padova per la chiusura del 750° anniversario del ritrovamento della Lingua incorrotta del Santo (1263-2013).
29 Maggio 2014 | di

La recente visita del Patriarca di Lisbona, monsignor Manuel Clemente, a Padova e nei luoghi antoniani, ha ribadito quanto le due città siano unite da sant’Antonio in «un disegno provvidenziale». Il Patriarca di Lisbona, il 6 aprile scorso, ha presieduto in Basilica la solenne Messa di chiusura delle celebrazioni del 750˚ anniversario del ritrovamento della Lingua incorrotta del Santo (1263-2013). In quell’occasione, i frati gli hanno donato una statuetta di legno, che riproduce in scala quella portata in processione il 13 giugno a Padova. Una statua del Santo simile a quelle che popolano ogni angolo di Lisbona in prossimità della festa di sant’Antonio.

Msa. Con questa sua visita lei conferma la vicinanza di Padova e Lisbona?
Monsignor Clemente. Con gioia, perché io sono molto devoto a sant’Antonio, il quale è vissuto nella città di Padova negli anni finali della sua vita e qui ha lasciato un bell’esempio. Questo si sa anche in Portogallo, perché i portoghesi conoscono bene sant’Antonio. Padova è importante per noi in quanto, appunto, è il luogo nel quale il Santo trascorse i suoi ultimi giorni. Anch’io ho pregato qui, presso la sua tomba, con molta devozione.

La devozione dei portoghesi è diversa da quella degli italiani?
Io credo di no. Siamo tutti «latini», siamo «cordiali» anche nella nostra devozione ai santi e a Dio. Quando noi portoghesi veniamo qui a Padova o quando gli italiani vengono a Lisbona c’è la stessa devozione «di cuore». Credo sia una sensibilità comune a tutti i latini.

Che cosa significa sant’Antonio per un portoghese?
È un bell’esempio del destino «missionario» del popolo portoghese. Antonio è vissuto negli anni in cui il Portogallo raggiunse l’indipendenza e questo suo senso dell’esistenza e dell’evangelizzazione ha inciso molto nelle vicende del Paese lusitano. La vita di sant’Antonio è stata riportata parecchie volte nella storia portoghese, come esempio del nostro modo di essere nel mondo, nella Chiesa e nella missione. Sant’Antonio è quindi molto significativo della concezione che i cattolici portoghesi hanno di se stessi.

Come si festeggia il 13 giugno a Lisbona?
C’è la processione nel quartiere più antico della città. Ci sono le Messe nella chiesa costruita dov’era la casa di sant’Antonio. C’è molta adesione e partecipazione. Questa festa popolare è sentita un po’ dappertutto. Quando ero vescovo a Porto (300 chilometri a nord di Lisbona) vedevo la stessa devozione a sant’Antonio, soprattutto il 13 giugno. Vicino al mio paese natale (São Pedro e São Tiago, comune di Torres Vedras) c’è un convento francescano del Quattrocento. Anche nelle comunità portoghesi che sono sparse nel mondo si fa sempre una grande festa. Dovunque vi siano portoghesi c’è una grande devozione e anche il nome proprio «Antonio» è molto diffuso.

Si può parlare di una riscoperta del Santo storico?
Credo che oggi, grazie a studi, convegni e conferenze, la sua personalità e la sua opera siano più conosciute, perché il sant’Antonio popolare non è esattamente il sant’Antonio dei Sermoni o quella figura importante nella Chiesa del XIII secolo. Grazie al coinvolgimento delle Università, anche il ruolo che il Santo ha avuto per la cultura, per la teologia e per la filosofia pre-scolastica ora è posto in evidenza molto più che in passato. Oggi sant’Antonio ha un’importanza che prima non aveva, sia per il popolo che per gli intellettuali. In Portogallo è stata pubblicata la sua opera con il testo latino e la traduzione in portoghese. È vero: c’è un’altra «densità» nella personalità di sant’Antonio oggi.

