14 Febbraio 2019

Prevenire è meglio che curare

Un semplice e simpatico decalogo di buone prassi per coltivare bene la relazione di coppia, senza lasciarla sfilacciare. Perché intervenire di fronte alle difficoltà è necessario, ma coltivare il quotidiano... è meglio!

@ Giuliano Dinon / Archivio MSA

«Cari Edoardo e Chiara, siamo una coppia di giovani sposi per il momento ancora senza figli. Vi scriviamo non perché siamo in crisi o perché abbiamo particolari problemi, ma perché leggiamo la vostra rubrica dove coppie in difficoltà vi scrivono e ne conosciamo  anche in prima persona e non vorremmo capitasse anche a noi di incappare in una tale situazione. Quali consigli ci dareste per poter coltivare la nostra relazione e poterla rendere forte? Come diceva una pubblicità: “Meglio prevenire che curare”​».

Elisabetta e Marco

Carissimi amici in cammino, grazie mille innanzitutto per tre motivi. Il primo è perché ci scrivete insieme. Il secondo è perché ci date l’opportunità di esprimerci non solo su come gestire un momento di difficoltà, ma su come provare a rendere la relazione sana e forte. Il terzo è per la vostra consapevolezza di non sapere tutto sull’amore, dimostrando così una chiara coscienza che il fai-da-te in questo campo non funziona, perché, come diceva san Bernardo da Chiaravalle, «chi si fa maestro di se stesso, si fa discepolo di uno stolto».

Proviamo allora a rispondervi, cari Elisabetta e Marco, nel modo più sintetico possibile, offrendovi dieci «ingredienti» che vi possono aiutare a coltivare gli anticorpi necessari per far durare l’amore nel tempo.

Tagliandi frequenti. Un’automobile, perché duri nel tempo, ha bisogno di revisioni al motore o all’impianto di condizionamento. E la coppia? Quante volte ci fermiamo per dirci: «Come stiamo noi due?», «Dove siamo come coppia?». Imponetevi di prendervi una serata ogni due settimane e un fine settimana ogni sei mesi, con l’obiettivo di fare un check-up sull’amore e di comprendere su quali cose sia opportuno investire per continuare a nutrirvi.

Nessuno si salva da solo. Confrontatevi non solo tra di voi, ma con altre coppie di amici (quelli veri, quelli che condividono con voi una passione per il matrimonio), in un gruppo in parrocchia o in un movimento. Frequentate situazioni di formazione alla vita di coppia, non accontentatevi di quanto avete appreso nel corso fidanzati.

Coltivate un cuore grato. Le critiche ci stanno, e permettono di migliorarsi, ma ricordatevi che gli studi sulle coppie ci raccontano che nelle relazioni che funzionano bene c’è una proporzione di una critica ogni quattro apprezzamenti. Coltivate uno sguardo capace di cogliere l’altro e quello che fa come un dono e non come un diritto.

Andate a scuola di tenerezza. Imparate a riconoscere la vostra povertà, la vostra limitatezza. Constatate che non siete come vorreste essere, ma amatevi lo stesso. Abbiate tenerezza per le vostre fragilità (tenerezza, non indulgenza!). Questo vi aiuterà ad averne per l’altro, il quale (ricordatevelo sempre) non è accanto a voi per gratificarvi, ma per farvi crescere nell’amore.

Rimanete dentro le gerarchie della realtà. Ci sono tante cose importanti ma poche sono quelle davvero necessarie. La vostra relazione affettiva è la realtà primaria che siete chiamati a servire, è l’unico luogo di vita che vi realizzerà nell’amore. Fate memoria della primarietà della vostra relazione (lavoro, casa, faccende varie servono questa realtà affettiva e non possono oscurarla).

Spostate lo sguardo dal vostro ombelico. Una parte della vostra persona è votata all’appagamento: non giudicatela, fa solo il suo lavoro, ma imparate a gestirla, non fatevi dominare da essa. La realtà e il vostro partner non sono lì per farvi star bene, per corrispondervi, sono semplicemente quello che sono. Imparate a riconoscere in voi quella parte che vorrebbe mettervi al centro di ogni cosa, per essere venerati, e reindirizzatela, illuminatela da un’altra prospettiva, quella della libertà da voi stessi.

Guardate in su: non esiste solo la terra. Pregate insieme. La preghiera condivisa è la più intima delle esperienze di coppia. Ma fatevi illuminare dalla Parola di Dio anche personalmente e fatevi aiutare da una guida spirituale nel farlo.

Azzerate sempre il contachilometri. La relazione di coppia richiede di iniziare infinite volte. Fate tesoro degli errori, delle incomprensioni e sappiate perdonare voi stessi e l’altro (nella consapevolezza che il perdono è un’esperienza, un viaggio e non un singolo atto di volontà). Ogni giorno è una nuova partenza, in un certo senso un «altro matrimonio» (con la stessa persona!) da celebrare ancora e ancora

Corpo e non solo spirito. Coltivate la vostra fisicità in tutte le sue sfumature: non solo sesso, ma anche abbracci e coccole. Se per mille motivi questa non sarà praticabile, coltivate il desiderio dell’incontro con l’altro/a. Se per caso qualcosa s’inceppa, nessuna paura. Fermatevi per capire che cosa sta succedendo e che cosa questa difficoltà vi sta dicendo. Ricordatevi che non esiste una sessualità ideale, ma una sessualità in cammino.

Guardatevi attraverso la lente pasquale. La vita è passione, morte e risurrezione. Il vostro amore di coppia, qualsiasi amore di coppia, è passione, morte e risurrezione. Non abbiate paura del dolore che inevitabilmente potrete causarvi, abbiate piuttosto paura di non sapervi intravvedere dentro una nuova risurrezione. Siamo persone abitate da una speranza certa. La luce prevarrà sul buio, sempre, insieme con Lui.

Buona continuazione della vostra avventura!

Edoardo e Chiara

 

Volete scrivere a Edoardo e Chiara? Potete spedire le vostre mail a:redazione@santantonio.org; segnalando nell'oggetto la rubrica Cari Edoardo e Chiara

oppure le vostre lettere a:Edoardo e Chiara, Messaggero di sant’Antonio, via Orto Botanico 11, 35123 Padova.

Data di aggiornamento: 14 Febbraio 2019
Lascia un commento che verrà pubblicato