29 Ottobre 2016

«Perché non provate a fare una terapia di coppia?»

Perché e quando invitare una coppia verso un percorso psicoterapeutico. Lo spiega il dottor Edoardo Vian, psicoterapeuta, coordinatore dell’équipe «Oasi famiglia» dei Santuari Antoniani di Camposampiero.
madre padre e figlio camminano in un bosco autunnale

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In questo breve scritto (il primo di una serie di tre)  vorremmo far comprendere che cos’è la psicoterapia di coppia e soprattutto quando è bene invitare un proprio conoscente, un amico, un parente o una coppia che accompagniamo spiritualmente, a intraprendere un percorso psicologico di coppia con un professionista.

Per meglio comprendere in cosa si distingua la psicoterapia in generale, e quindi anche quella di coppia in particolare, dobbiamo capire qual è l’oggetto del suo lavoro e perché oggi questa disciplina nata solo un secolo e mezzo fa risulti così essenziale.

Proviamo a fare un paragone, l’uomo da sempre naviga sui mari, sfruttando la forza dei venti, anche da molto prima di conoscere le leggi della dinamica eolica. Oggi, però, navighiamo meglio e con meno rischi per la vita rispetto al passato non perché bussola, anemometro e navigatore abbiano mutato la forza dei venti… ma perché sappiano farne un uso più consapevole anche grazie alle conoscenze sia della meteorologia che della dinamica dei venti.

Nello stesso modo gli uomini hanno sempre aiutato e sostenuto altri uomini ma, grazie allo sviluppo della psicologia, oggi possiamo discriminare consapevolmente le dinamiche sane di una relazione da quelle insane, e, successivamente, mettere in campo strumenti più efficaci per poter aiutare una persona o una coppia in difficoltà.

È utile in tal senso comprendere che non esiste la persona sana e psicologicamente matura e la persona malata e psicologicamente infantile, ma tutti noi ci collochiamo nelle infinite gradazioni tra questi due estremi astratti, e questo avviene all’interno di un processo dinamico che ci colloca nel tempo in posizioni a volte più vicine alle vette e a volte verso valle.

All’interno di questo percorso verso la maturazione psichica la mediazione psicologica lavora sull’archeologia della coscienza, nella storia dei vissuti che l’hanno costruita: il suo compito principale sarà quindi quello di dischiudere sempre maggiori spazi alla libertà, perché ciascuno si riappropri del senso originario della promessa che il dono della vita porta con sé nella capacità di fare di sé un dono.

A volte questa libertà è limitata dalle coazioni a ripetere che la persona perpetua nei vari ambiti della sua vita e che la portano inconsciamente a porsi in situazioni penose o dolorose, senza rendersi conto di averle attivamente determinate, né del fatto che si tratta della ripetizione di vecchie esperienze.

La psicoterapia dischiude l’inconsapevole attraverso un lavoro sulla persona che non isola il sintomo dalla storia del soggetto e della coppia. (1/3)

(a cura di Edoardo Vian, psicoterapeuta, coordinatore dell’équipe «Oasi famiglia» dei Santuari Antoniani di Camposampiero)

Data di aggiornamento: 26 Giugno 2017
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