Come vivono i portoghesi il fatto che Antonio sia così amato qui a Padova?
È un destino comune a parecchi portoghesi e anche ai santi. I santi lusitani più importanti sono usciti dal Portogallo: come sant’Antonio, san Giovanni di Dio, fondatore del Fatebenefratelli e santa Beatriz de Silva delle concezioniste francescane. Per noi è normale: i portoghesi sono andati dappertutto. Del resto, anche nel chiostro della cattedrale di Lisbona c’è una cappella dove c’è scritto: «sant’Antonio di Padova». Io ho ricordato qui a Padova che uno dei miei predecessori, il cardinale Cerejeira, negli anni Sessanta, quando ricevette una reliquia di sant’Antonio, disse una frase del genere: «Lisbona lo ha regalato alla terra e Padova lo ha regalato al cielo». È una bella sintesi.

Il mondo oggi vive pensando al cielo?
Una vita dopo la morte è «segnalata» già qui sulla terra: il Vangelo di Cristo apre la terra al cielo. Non sono due cose tanto distinte, perché c’è l’incarnazione di Dio. E allora la terra comincia a essere già il «luogo del cielo». Cristo ha detto: il Regno dei cieli è già tra voi. Per noi cristiani la morte e la risurrezione cominciano già qui dove siamo. E allora, quando Antonio predicava e faceva miracoli, ripeteva con la sua vita quello che Cristo ha detto a Lazzaro: «Vieni fuori!». Questa è la vera evangelizzazione cristiana: far uscire l’uomo dalla morte e dal peccato. Sant’Antonio, quando passava, portava la vita.

C’è una nuova emergenza in tutta Europa, quella del lavoro.
Il lavoro non è più quello del passato, come poteva essere, per esempio, quello in agricoltura. Oggi il lavoro è molto tecnologico, sempre più sofisticato, con un’esigenza di preparazione crescente. Alcune persone forse resteranno «tagliate fuori». Il lavoro è una questione di realizzazione e di dignità. Chi non ha un impiego ha minor considerazione di sé. Bisogna risolvere il grande problema della disoccupazione, anche se non sappiamo ancora come.

La nostra è una società che «esclude»?
Esattamente: esclude e isola. Ma vivere è convivere e questo è fondamentale. La convivenza è necessaria. Bisogna che gli anziani non restino «fuori» dalle loro famiglie e lontano dai loro vicini. Papa Francesco ha detto molto bene che una società, un’economia che esclude, uccide. Se la persona resta sola, perde il desiderio di vivere.

Che cosa vuol dire «essere una comunità di accoglienza e di missione», come lei ha auspicato al suo ingresso nella diocesi di Lisbona nel luglio 2013?
Questo è un desiderio profondo che ho visto confermato nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium di papa Francesco. Fare di ogni comunità cristiana (parrocchie, associazioni…) una comunità di accoglienza e di missione, dove tutti possano essere accolti e da dove si parta per quelle che il Papa designa come «periferie», che possono essere molto vicine (anche nello stesso quartiere). Le comunità che celebrano l’eucaristia sono costantemente «rinviate al mondo»: andate per donare agli altri quello che è stato donato a voi, la presenza di Dio, la comunicazione della vita. Questo è un «grande sogno». Papa Francesco scrive nella sua esortazione di «sogno missionario di arrivare a tutti».

Con papa Francesco possiamo parlare di una «nuova primavera nella Chiesa»?
Di una «primavera ritrovata», perché la primavera c’è sempre. La Pasqua è in primavera e la Pasqua è la primavera costante della Chiesa. In alcuni momenti si ritrova di più, come con papa Giovanni XXIII e il Concilio; con papa Giovanni Paolo II e i popoli dell’Est d’Europa; e adesso con papa Francesco con questa gioventù di spirito, con questa semplicità tanto evangelica, che sembra la presenza di Cristo così com’era e come i Vangeli raccontano. È la primavera di Cristo ritrovata oggi.

Quali sono le priorità della Chiesa portoghese in questo momento?
I vescovi portoghesi sono venuti a Roma nel 2007 per la visita ad limina. Papa Benedetto ci ha esortato a pensare a itinerari di formazione dei cristiani. Tornati in Portogallo, abbiamo riunito la consulta di tutte le forze cattoliche. Ne è scaturita, nell’aprile 2013, una nota sul Rinnovamento della pastorale della Chiesa in Portogallo. A Lisbona siamo già in un processo sinodale, stiamo preparando il sinodo diocesano che si terrà nel novembre del 2016, con due anni di studio e applicazione dell’Evangelii Gaudium. Vediamo che cosa si può fare per arrivare a tutti, geograficamente e culturalmente. Credo che sarà un tempo di approfondimento e di rinnovamento.

Come si può essere famiglie missionarie nel proprio quartiere? Come si può fare un apostolato negli ambienti di lavoro?
A proposito di famiglia, in questo momento essa è al centro dell’attenzione della Chiesa di tutto il mondo. Siamo in un processo sinodale più ampio. Abbiamo partecipato intensamente alla consultazione che la Chiesa ha fatto sulla famiglia. C’è una grande curiosità, è un momento di riflessione molto importante perché la situazione della famiglia è diversa in Europa rispetto all’Africa o all’Asia, in America del Sud rispetto all’America del Nord. E c’è una proposta cristiana che viene dal Vangelo di Cristo. È un momento molto significativo per riflettere su una realtà che non è simile in tutto il mondo. E c’è anche un’altra realtà richiamata da papa Francesco per il prossimo anno, quella della vita religiosa.

I portoghesi sono stati grandi navigatori: oggi assistiamo a importanti migrazioni di popoli.
Anche i portoghesi, soprattutto giovani, oggi si spostano. Nel 2013, secondo i dati, erano già all’estero circa  200 mila giovani del Portogallo (su una popolazione di 10 milioni di abitanti). Oggi i portoghesi laureati, specializzati, sono ben accolti nei Paesi dove si recano. Altri, meno qualificati, hanno più difficoltà. È un grande problema. Noi pensiamo generalmente all’Europa, ma per i nostri vicini dell’Africa è ancora più complicato. Tutte queste «Lampeduse» chiedono di darsi da fare. Come si potrà risolvere il problema del lavoro, della sussistenza e dello sviluppo di queste popolazioni? Noi cristiani dobbiamo essere in prima linea su questo fronte, e dobbiamo preoccuparci, perché tutto comincia dalla preoccupazione per quello che capita ai fratelli che siano del nostro o degli altri Paesi. Perché se non si risolve là, non si risolve qua.

 

Biografia
 
Monsignor Manuel Clemente è stato nominato da papa Francesco Patriarca di Lisbona il 18 maggio 2013. Nato il 16 luglio 1948 a São Pedro e São Tiago (comune di Torres Vedras) è stato ordinato sacerdote il 29 giugno del 1979 ed è stato incardinato nel Patriarcato di Lisbona, dove ha svolto gli incarichi di vicerettore e rettore del Seminario maggiore. Il 6 novembre 1999 è stato nominato vescovo titolare di Pinhel e ausiliare di Lisbona e ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 22 gennaio 2000. È stato vescovo della diocesi di Porto dal 2007 al 2013.

Laureato in storia all’Università di Lisbona, ha conseguito il dottorato in teologia, con specializzazione in teologia storica, presso l’Università cattolica portoghese. Insegna storia della chiesa all’Università. È presidente della Conferenza episcopale portoghese e membro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali. Da sempre monsignor Clemente è molto presente sui mass media, riconosciuto e apprezzato comunicatore. Ha pubblicato diversi libri su temi storici, teologici e pastorali e ha ricevuto numerosi premi tra cui il prestigioso Premio Pessoa nel 2009.
 
 
GIUGNO
In Basilica

 
1-12: ore 17.20 Tredicina e Messa in onore di sant’Antonio.

1:ore 11.00, Messa solenne. Canta la Cappella musicale antoniana.

7: ore 21.00, Veglia di Pentecoste.

8 - Pentecoste: ore 11.00 e 17.00, Messe solenni. Canta la Cappella musicale antoniana.

11: ore 11.00, Messa in occasione del Convegno nazionale Cei per la pastorale della salute.

12: ore 19.00, Primi vespri solenni di sant’Antonio.

13 Solennità di sant’Antonio: ore 10.00, Messa per i collaboratori e associati al «Messaggero di sant’Antonio»; ore 11.00, Messa presieduta da monsignor Antonio Mattiazzo, vescovo di Padova. Canta la Cappella musicale antoniana; ore 17.00, Messa presieduta dal ministro provinciale fra Giovanni Voltan. Canta la Cappella musicale antoniana. A seguire, la processione per le vie di Padova.

15: ore 11.00, Messa presieduta da monsignor Giovanni Tonucci, Delegato pontificio per la Basilica. Canta la Cappella musicale antoniana.

22 - Corpus Domini: ore 11.00, Messa. Canta la Cappella musicale antoniana.
 
Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017